Salta al contenuto

Periodica Magazine: lo spazio per il dialogo aperto

Come la mappatura del tuo ciclo mestruale può cambiarti la vita

Come la mappatura del tuo ciclo mestruale può cambiarti la vita

Hai mai notato che ci sono giorni durante il mese in cui per la stessa attività ti ci vuole una quantità di tempo completamente diversa, o affronti la stessa situazione in modo totalmente differente? A volte in un'ora in ufficio hai lavorato come altre in una giornata intera. A volte sei super produttiva o creativa, altre tutto ti sembra incredibilmente difficile e ti senti addirittura rallentata. Lo stesso disastro combinato da tuo figlio a volte ti fa esplodere come una bomba e altre volte ti scivola addosso. Lo stesso corso in palestra a volte lo segui con facilità, altre arrivi stremata. A volte rimugini per ore su una frase che ti viene detta e pensi che tutti ce l'abbiano con te e altre neanche ci fai caso. E se ti dicessi che questo non avviene a caso ma segue un pattern ciclico che si ripete più o meno uguale ogni mese? Ogni mese sei 4 donne diverse. Una per ogni fase del tuo ciclo mestruale. Intanto è bene precisare che quando si parla di ciclo si parla di tutte e 4 le fasi e non solo del mestruo, che è la prima delle 4 fasi e dura dai 3 ai 7 giorni. La seconda fase è la fase follicolare, che va dalla fine delle mestruazioni alla fase ovulatoria, che è la nostra terza fase e la più corta. Essa infatti inizia quando si avvista il famoso muco filante o ad albume d'uovo e termina con il rilascio della cellula uovo che avviene al massimo qualche giorno dopo. Non tutte se ne accorgono ma iniziare a fare caso a come cambiano le tue perdite è il primo passo per connetterti con te stessa ed iniziare a riconoscere ognuna delle fasi. L'ultima fase è la fase luteale o premestruale, che inizia dopo l'ovulazione e termina con l'arrivo delle mestruazioni successive. La sua durata è sempre uguale per ogni donna, quindi quando le mestruazioni ritardano è perché ha tardato l'ovulazione. Un motivo in più per imparare a riconoscerla: sapere che l'ovulazione ha tardato può risparmiare un sacco di angosce nell'attesa delle mestruazioni. Come si fa a mappare il ciclo?Ogni donna deve trovare il suo metodo, il punto di partenza è dedicarti un momento ogni sera per ascoltarti e chiederti come stai. Dopodiché puoi scegliere se tenere un vero e proprio diario o semplicemente segnare qualche parola per ogni giornata (esistono fogli a spicchi appositi). Ciò che non deve mancare è la fase in cui ti trovi, sia quella ormonale che quella lunare, perché anche la luna ci influenza con le sue 4 fasi. Ecco che, anche se ti trovi in un momento della tua vita in cui non hai il ciclo mestruale, puoi mapparti ugualmente seguendo la luna. Altre cose a cui puoi far caso sono: livello di concentrazione, umore, tolleranza, intuitività, livello di energia, bisogno di conferme, di attenzione o di contatto fisico, sicurezza in te stessa, reazione allo stress, socialità, cambiamenti fisici, introspezione o leggerezza, percezione del dolore, sogni ricorrenti, livelli di produttività e creatività, organizzazione e precisione. Anche gli eventi esterni andranno ad influire: se ti ammali nella fase in cui di solito sei più energica, ovviamente quel mese sarà diverso. Una cosa che può aiutarti poi ad avere un'idea più chiara di com'è andato il tuo mese a colpo d'occhio è quella di utilizzare 4 o 5 colori con cui evidenziare le emozioni e sensazioni similari tra di loro. Il fatto di iniziare dopo qualche mese a riconoscere che certe reazioni o sensazioni si replicano nella stessa fase può aiutarti ad organizzare al meglio la tua vita lavorativa e personale. Se ad esempio scopri di essere super creativa durante il premestruo, perché sforzarti di scrivere la tua newsletter in ovulazione, quando magari ti esce un testo mediocre e ci metti una giornata con relativa frustrazione, mentre in fase creativa in 2 ore ti esce un testo WOW? O se sai che fare crossfit durante il mestruo ti lascia spompata e non rendi, perché invece non prenotare una lezione di yoga? Perché fissare una riunione col tuo team in una fase in cui sai che non le mandi a dire e ti stanno tutti sulle scatole? Mapparti ti permetterà quindi non solo di migliorare la gestione del tempo nel lavoro (ove possibile), ma anche di programmarti in anticipo degli spazi per te stessa e per il riposo nei periodi in cui fisiologicamente è necessario (anche grazie al tempo in più che avrai), non trascinandoti la stanchezza nelle fasi successive. In aggiunta, riuscirai a gestire sbalzi d'umore, frustrazione, rabbia e sensi di colpa, se riconoscerai che biologicamente dipendono da un tuo cambiamento ormonale e non sei tu ad essere pazza. Chiaramente questi sono solo esempi, ognuna in base alle sue esigenze avrà i suoi obiettivi.   Non ti dirò che sarà facile e veloce riuscire a capire e prevedere tutto di te. Ecco perché tante donne si rivolgono ad un life coach specializzato in ciclicità per accompagnarle a comprendere meglio il loro ciclo mestruale e sfruttarne le potenzialità. Perché prese dalla routine quotidiana non ci prendiamo mai del tempo per ascoltarci e chiederci come stiamo, non ne siamo capaci. Invece quel momento la sera tutto per te avrà degli effetti strepitosi da subito, perché inizierai ad ascoltarti, a legittimarti ciò che davvero ti serve e quindi ad amarti! PAOLA GHILARDINI - Life coach al femminile

Saperne di più
DIABULIMIA

DIABULIMIA

Quando il diabete e i disturbi del comportamento alimentare si incontrano tw: DCA, morte   Nell’immaginario collettivo quando si pensa ai DCA pensiamo ai volti emaciati delle modelle, alle persone che vomitano dopo le abbuffate, ai corpi grassi che mangiano a dismisura. Ma non è così tutto bianco o nero: un corpo magro non necessariamente è un corpo sano. Negli anni si è ampliato sempre di più il ventaglio dei disturbi alimentari: disturbi che sono subdoli, furbi, che sfuggono all’attenzione di tutti, persino dei medici e dei manuali diagnostici. Tutto questo perché, per un lungo periodo di tempo, si resta normopeso e apparentemente in salute. In particolare, oggi approfondiremo la diabulimia.   Cos'è la diabulimia? Questo termine è stato coniato dai media per indicare una tipologia di disturbo alimentare, mentre alcuni medici utilizzano il termine ED-DMT1, ossia Eating Disorder-Diabetes Mellitus Type 1, termine che indica qualunque disturbo alimentare in comorbidità con il diabete di tipo 1. La diabulimia riguarda, appunto, le persone affette da diabete di tipo I, dove la persona limita di sua sponte l'insulina al fine di perdere peso o di prevenire l’aumento di peso. Generalmente colpisce gli adolescenti, in particolare le ragazze. Tale condizione non è ancora stata riconosciuta dal punto di vista diagnostico, ma è possibile includerlo all'interno dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione senza specificazione. Molto stesso a questo comportamento si associano anche episodi di binge eating.  Fattori di rischio della diabulimia Lo stesso Diabete di tipo I presenta un fattore di rischio per lo sviluppo del disturbo del comportamento alimentare. La malattia costringe ad essere sempre focalizzati sul cibo, alle etichette, ai livelli di glucosio nel sangue, alle limitazioni alimentari: un controllo costante che può portare a sviluppare diversi disturbi correlati. In primis, il burnout da diabete, ma anche depressione, ansia e disturbi della percezione corporea che poi portano allo sviluppo dei DCA. L’insieme di questi disturbi poi non fa altro che complicare il trattamento del diabete, che già di per sé è una malattia dove vi è un alto tasso di abbandono delle cure e di scarso successo dei trattamenti. Altro fattore di rischio che riguarda trasversalmente tutti i disturbi alimentari è il ricorso a diete restrittive, che potrebbero innescare dei circoli viziosi di diete, abbuffate e comportamenti compensatori di controllo del peso (Colton et al., 2009).    Sintomi della diabulimia Cosa ci deve far preoccupare? Tra i segnali più evidenti che si possono notare sono l'adozione di regimi alimentari particolarmente rigidi, il conteggio maniacale delle calorie ingerite, problemi legati alla percezione del proprio corpo, visto come troppo grasso pur essendo normopeso, la tendenza ad avere comportamenti bulimici per compensare in caso di eccessivo introito di cibo. Oltre a questo, sono presenti diversi cambiamenti nel tono dell'umore, il quale può oscillare tra rabbia, tristezza, ansia e depressione. Oltre a questi sintomi comportamentali ed emotivi, vi sono dei sintomi fisici come un dimagrimento inspiegabile, attacchi di nausea o di vomito, sete costante e minzione frequente, sodio e/o potassio bassi, frequenti infezioni alla vescica, irregolarità o assenza di mestruazioni, vista peggiorata o offuscata, affaticamento, capelli e pelle secchi.    Conseguenze della diabulimia Le persone riescono a sopravvivere per diverso tempo con livelli di zuccheri nel sangue molto rispetto al normale, quindi le conseguenze della diabulimia sono legate all’aumento prolungato della glicemia. Queste conseguenze possono essere potenzialmente gravi ed irreversibili: la tempestività, a tal proposito, è un fattore determinante per un trattamento efficace. Tra le conseguenze a breve termine della diabulimia abbiamo il peggioramento della sintomatologia, tra cui:  - rallentamento della guarigione delle ferite: un elevato livello nel sangue comporta un peggioramento della circolazione; - infezioni batteriche: una glicemia alta può portare a un indebolimento delle difese immunitarie e a una maggiore esposizione alle infezioni; - candidosi: l’eccesso di zucchero favorisce una crescita esponenziale del fungo; - atrofia muscolare: senza insulina, il corpo inizia a distruggere i muscoli per trarre energia; - amenorrea o dismenorrea: senza un’alimentazione adeguata, i livelli di estrogeni si abbassano notevolmente, impedendo l’inizio delle mestruazioni e causandone l’irregolarità o il blocco totale; - disidratazione, squilibrio degli elettroliti, chetoacidosi diabetica: i chetoni si accumulano nel sangue senza insulina, causando problemi ai reni e l’acidificazione del sangue. Il sangue acido danneggia i vasi sanguigni, nervi ed organi, portando al collasso degli organi, al coma, ed eventualmente anche alla morte.   Tra le altre conseguenze negative a lungo termine abbiamo la retinopatia, che può portare alla cecità, l’edema maculare che può causare danni permanenti all’occhio se non trattato in tempo, problemi di neuropatia periferica, sincope vasovagale, gastroparesi, diarrea cronica o costipazione, malattie renali, del fegato, cardiache, tutte condizioni potenzialmente letali Trattamento della diabulimia Rivolgersi a un team multidisciplinare è fondamentale affinché il trattamento risulti quanto più efficace e duraturo possibile. Tra i componenti del team sarebbe opportuna la presenza di un endocrinologo, un dietologo esperto in disturbi del comportamento alimentare e un professionista della salute mentale sempre specializzato in DCA. In particolare, la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) può aiutare a modificare i pensieri e i comportamenti distruttivi associati alla diabulimia. Qualora sia necessario il ricovero è importante che il personale sia formato nella gestione del diabete, rivolgendosi, se necessario, alla Diabulimia Helpline, che offre un database nazionale sia per i centri che per gli operatori che hanno esperienza sia nel diabete che nei disturbi alimentari. Solo attraverso la creazione di una relazione di fiducia tra professionista e paziente è possibile l’adesione al trattamento ed educare il paziente alla gestione del diabete, dell’alimentazione e a condurre uno stile di vita sano (Callum et al., 2014).  Fonti: Colton, P., Rodin, G., Bergenstal, R., Parkin, C. (2009). Eating Disorders and Diabetes: Introduction and Overview. Diabetes Spectrum, 22(3), 138-142.   Callum, A.M, Lewis, L.M. (2014). Diabulimia among adolescents and young adults with Type 1 diabetes, Clinical Nursing Studies, Vol. 2, No. 4   ANTONELLA PATALANO  

Saperne di più
COME CAMBIA IL CICLO MESTRUALE DOPO LA GRAVIDANZA

COME CAMBIA IL CICLO MESTRUALE DOPO LA GRAVIDANZA

  Non c’è un modo affidabile per prevedere esattamente quando comparirà il primo ciclo mestruale dopo la gravidanza o come sarà in termini di quantità e di ritmo, perché il corpo di ogni donna è diverso. Inoltre, è normale avere sanguinamenti e scariche ematiche subito dopo il parto, ma questo non è un ciclo. Questi sanguinamenti post-partum, chiamate lochiazioni, solitamente durano dai 45 ai 60 giorni. Il primo ciclo mestruale dopo la nascita del bambino è denominato capoparto e non ritorna nello stesso periodo a tutte le donne: può ricomparire, infatti, a circa 40-60 giorni dal parto se non si allatta o, in caso contrario, anche dopo diversi mesi. Con l’allattamento esclusivo al seno poi, potrebbe volerci anche più di un anno, in quanto la prolattina può inibire l’ovulazione o comunque interferire con questo delicato processo. Sono però calcoli estremamente approssimativi, perché gli effetti dell’allattamento al seno sui cicli mestruali variano ampiamente. Alcune donne che allattano esclusivamente al seno 24 ore su 24 possono iniziare ad avere le mestruazioni un mese dopo il parto, mentre altre che integrano con il latte artificiale possono non avere il ciclo per diversi mesi. Consideriamo che a grandi linee possiamo dire che se la donna aveva un ciclo regolare prima della gravidanza, può riprendere regolare, ma anche essere totalmente irregolare e non deve destare preoccupazione nel primo anno dopo il parto Mi chiederete come mai? Considerate che a parte l’allattamento, anche il semplice prendersi cura del nuovo nato può creare degli squilibri nella regolarità delle ore di riposo notturno che possono interferire con la normale e fisiologica pulsatilità ormonale ipofisaria a cui eravamo abituate prima. Inoltre, spesso in gravidanza e nel post partum soprattutto, la tiroide risente delle fluttuazioni estrogeniche reagendo a volte in maniera anomala Consideriamo che il ritorno del ciclo mestruale corrisponde alla ripresa della regolare attività ovarica della donna. La prima mestruazione post-gravidanza può essere particolarmente abbondante e durare più del solito (anche fino a dieci giorni). I cicli successivi, invece, tendono a essere più regolari sia per quanto concerne la frequenza che la quantità. Inoltre, può accadere che soprattutto le donne che erano solite avere forti spasmi abbiano la possibilità di vivere un ciclo mestruale quasi del tutto indolore, perché dopo il parto la contrattilità uterina risulta significativamente migliorata e, di conseguenza, si ha una minore produzione di prostaglandine, che hanno il compito di favorire le contrazioni dell’utero al momento dell’espulsione del sangue mestruale e che causano dolore È importantissimo sottolineare che anche se non è ancora comparso il capoparto è possibile che ci siano comunque delle ovulazioni misconosciute per cui la donna può rimanere incinta anche in allattamento o prima che compaia il capoparto, non è affatto raro come evento. Per cui è opportuno prendere le giuste precauzioni contraccettive, in quanto anche l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) consiglia almeno 18-24 mesi di intervallo tra una gravidanza e l’altra nelle donne che attualmente vivono nei paesi occidentali È fondamentale quindi programmare una valutazione ginecologica con visita ed ecografia transvaginale per controllare l’involuzione fisiologica post partum dell’utero, per valutare come si sono riparate eventuali cicatrici, sia vulvovaginali che addominali in caso di parto espletato tramite taglio cesareo, e poi va valutato in accordo con la donna, ma direi con la coppia, il metodo contraccettivo più adeguato, sia che la donna allatti al seno che in caso contrario È importante sempre rassicurare la neomamma che oltre a cambiamenti del ciclo mestruale, ci potranno essere anche dei cambiamenti nelle sensazioni genitali ai rapporti, non è strano e non è patologico, ma bisogna valutare sempre con personale esperto ginecologo o ostetrica di fiducia, che tutto rientri nella fisiologia   DR VALERIA VALENTINO MEDICO CHIRURGO SPEC. IN OSTETRICIA E GINECOLOGIA FISIOPATOLOGIA DELLA RIPRODUZIONE AUTRICE DEL PRIMO SAGGIO ITALIANO SULLA FERTILITA’ UMANA EDITO MONDADORI “LA VIA DELLA FERTILITA’” AUTRICE DEL PODCAST GYNTALK @drvalentinovaleria_ginecologa

Saperne di più
Assorbenti This Unique in azienda (caso Ecostore)

Assorbenti This Unique in azienda (caso Ecostore)

A chi non piacciono le sorprese? Di certo alle persone che vengono colte impreparate dal proprio qqqqllpciclo mestruale, per di più in ufficio. Quante volte ci è capitato di frugare nella borsa alla ricerca di quell’assorbente dimenticato o di chiedere alla collega di prestarcene uno? Basti pensare che l’86% delle donne ha avuto almeno una volta le mestruazioni sul luogo di lavoro senza avere i prodotti necessari con sé per capire che il problema è piuttosto diffuso. Da giugno, in Eco Store, essere colti di sorpresa dalle mestruazioni non costituirà più motivo di preoccupazione o imbarazzo. Partendo dall’assunto che dare la possibilità a chi ha le mestruazioni di gestire in modo sano ed efficace il ciclo significa proteggere un diritto umano fondamentale, Eco Store ha infatti deciso di dare accesso eco-inclusivo agli assorbenti nei propri uffici e luoghi di lavoro. La partnership con This, Unique, la giovane azienda che dal 2021 si batte per sradicare il tabù dall’igiene mestruale, è stata una naturale conseguenza, legata soprattutto ai valori che identificano le due aziende. Infatti, la start up italiana produce e distribuisce assorbenti in cotone organico 100% compostabile, permettendo quindi la riduzione del consumo di acqua del 91% e azzerando la dispersione di microplastiche nell’ambiente. “Affrontare le mestruazioni senza disporre dei prodotti necessari può provocare ansia, imbarazzo e disagio nelle persone – afferma Federica Gerardi, Direttrice Operativa di Eco Store – per questo motivo in azienda abbiamo voluto portare gli assorbenti al pari della carta igienica, offrendoli gratuitamente ai nostri dipendenti nel momento del bisogno. Un piccolo passo per iniziare a vivere il ciclo con la normalità e la sostenibilità che merita”. Quella con This, Unique è solo una delle partnership messe in campo da Eco Store in tema sostenibilità. Il catalogo premi Eco Card è infatti costellato di partnership e collaborazioni dal sapore sostenibile, che sottolineano la continua volontà del brand di fare rete con realtà che abbiano gli stessi valori e la stessa attenzione per l’ambiente a beneficio dei propri Clienti.

Saperne di più
Sessualità e scuola

Sessualità e scuola

C’è uno scarto notevole tra ciò che gli adulti pensano che i ragazzi e le ragazze sappiano a proposito del sesso e ciò che sanno davvero. Ci riferiamo a quella parte di popolazione molto giovane, gente delle medie insomma, che - come è noto - comincia proprio in quegli anni ad approcciarsi al sesso - in senso lato - e a tutto ciò che lo riguarda.   Eppure, più o meno consapevolmente, tendiamo ad auto-convincerci che loro, di sesso, sappiano ben poco. Forse è così. Sapere è un concetto vago e ampio, e conoscere la sessualità è un qualcosa che si fa con il tempo, senza neanche imparare tutto. Ciò che è indubbio, però, è che * ragazz* della loro età hanno quasi quotidianamente un contatto con i più svariati contenuti espliciti. Non solo conoscono un corpo nudo, femminile o maschile che sia, ma conoscono la terminologia, le posizioni, le categorie pornografiche, i nomi di attori e di attrici. Conoscono come funziona, in teoria, un atto sessuale e non se ne stupiscono più di tanto. Ne parlavo qualche giorno fa con un caro amico insegnante di scuola media. Mi raccontava di questa conoscenza enciclopedica, per quanto non per esperienza diretta, della materia da parte dell* alunn*. Soprattutto maschi, dice. Tutto ciò accade tra l’inconsapevolezza o negazione da parte degli adulti, che siano insegnanti datati che confondono l’educazione sessuale con l’anatomia o che siano genitori incapaci di pensare al loro figlio o figlia come a un potenziale fruitore di porno. Mi riportava un caso specifico. Il padre di un alunno, infuriato, lamentava agli insegnanti il comportamento di un compagno, colpevole di aver inviato al proprio figlio un link di un noto sito pornografico. Il figlio, naturalmente, non aveva visto il video, diceva lui, perché sul telefono ha un ineludibile sistema di blocco dei contenuti espliciti (certo, certo). Pur lasciano da parte l’ironia, l’evento rappresenta una fotografia amara e reale. Docenti e genitori, ovvero coloro che dovrebbero, insieme ad altri, non dico insegnare ma per lo meno parlare di sessualità, non lo fanno, o se lo fanno, è un farlo a tentoni, quasi con un senso di imbarazzo. Nelle scuole in particolare manca ancora un’educazione sessuale programmatica e sensata.   È vero, esistono casi in cui - nelle scuole superiori - vengono ospitati esperti per parlare della cosa, ma sono casi isolati. Non è la norma. Spesso la materia è affidata a docenti che per formazione non sono adatti a parlarne, e scambiano la sessualità con l’anatomia. Spiegare come avviene l’eiaculazione di un uomo o come una donna rimane incinta limita a una fredda e distaccata conoscenza scientifica la cosa, conoscenza che da molt* verrà anche ignorata. E non solo: limitare alle scuole superiori quei pochi approcci di educazione sessuale vera, come se ci fosse una qualche censura alla cosa prima dei sedici anni, esclude tutta una parte di pubblico che nel frattempo approccia dei contenuti sessuali senza un filtro o una consapevolezza, anche solo di base.   Lo sdoganamento nella pornografia, per quanto sacrosanto, può avere effetti impattanti se non accompagnata dall’idea che quella non è il sesso. La pornografia non è e non deve essere educazione sessuale, non dobbiamo lasciare che generazioni di individui formino la propria sessualità su modelli lontanissimi dalla realtà. I rischi, infatti, sono molti. Innanzitutto la struttura maschio-centrica della maggior parte dei porno, che relega la donna a mero strumento per l’eiaculazione in un atto violento e martellante che finisce quando è il maschio a finire; e in secondo luogo il senso di inadeguatezza che si sviluppa, solitamente in un ragazzo, osservando certi modelli. Se l’unico approccio vero alla sessualità è stata la pornografia, nel momento dell’atto potrebbe non essere in grado di accettare i propri limiti, le proprie dimensioni, le proprie sicurezze. Eccetera.   Per quanto sottovalutiamo la cosa, il sesso è una sfera che costantemente circonda gli individui. Che per quanto ci ostiniamo a chiamare tabù, e a trattarlo da tale, tale non è. Il sesso ci circonda, siamo bombardati da immagini, filmati, discussioni: eppure a casa e a scuola ci convinciamo che in fondo va bene non parlarne, o se mai accennare di sfuggita il tema. No. È necessario parlarne perché è necessario mediare tra un mondo in cui il sesso è parte della cultura e delle persone che con il sesso si dovranno, prima o poi, confrontare. E se ne devono occupare figure esperte, psicologi se non sessuologi.   Non insegnanti di altre materie, più o meno costretti da un’indicazione ministeriale a inserire nella programmazione un paio di ore all’anno di educazione sessuale. Perché quella non è educazione sessuale, è un modo per pulirsi la coscienza, perché lo Stato possa rassicurarsi nella consapevolezza che certi temi li affronta. Non basta, vogliamo di più.   ENRICO PONZIO

Saperne di più
Il lato oscuro del ciclo, forse

Il lato oscuro del ciclo, forse

Se fossi vissuta nell’Antico Egitto, i tuoi assorbenti sarebbero stati fogli di papiro. Se fossi vissuta nell’Antica Grecia, i tuoi assorbenti sarebbero stati pelli di animali e il tuo sangue considerato potente veleno tossico (venom, venom, venom… non senti la canzone in sottofondo?). Se fossi vissuta nell’Antica Roma, i tuoi assorbenti sarebbero stati panni di stoffa da legare alla cintura. Grazie al tuo tocco, durante il periodo mestruale, saresti stata in grado di seccare le messi di grano, inacidire il mosto, far cadere i frutti dagli alberi, uccidere le api e appannare gli specchi (avresti avuto i superpoteri insomma). Se fossi vissuta nel Medioevo, i tuoi assorbenti sarebbero stati di panno o di muschio. Saresti stata in grado persino di far venire la rabbia ai cani e mandare il malocchio ai tuoi nemici (la seconda sembra utile!)  Nel Sei-Settecento ti saresti vestita di rosso almeno una volta al mese per nascondere macchie (altro che mutande mestruali, abiti mestruali!) Se fossi nata in Napal (almeno fino al 2005) saresti stata esiliata di casa ogni mese e lasciata al freddo poiché il tuo ciclo avrebbe fatto infuriare gli dei. Se fossi stata una cuoca, per molte culture, il tuo ciclo non avrebbe fatto lievitare il pane, la carne nelle tue mani sarebbe marcita e la maionese sarebbe impazzita (ah, questa maionese isterica…). Se fossi stata a passeggio nel bosco o al mare gli orsi e gli squali ti avrebbero attaccata subito (altro che Steven Spielberg).  Se fossi stata in India, durante il tuo ciclo non avresti potuto accedere al Tempio perché troppo impura per gli dei. Se fossi nata in Iran, per molti le tue mestruazioni sarebbero state in realtà una brutta malattia.  Se fossi nata in Afghanistan o in Giappone durante il periodo mestruale non avresti potuto lavarti, cucinare sushi o dormire con la tua famiglia. Ma sei nata in Italia e i tabù sulle tue mestruazioni non ti garantiscono ancora il congedo mestruale e altri diritti sacrosanti che ti spetterebbero. Per molti non dovresti fare cose come il bagno al mare, lavarti e tingerti i capelli o depilarti. Ma ora che li conosci puoi liberarti dai falsi miti che ci hanno tenute per secoli chiuse nella gabbia dei pregiudizi. È ora di abbracciare la nostra autenticità e sfidare tutte le convinzioni sbagliate. EMILIA BIFANO

Saperne di più
PARLIAMO DI FIBROMALGIA: SCOPRIAMO QUEL VELO INVISIBILE CHE ANCORA LA NASCONDE

PARLIAMO DI FIBROMALGIA: SCOPRIAMO QUEL VELO INVISIBILE CHE ANCORA LA NASCONDE

Il 12 maggio è stata la giornata internazionale della fibromialgia, e cogliamo l'occasione per fare chiarezza su questa malattia e per dare la giusta visibilità che questa patologia merita, promuovendo una maggiore consapevolezza tra tutt* noi. Questo perché la fibromialgia appartiene a quel gruppo di malattie che sono rimaste invisibili troppo a lungo. Invisibile perché non è riconosciuta correttamente dal Sistema Sanitario Nazionale e, anzi, sono molti i medici che non la conoscono o ne negano addirittura l’esistenza. Di conseguenza, anche a livello sociale e medico, spesso i pazienti non sono né creduti né aiutati. Vengono abbandonati dalla sanità e dallo Stato, che dovrebbero garantire il benessere di tutt* quant*. Questo non è possibile, però, senza sapere che cosa effettivamente sia la fibromialgia e su quali punti sia importante intervenire da parte della sanità.   La fibromialgia è una patologia cronica del sistema nervoso centrale che si manifesta, soprattutto, attraverso l'insorgenza di dolori muscolari e articolari diffusi, accompagnati spesso da sindrome del colon irritabile, stanchezza, ansia e depressione, difficoltà a concentrarsi, disturbi del sonno e sessuali. Questa malattia interessa circa il 2-4% della popolazione (in Italia sono 2 milioni le persone affette) e colpisce soprattutto le donne, con una prevalenza che varia tra il 70-90% del totale dei casi.  Si associa, poi, spesso ad altri disturbi come la sindrome da stanchezza cronica o il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). La causa della fibromialgia non è ancora completamente nota, ma si pensa che ci sia un’interazione tra diversi fattori genetici, ambientali e psicologici, con alla base un interessamento principalmente a livello nervoso. Si ritiene, infatti, che sia una manifestazione di un disordine neurologico che coinvolge la percezione del dolore a livello cerebrale, che fa sì che stimoli normalmente non dolorosi vengano interpretati come dolore. Il dolore diffuso è spesso accompagnato da punti trigger, chiamati tender points, ovvero dei punti di maggiore sensibilità alla pressione, ma questi non sono sempre presenti. Inoltre, alcuni fattori di rischio, come lo stress, l'inattività fisica e alcuni disturbi del sonno, possono aumentare la probabilità di sviluppare questa patologia.    La fibromialgia, come, purtroppo, altre patologie, non ha una cura specifica e definitiva, ma esistono diverse strategie terapeutiche per migliorare i sintomi e la qualità di vita dei e delle pazienti. Tra queste ci sono la terapia farmacologica, con antidolorifici, antidepressivi, antiepilettici e miorilassanti, e la terapia non farmacologica, con esercizi fisici mirati, fisioterapia, terapia occupazionale e supporto psicologico, quest’ultimi soprattutto per gestire più efficacemente la stanchezza e migliorare il sonno. Inoltre, stili di vita sani possono ridurre l'impatto della fibromialgia: evitando, per esempio, alimenti e bevande che possono irritare l'intestino, esercitandosi in modo costante e moderato (esercizi fisici leggeri, come il nuoto o la camminata) per migliorare la postura, la mobilità, il tono muscolare e la rigidità muscolare. Inserendo, poi, all’interno delle giornate, delle tecniche di rilassamento come lo yoga o la meditazione, si è visto un miglioramento generale della salute e dell’umore delle persone affette da fibromialgia.   La fibromialgia, però, non è solo una serie di sintomi: l’impatto che causa sulle vite delle singole persone non si limita a questo. È importante, infatti, sottolineare che la fibromialgia non è una malattia immaginaria o psicologica, anzi, viene spesso sottovalutata o negata dai medici, in quanto quest’ultimi, essendo i sintomi non visibili né facilmente misurabili attraverso gli esami di laboratorio, imputano i dolori riferiti come frutti di immaginazione, parlando, quindi, di patologie mentali, soprattutto nel caso in cui la paziente sia una donna. La sintomatologia di questa patologia, essendo poco chiara e riconoscibile, poi, può essere facilmente confusa con altre patologie, come l'artrite reumatoide o il lupus. Per questa ragione, la diagnosi di fibromialgia può richiedere molto tempo e molte visite mediche, con conseguente frustrazione per chi ne è affett*. È, quindi, una patologia reale che può causare gravi limitazioni nella vita quotidiana, rendendo difficili tante cose che chi non è affett* dà per scontate nella propria vita.   La sensibilizzazione dell’opinione pubblica e dei professionisti sanitari è, quindi, fondamentale per garantire in primis dignità alle e ai pazienti affetti da questa malattia, in secundis una diagnosi precoce e un trattamento adeguato della fibromialgia. Non tanto per parlare della malattia in sé, quanto del trattamento riservato a tutte le persone che soffrono di tutte quelle patologie invisibili che non rientrano nei LEA, ossia i Livelli Essenziali di Assistenza. E per questo tipo di patologie lo Stato non offre alcuna esenzione, diventando a carico totale delle singole persone affette. Non viene nemmeno considerata una malattia invalidante, nonostante lo sia eccome, e per questa ragione non si svolge sufficiente ricerca per sviluppare una terapia né le case farmaceutiche investono abbastanza da poter sviluppare un farmaco ad hoc per la fibromialgia. I benefici delle terapie, infatti, spesso risultano minori rispetto a quanto ipotizzato e comunicato alle e ai pazienti e i costi rimangono altissimi, finendo, però, tutti a carico della persona malata e non dello Stato. E non si tratta di terapie che tutti possono permettersi: quante persone devono continuare a soffrire perché non hanno la possibilità di curarsi per via di uno Stato poco attento? Come tutte le donne affette da vulvodinia e/o da altre malattie invalidanti, le persone affette da fibromialgia sono per lo Stato a tutti gli effetti dei malati di serie B. Lo Stato deve riconoscere al più presto questa malattia come invalidante e garantire a tutt* la possibilità di curarsi e di poter smettere di soffrire.   È importante, quindi, parlare di fibromialgia, perché si tratta di una patologia che colpisce un gran numero di persone in tutto il mondo e che ha un impatto significativo sulla loro qualità di vita. Inoltre, la fibromialgia è una patologia ancora poco compresa e molto sottovalutata, a causa della mancanza di conoscenza tra la popolazione e dello stigma che circonda i disturbi che non sono facilmente diagnosticabili o visibili esternamente. Molte sono le persone che si sentono, difatti, stigmatizzate, isolate e non comprese, e, spesso, incontrano difficoltà nel trovare il giusto supporto medico e sociale nelle relazioni con gli altri.  Conoscere la malattia significa, quindi, poter vivere una vita dignitosa, non subirla, non sentirsi in colpa se ci si sente indisposti. Aiuta a comprenderla meglio e rende più facile l’accesso alle risorse per gestirla, rendendo possibile una diagnosi più precoce e un trattamento più efficace. Per questo è così importante che la fibromialgia entri a far parte attivamente del dibattito pubblico e politico e se ne faccia una corretta sensibilizzazione ed educazione.   Parlare di fibromialgia, infatti, aiuta a sensibilizzare l'opinione pubblica e a superare gli stereotipi e i falsi miti sulla malattia, evidenziandone la sua complessità e le diverse sfaccettature che la caratterizzano.  Inoltre, può aiutare a rompere i pregiudizi legati a tutti i tipi di disturbi cronici invisibili, promuovendo una maggiore comprensione e solidarietà, adattando meglio il mondo circostante per renderlo più inclusivo per tutt*.  In questo modo, si può contribuire a migliorare la qualità della vita dei pazienti e la loro capacità di gestire la patologia con successo.   Sensibilizzando le persone sulla fibromialgia, si può aiutare anche a promuovere la ricerca sulla malattia, incrementare l'interesse e la formazione su questa da parte della sanità pubblica e privata, portando a una maggiore comprensione delle cause e dei meccanismi sottostanti alla malattia e favorendo lo sviluppo di nuovi trattamenti e terapie più mirati ed efficaci per le persone che ne soffrono.     Nonostante tavoli per il riconoscimento della malattia in alcune regioni siano attivi da diversi anni, il tempo passato senza alcuna soluzione è durato troppo a lungo per chi è affetto da questa patologia. E non può continuare così. LORENZO CIOL

Saperne di più
CHIACCHIERE DI SESSUALITÀ: 5 LIBRI SULLA SESSUALITÀ FEMMINILE

CHIACCHIERE DI SESSUALITÀ: 5 LIBRI SULLA SESSUALITÀ FEMMINILE

Negli ultimi anni si è assistito ad un aumento della consapevolezza della propria sessualità, nonché delle relazioni in generale e del rapporto con sé stessi. Ciò che un tempo era considerato un tabù è diventato sempre più oggetto di dibattito e di discussione aperta, anche attraverso la pubblicazione di libri dedicati a questi temi.In particolare, grazie al movimento femminista, sempre più attivo e influente, la donna e le sue reali esigenze (sia fisiche che emotive) stanno prendendo spazio nelle conversazioni pubbliche (ancora troppo poco), cercando di liberarsi dai pregiudizi e dalle limitazioni che in passato hanno ostacolato la piena espressione della sessualità femminile. Esplorare la sessualità femminile può essere una sfida, poiché molte donne hanno subito una socializzazione repressiva che le ha portate a sentire vergogna o a sentirsi limitate nel parlare apertamente della loro sessualità. Di ciò che vivono e provano dentro di loro. Questi libri, che esplorano la sessualità femminile in modo approfondito, saranno il nostro spazio per riappropriarci di tante di quelle cose di cui vorremmo parlare apertamente e uno spunto, per il genere maschile, per integrare aspetti del femminile nella propria esperienza personale. Vengo prima io. Guida al piacere e all'orgasmo femminile di Roberta Rossi Vengo prima io è una sorta di manuale, scritto dalla psicoterapeuta e sessuologa Roberta Rossi, per tutte le donne che desiderano iniziare a prendere maggior confidenza con sé stesse e con il proprio corpo: dal sesso alla masturbazione. Un libro che prende spunto e narra la storia di moltissime donne - per l’esattezza sedicimila - che hanno deciso di condividere i propri dubbi e le proprie esperienze personali dando vita a un dialogo schietto e libero riguardante un argomento tanto intimo e al contempo così spesso trascurato come la sessualità femminile. Man mano che si procede con la lettura ci si spoglia da tabù, luoghi comuni e timori e si trovano le risposte a tutte quelle domande che non abbiamo mai avuto il coraggio di porre a voce alta. Tante storie, tante vite che si intrecciano per un fine comune: da chi non è sicura di aver mai raggiunto l’orgasmo a chi è alle prime esperienze, a chi dopo il parto fatica a ritrovare il piacere e a chi in menopausa si scontra con una condizione nuova e disagevole fino a chi prova dolore Il piacere femminile. Scoprire, sperimentare e vivere la sessualità di Ilaria Consolo Nel corso dei secoli, le donne sono state cresciute con l'idea di uguaglianza a meri oggetti, schiacciate da condizionamenti e continue repressioni, al punto da far divenire talmente radicati questi fin dall’ingresso nella società fatto da bambine. Ora, però, le donne stanno cercando di rivendicare il loro diritto a cercare e provare il piacere sessuale, in quanto gli uomini possono viverlo liberamente senza essere giudicati per ciò. Nonostante i molti progressi che sono stati fatti, le donne soffrono ancora di un doppio standard rispetto agli uomini, così come di disuguaglianze economiche e sociali, di nuove rivendicazioni provenienti dal mondo degli uomini, ma anche conflitti interni a loro stesse. La cultura di appartenenza e gli stereotipi sulla sessualità indirizzano infatti ancora oggi gli individui, in generale, e le donne in particolare verso il peccato, la vergogna, l'impudicizia. La sessualità e l'eros sono considerati tabù e visti come qualcosa di "sporco", di cui è meglio non parlare, relegati all'intimità più nascosta e raramente argomentati con libertà e senza prudenza. In questo contesto, l'autrice del libro offre uno sguardo approfondito sulla sessualità femminile e sugli stereotipi di genere ad essa associati, attraverso un'analisi storica e una proposta educativa sulla sessualità e sul vivere la propria persona. Ilaria Consolo, infatti, propone un'educazione all'affettività e alla sessualità, cercando di indirizzare la donna a una maggiore consapevolezza di sé e a valorizzare pienamente la propria femminilità senza ricalcare modelli maschili imposti dalla società. Il libro offre anche ai lettori maschi degli spunti utili per comprendere il piacere femminile e integrare aspetti del femminile nella propria esperienza personale, liberandosi dagli stereotipi di genere che spesso limitano la loro espressione sessuale e che caratterizzano il sesso maschile.  Ben venga il piacere. Guida pratica alla sessualità femminile e femminista di Giorgia Fasoli In un mondo in cui la sessualità femminile è ancora incredibilmente incartata in pericolosi tabù e stereotipi, che limitano la nostra vita, la nostra felicità e l'espressione di noi stesse Giorgia Fasoli, psicologa e sessuologa, ci porta in un viaggio attraverso la scoperta di noi stesse: dall'anatomia al funzionamento del piacere, dall'autoerotismo al porno, dalle fantasie sessuali alla menopausa. La sessualità dunque non è solo l'atto sessuale in sé e viene narrata attraverso le mille sfaccettature incarnando emozioni, valori, ruoli di genere, costumi e norme culturali. Una guida attraverso la sessualità femminile, a prescindere da orientamento sessuale, età, peso corporeo, disabilità, che porta alla ricerca di ciò che funziona per ognuna di noi senza pudori e pregiudizi. Piacere mio. Guida straordinariamente pratica all’orgasmo di Leni Il raggiungimento del piacere sessuale, se guardiamo con occhio critico e attento il mondo e la società, risulta un privilegio ancora per poche donne: tra i condizionamenti sociali che inducono a credere che la penetrazione sia l'unico modo per arrivare all’orgasmo e i vari tabù, è difficile barcamenarsi e giungere alla verità riguardo la propria sessualità. Ecco perché Leni, psicologa, sessuologa e creatrice del podcast di straordinario successo Vengo anch'io, ha deciso di scrivere questo libro: per condurci passo dopo passo alla scoperta del meraviglioso tempio che è il nostro corpo. Sfacciato, irriverente e assolutamente pratico, Piacere mio è una vera e propria guida all'orgasmo femminile e un viaggio alla scoperta del corpo e della nostra psiche, che ha come obiettivo il superamento dei tabù legati al piacere e a come le donne lo vivono. Lei viene prima. Guida al piacere femminile di Ian KernerQuello di Ian Kerner è un libro che invece, si rivolge proprio al pubblico maschile. In questo manuale, il rinomato sessuologo americano Ian Kerner svela con ironia e precisione anatomica il misterioso mondo dell'orgasmo femminile, dove la stimolazione del clitoride precede la penetrazione. Nel suo approccio "femminocentrico", il cunnilingus diventa il nucleo essenziale di una relazione sessuale appagante per entrambi i partner, dando importanza alla comunicazione e della condivisione di desideri e fantasie sessuali per creare un'atmosfera di intimità. Un libro che non si limita a offrire consigli tecnici, ma mette anche in luce l'importanza dell'aspetto emotivo dell'intimità sessuale, sfatando con tono divertente e istruttivo i miti diffusi sull'anatomia e sulla risposta sessuale femminile. MARTA BORASO

Saperne di più
Assorbenti in azienda

Assorbenti in azienda

L’accesso a prodotti mestruali migliora salute, benessere, inclusività e produttività nell'ambiente di lavoro. La mancanza di prodotti per l'igiene personale, come ad esempio la carta igienica, in luoghi pubblici come scuole, aziende o università può essere un problema significativo, dal momento che tali beni sono essenziali per la salute e l'igiene personale. Allo stesso modo, il ciclo mestruale è un processo fisiologico naturale e inevitabile per molte persone, e pertanto la disponibilità di prodotti per l'igiene mestruale è altrettanto essenziale, e la mancanza di assorbenti nel momento del bisogno può creare disagio e imbarazzo alle dipendenti. Perché, allora, questi ultimi non sono facilmente reperibili negli spazi comuni? Noi di This, Unique abbiamo sviluppato un progetto di welfare da proporre ad aziende, università e luoghi di aggregazione che permetta ai gestori di stanziare dei budget per l’acquisto di assorbenti da mettere a disposizione di lavoratrici, studentesse e frequentatrici in modo gratuito. Perché fornire gli assorbenti alle dipendenti è un vantaggio per le aziende? Attrarre e mantenere talenti: Datori di lavoro di alto livello stanno offrendo stanze di allattamento, congedo parentale, e servizi di assistenza all'infanzia. Offrire assorbenti e tamponi gratuiti dovrebbe diventare standard per la cura dei dipendenti. Raggiungere gli obiettivi di sostenibilità: Dal 2024 il bilancio di sostenibilità sarà obbligatorio per tutte le aziende. I prodotti This Unique utilizzano il 91% di acqua in meno rispetto agli altri assorbenti in fase di produzione, sono privi di plastica, compostabili in 3 mesi e certificati TUV Austria. Azione prevista dal Gender Equality Plan Per creare ambienti di lavoro più inclusivi con una serie di azioni strutturali e culturali, per le discriminazioni di genere e la promozione della cultura del rispetto e delle pari opportunità. Aumentare il tasso di presenze e diminuzione dell’assenteismo: Quando i dipendenti hanno accesso agli assorbenti in azienda, non devono più dedicare tempo per cercarli altrove. Questo può aiutare a ridurre le interruzioni , creare una maggiore serenità sul luogo di lavoro e migliorare la produttività complessiva, garantendo   Il nostro servizio: This Unique propone un kit di assorbenti e dispenser da introdurre nei bagni della tua azienda: un servizio di facile installazione, dal grande impatto sociale e dai costi contenuti (a partire da 0,50 € a dipendente). Le tipologie di dispenser sono varie, adattabili a ogni realtà, dal piccolo bar alla grande corporate. Ecco come funziona il servizio: Parliamo: This Unique ti guiderà nelle scelte più adatte alla tua azienda, in call o via mail. Le scorte ti arrivano alla frequenza che vuoi, così non rimani mai senza! La tua offerta: una volta scelti gli assorbenti e il è dispenser, spediremo tutto Lancio: progettiamo e comunichiamo insieme il lancio dell’iniziativa Cosa puoi fare per avere gli assorbenti in azienda? Se sei il titolare dell’azienda, contatta il nostro team tramite fabio.capurso@thisunique.com , riceverai tempestivamente risposta Se sei dipendente, parla di noi al tuo titolare. Entra a far parte della rivoluzione mestruale, con This Unique.

Saperne di più