Stress e mestruazioni
Amenorrea ipotalamica: quando lo stress (e non solo) incide sul ciclo mestruale
Con la dottoressa Alessia Giovannoni, biologa nutrizionista, affrontiamo questo delicato argomento
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Quante volte durante un periodo stressante, una variazione della propria dieta o della propria attività fisica, ci sono “saltate” le mestruazioni? E quante volte lo abbiamo sottovalutato pensando non fosse nulla di preoccupante? Nel caso in cui questa condizione dovesse diventare cronica, potrebbe trattarsi di amenorrea ipotalamica (ma rivolgetevi sempre ad un professionista, non affidatevi a dottor Google!). A tal proposito, ne parliamo qui con la dottoressa Alessia Giovannoni, biologa nutrizionista fiorentina: una giovane professionista che nutre un forte interesse nei confronti dell’alimentazione al femminile, studiando per queste persone un’alimentazione a supporto delle loro problematiche ginecologiche e non. Inoltre, anche grazie alla sua esperienza personale di amenorrea, oggi è in grado di aiutare tante persone nella medesima condizione.
Dottoressa Giovannoni, ci dia una definizione di amenorrea ipotalamica.
L’amenorrea ipotalamica è una condizione di anovulazione cronica non dovuta a cause specificatamente organiche ma spesso associata a una condizione di stress psicofisico, perdita di peso eccessiva, allenamento eccessivo. E’ una condizione di cui purtroppo soffrono tantissime ragazze e spesso dalle stesse viene sottovalutata o non presa in considerazione finché non sufficientemente grave.
Lei ha parlato della sua esperienza personale con questo tipo di amenorrea sulle sue pagine social. Ce ne vuole parlare?
Si, certo. Nel 2018 mi sono messa a dieta da sola, le classiche diete fai da te che poi ti portano a perdere tanto peso in poco tempo (no carboidrati, no cene o pasti fuori).. questo mi ha portato a soffrire di ortoressia, un disturbo del comportamento alimentare che ti plasma in ogni lato e che purtroppo mi ha portata a perdere il ciclo. Ho deciso di iniziare a condividere la mia storia di “recovery” su Instagram fino a che, una volta tornato il ciclo, ho condiviso ciò che ho fatto per farlo tornare in modo spontaneo.
Qual è stato il momento più difficile del suo percorso di cura?
Sicuramente l’aumento di peso: non ero pronta psicologicamente a vedere il mio corpo cambiare. Sapevo però, in cuor mio, che l’aumento di peso fosse un evento da accogliere e comprendere, che mi sarebbe servito come presupposto per gettare le basi per il ritorno del ciclo mestruale. Sconfiggere delle barriere mentali che mi ero costruita negli anni, come ad esempio mangiare carboidrati ad ogni pasto, è stato un altro tassello difficile del mio percorso.
Quando ha capito che avrebbe fatto della nutrizione la sua passione?
Il mio sogno nel cassetto era quello di passare il test di medicina che, però, non ho passato seppur l’abbia provato una sola volta. Mi ha sempre affascinato l’uomo, la salute e col tempo, rendendomi conto di soffrire di un disturbo del comportamento alimentare, ho capito che volevo approfondire la relazione che c’è tra ciò che le persone mangiano e quello che è lo stato di salute. Aiutare le persone a ritrovare il proprio benessere psicofisico, a vedersi bene allo specchio, a ritrovare quella serenità alimentare che sembra perduta per sempre, a renderli consapevoli delle loro scelte alimentari e dei loro comportamenti, sono cose che col tempo ho voluto diventassero parte integrante della mia vita: da qui ho reso la mia passione il mio lavoro.
In che modo pensa che la sua esperienza personale influisca sul suo lavoro (in maniera sia positiva che negativa)?
Aver sofferto di ortoressia e aver capito sulla mia pelle come ci si sente ad avere un ciclo mestruale completamente assente per due anni, per certo mi aiuta in tanti lati del mio lavoro: quando mi trovo di fronte a persone che hanno sofferto o soffrono di DCA so quali termini utilizzare e come pormi, utilizzare un approccio di tipo non prescrittivo è la chiave. Come tutte le condizioni patologiche hanno dei sintomi (l’influenza ha la febbre, la bronchite la tosse) i DCA hanno i propri sintomi e si riscontrano nella stragrande maggioranza di persone. Avendo fatto esperienza dei sintomi sulla mia pelle riesco a fare delle domande mirate che mi permettono di inquadrare il soggetto e comprenderlo al 100%. Questo incide positivamente sulla sfera lavorativa, onestamente influenze negative non ce ne sono.
Quali sintomi pensa che vengano sottovalutati maggiormente dalle persone che ne soffrono? E dai professionisti?
Le ragazze che soffrono di amenorrea ipotalamica funzionale inizialmente quando il ciclo tarda di qualche giorno o peggio di qualche mese, sottovalutano la condizione pensando magari che sia una cosa del tutto normale (il ragionamento che di solito fanno è “ho cambiato alimentazione, ho iniziato ad allenarmi ogni giorno.. magari è per questo, ci vorrà del tempo e tutto tornerà come prima) quando in realtà il ciclo inizia a tardare perché le ragazze assumono un quantitativo di calorie al di sotto del proprio metabolismo basale, o magari perché iniziano ad allenarsi ogni giorno in maniera sfinente andando a stressare il loro corpo. I professionisti, trovandosi di fronte ad una ragazza che ha problemi di amenorrea o irregolarità mestruale, dovrebbero porre delle domande specifiche sul rapporto col cibo, con la propria immagine corporea e con l’allenamento, in
modo tale da individuare subito la natura di questa condizione fisica. Quali sono i consigli principali che si sente di dare a chi soffre (o pensa di) soffrire di amenorrea ipotalamica? Se avete ritardi col ciclo e se avete problemi con la vostra immagine corporea, con l’alimentazione e se avete ossessione per l’allenamento non abbiate paura a chiedere aiuto: iniziate quanto prima un percorso sia nutrizionale sia psicoterapeutico. Quello nutrizionale vi aiuterà a colmare le eventuali carenze alimentari e vi aiuterà a raggiungere determinati obiettivi tra cui l’aumento di peso, il raggiungimento di una % di grasso corporeo per mestruare, dall’altra parte il percorso psicoterapeutico vi darà un supporto mentale di fondamentale importanza per affrontare il percorso di recovery. Quali invece sono i suggerimenti che vorrebbe dare ai suoi colleghi per accompagnare al meglio le persone con amenorrea? Ciò che mi sento di consigliare ai miei colleghi è questo: siate scrupolosi, indagate ogni lato della paziente, fate domande, osservate bene la paziente, ascoltatela e prendete nota dei suoi atteggiamenti. Ogni singola cosa che viene detta è importante. Fate domande sugli eventi della vita, chiedete se la paziente ha passato un periodo stressante, se è successo qualcosa di recente che l’ha segnata nel profondo.
ANTONELLA PATALANO