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Il mio sangue ti disturba più di una ferita? (se si, chiediti perchè)

Il mio sangue ti disturba più di una ferita? (se si, chiediti perchè)

Free Bleeding e il tabù del sangue mestruale: perché ci fa ancora paura)

Introduzione

Il sangue mestruale è naturale, eppure la sua vista continua a generare disgusto, imbarazzo o persino repulsione. Il free bleeding, ovvero la scelta di non utilizzare dispositivi per contenere il flusso mestruale, mette in discussione questo condizionamento sociale. Ma perché la vista del sangue mestruale è così disturbante? Secondo un sondaggio condotto da Plan International, il 48% delle giovani ha provato vergogna per le proprie mestruazioni, mentre il 64% evita di parlarne in pubblico. Se il sangue è lo stesso, perché alcune forme sono accettate e altre demonizzate?

Il condizionamento sociale e il tabù del sangue

Viviamo in una società che ha costruito un'idea del corpo mestruante come qualcosa di privato, da nascondere. La pubblicità dei prodotti per la menstrual care ha contribuito a questo, sostituendo il sangue con liquidi azzurri e rafforzando l'idea che la "discrezione" sia la chiave per una femminilità accettabile.

Ma questa riprogrammazione culturale non riguarda solo l'igiene: il sangue mestruale è stato storicamente associato a impurità e debolezza, mentre il sangue versato in guerra o negli sport estremi è considerato segno di forza e coraggio. Uno studio pubblicato su Women's Reproductive Health ha evidenziato che il 58% delle persone associa il sangue mestruale a qualcosa di "sporco", mentre solo il 12% prova lo stesso disgusto per il sangue di una ferita. Perché una ferita sanguinante suscita empatia, mentre il sangue mestruale provoca disagio?

Free bleeding: una rivoluzione o solo provocazione?

Il movimento del free bleeding non è nuovo, ma negli ultimi anni è diventato più visibile. Nel 2015, la maratoneta Kiran Gandhi ha corso la London Marathon senza utilizzare alcun prodotto mestruale, attirando l’attenzione globale sul tabù del sangue mestruale. Da allora, sempre più persone hanno iniziato a parlare apertamente del free bleeding come un gesto di liberazione e protesta.

Ma questa scelta non riguarda solo la ribellione culturale. È anche un atto politico: sottolinea che la necessità di nascondere il sangue mestruale è una costruzione sociale, non un bisogno reale. Secondo un rapporto dell’UNICEF, una ragazza su 10 in Africa salta la scuola durante il ciclo per mancanza di accesso ai prodotti mestruali. In India, il 71% delle adolescenti non sa cosa siano le mestruazioni prima della prima esperienza. Il free bleeding porta alla luce il privilegio di chi può scegliere tra tamponi, coppette o assorbenti, mentre altre persone sono escluse da questo diritto.

Il ruolo dell’educazione e della rappresentazione

Se il sangue mestruale ci disturba, è perché siamo stati educati a vederlo come qualcosa di sporco. Rappresentarlo nei media in modo realistico, parlarne apertamente e normalizzarlo è il primo passo per spezzare questo condizionamento.

E non si tratta solo di cambiare la narrativa pubblicitaria, ma anche di introdurre un’educazione mestruale più inclusiva nelle scuole. Nel Regno Unito, dal 2020 l'educazione mestruale è parte del curriculum scolastico, un passo avanti per normalizzare il ciclo fin dall’infanzia. Normalizzare la vista del sangue mestruale significa dare alle persone che mestruano la possibilità di viverlo senza vergogna o disagio.

Conclusione

Il disgusto per il sangue mestruale non è innato, ma il risultato di secoli di narrazioni che lo hanno reso un tabù. Il free bleeding non è solo una scelta personale, ma una sfida culturale che ci costringe a ripensare il nostro rapporto con il corpo, con il sangue e con la società. Se il sangue mestruale ti disturba, forse dovresti chiederti: chi ti ha insegnato a vergognartene? E, soprattutto, perché continui a crederci?

LUCIA SCARANO 

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