Genesi e crisi delle dating app

Ah, le dating app… croce e delizia, terra di nessuno in cui tutt* siamo passat* almeno una volta nella vita: ci hanno venduto le promesse di amore eterno, sesso occasionale a volontà, tutto a portata del nostro pollicione sullo schermo del telefono.

Le scarichiamo, scegliamo le foto migliori, rispondiamo alle domande ficcanaso per impostare il profilo e il gioco è fatto: ready-set-match, si inizia la partita.

Tinder, Hinge, Field, Bumble, ma anche Badoo, OKCupid, Meetic o Facebook Dating, per i più spericolat*: la scelta è diventata sempre più vasta, e utilizzarle è diventato un lavoro quasi a tempo pieno.


Tinder ha aperto le danze in Italia nel lontano 2012 (13 anni fa?! Come vola il tempo quando si swipa), e da allora ne è passata di acqua sotto ai ponti.

Le dating app sembravano una terra promessa per tutti e tutte le single in cerca di qualcosa, che fosse compagnia momentanea o un matrimonio imminente, ma la verità è che, dopo alcuni anni di apice e utilizzo smodato, la curva sta calando e l’interesse verso le conoscenze virtuali sta di nuovo scemando. Ma quando e come è successo tutto questo?


Durante la pandemia da COVID-19 (che sembra l’altro ieri, e invece di anni ne sono già passati più di 5), queste app hanno avuto il loro momento di gloria e di apici di download: le persone erano chiuse in casa, si annoiavano, erano spaventate e non potevano socializzare nella vita reale, ed ecco che le dating app sono venute in loro soccorso.

Tra chi non era impegnato a litigare con il proprio partner sull’ennesimo film da guardare la serie o chi faceva la pizza dopo essersi accaparrato l’ultimo lievito all’Esselunga, esisteva la categoria di tutte le persone single, da sole nel proprio appartamento, desiderose di avere contatti con l’esterno che non fossero le call di Zoom con gli amici dove si giocava a Skribbl. 

È stato anche divertente darsi appuntamento alle code infinite per entrare al supermercato, con la mascherina addosso, cercando di capire se la persona che avevamo davanti avesse un sorriso smagliante o un alito fetido.

Ma dopo un po’ di tempo si è tornati alla normalità, i bar hanno riaperto, i ristoranti e le palestre pure, noi non abbiamo smesso di scrollare, ma questa attrattiva nei confronti delle conoscenze online ha iniziato a scemare.


Ma non solo: la GenZ nel frattempo è cresciuta, e si è accorta di essere piena rasa delle dating app: quasi 9 giovani su 10 infatti non le hanno mai utilizzate. Dicono di preferire un incontro alla “vecchia maniera”: di persona, magari con un "meet cute" degno di una romcom alla Serendipity.


Ma come mai questo cambio di rotta, per le persone giovani ma anche un-po’-meno-giovani?


  • Swipe fatigue: passare la giornata  scorrere profili come se fossimo al banco carne della macelleria in cerca del pezzo migliore può essere stancante psicologicamente, e può portare a sentirsi inadatt*.

  • Autenticità: non è facile trovare qualcun* che ci interessi solo tramite tre foto e una micro bio, figuriamoci che ci appassioni tramite chat. La maggior parte delle volte si finisce a portare avanti conversazioni impersonali e monotone, che non fanno venire nessuna voglia di incontrarsi, ed è un peccato, perché spesso le persone dal vivo si rivelano molto più interessanti che dietro ad uno schermo.

  • Sicurezza: chattare e, successivamente, incontrare una persona su una app, con cui spesso non si hanno connessioni o conoscenze comuni, per molte persone crea ansia e paura. Si ha molta paura di truffe, catfishing, o, nel peggiore dei casi, di molestie e violenze.


Quale sarà, quindi, il futuro del dating? Come trovare l’amore o anche solo una bella sessione di cardio occasionale in città frenetiche e caotiche?
La soluzione sembra tornare ad una modalità più ibrida: utilizzare le app occasionalmente come complemento della vita reale, lasciando spazio agli incontri casuali dal vivo durante le serate o, perché no, anche mentre si fa colazione al bar o si è in fila alla cassa del super.

E ricorda: se vuoi approcciare una persona dal vivo, ricordati di non essere insistente, invasiv* o presentarti con complimenti espliciti non richiesti. Perché quello non si chiama corteggiamento, si chiama molestia.

Detto ciò, aprite le gabbie di nuovo e che i giochi abbiano inizio!

 

LINDA CODOGNESI




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