Assenza di un programma nazionale obbligatorio in Italia
In Italia, a differenza della maggior parte dei Paesi europei, non esiste un programma ministeriale obbligatorio di educazione sessuale e affettiva nelle scuole. Il nostro Paese risulta infatti uno dei pochissimi in Europa senza un piano curricolare strutturato: secondo i dati UNESCO/ONU, in almeno 20 Paesi europei l'educazione sessuale è materia obbligatoria, mentre non lo è solo in Italia, Ungheria, Bulgaria, Cipro, Romania, Lituania e Polonia (UNESCO, 2023).
Il Ministro dell'Istruzione ha confermato che nelle scuole italiane l'unica forma di educazione sessuale presente è limitata agli aspetti biologici all'interno delle lezioni di scienze, senza affrontare aspetti relazionali, affettivi o socio-emotivi. Dal 1975 ad oggi sono stati presentati oltre 16 progetti di legge per introdurre l'educazione sessuale, ma nessuno è mai stato approvato definitivamente (WeWorld, 2025).
Iniziative locali e progetti sperimentali
In assenza di direttive nazionali, l'educazione sessuale nelle scuole italiane resta frammentata. Le attività sono spesso delegate alla volontà dei singoli dirigenti scolastici o di associazioni esterne. Meno della metà degli studenti italiani riferisce di aver ricevuto qualche forma di educazione sessuale a scuola (Save the Children & IPSOS, 2025).
Alcuni comuni hanno attivato progetti pilota. A Milano, dal 2024/25, è stato lanciato "A Luci Accese", un progetto di educazione sessuale gratuito per le scuole superiori in collaborazione con enti pubblici e privati (Comune di Milano, 2024).
Nel 2023, il Ministero dell'Istruzione ha avviato una sperimentazione denominata "Educare alle relazioni", con 30 ore di formazione per alcune scuole superiori. Tuttavia, il progetto è extracurricolare e volontario, non integrato nel piano scolastico nazionale (MIM, 2023).
Cambiamenti normativi recenti: obbligo di consenso e divieti
Nel 2025, il Ministero dell'Istruzione ha introdotto l'obbligo di consenso informato scritto dei genitori per ogni attività scolastica su sessualità, affettività o identità di genere. Nello stesso anno, un emendamento alla legge Valditara ha vietato esplicitamente di trattare questi argomenti nelle scuole dell'infanzia, primarie e medie, consentendone l'accesso solo alle scuole superiori, previa autorizzazione familiare (La Voce di Rovigo, 2025).
Queste decisioni sono state criticate da esponenti dell'opposizione e da associazioni educative, che le considerano un passo indietro rispetto agli standard internazionali dell'OMS e dell'UNESCO.
Dati sulla diffusione e conoscenze tra gli studenti
La maggior parte degli studenti italiani apprende le nozioni su sesso e affettività da internet o dai coetanei. Solo il 4% dichiara di aver appreso queste informazioni a scuola (WeWorld, 2025).
Il 44% degli studenti crede erroneamente che l'acqua fredda possa bloccare le mestruazioni e il 23,5% pensa che non si possa rimanere incinta durante il ciclo. Quasi il 50% non conosce l'esistenza del papillomavirus (HPV) (Save the Children & IPSOS, 2025).
Anche l'educazione mestruale è pressoché assente. Più della metà delle ragazze vorrebbe parlarne più apertamente, ma solo il 32% si rivolge agli insegnanti per chiarimenti. Il 28,5% dichiara di provare vergogna anche solo nell'acquistare assorbenti (WeWorld, 2025).
Confronto europeo e raccomandazioni internazionali
L'OMS e l'UNESCO raccomandano programmi obbligatori di Comprehensive Sexuality Education (CSE), che affrontino la sessualità da un punto di vista cognitivo, emotivo, fisico e sociale. In Paesi come Germania, Francia, Paesi Bassi e Svezia, questi programmi iniziano già nella scuola primaria e si aggiornano con l'età (OMS Europa, 2010; UNESCO, 2018).
L'Italia, invece, figura tra i fanalini di coda in Europa, come confermato dal rapporto UNESCO-GEM 2023. Le agenzie internazionali evidenziano che questa lacuna mina il diritto all'informazione, alla salute e alla prevenzione delle nuove generazioni.
Opinione pubblica e ostacoli politici
Secondo un sondaggio Nomisma-Coop del 2025, il 70% degli italiani è favorevole all'introduzione dell'educazione sessuale e affettiva come materia obbligatoria. Tra i genitori, il consenso raggiunge il 91% (Save the Children & IPSOS, 2025).
Tuttavia, ostacoli culturali e politici frenano l'attuazione di questi programmi. Gruppi conservatori e religiosi temono che l'educazione sessuale promuova modelli contrari ai loro valori. Il Parlamento italiano non ha mai approvato una legge in materia, spesso per il mancato accordo tra le forze politiche.
L'assenza di un approccio sistemico resta, ad oggi, una delle principali carenze del sistema educativo italiano, con gravi ricadute sulla salute e sul benessere delle giovani generazioni.
LISA IANNELLO





