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Il diritto di contare: chi conta veramente?

Il diritto di contare: chi conta veramente?

In 64 anni è cambiato qualcosa nel mondo del lavoro? Mi spiego meglio: è cambiato qualcosa nel mondo del lavoro per le donne? Siamo migliorati o guardiamo ancora il colore della pelle? Siamo al passo con i tempi? Perché, anche se si parla di pari opportunità nella nostra Costituzione, il divario salariale è una realtà concreta?

1961: siamo nel pieno della segregazione razziale negli Stati Uniti d'America. Katherine Johnson (Taraji P. Henson), Dorothy Vaughan (Octavia Spencer) e Mary Jackson (Janelle Monáe) sono tre matematiche afroamericane che lavorano alla "West Area Computers". Quando Vivian Mitchell (Kirsten Dunst), donna bianca supervisore di Katherine, la trasferisce allo "Space Task Group" per assistere la squadra di Al Harrison (Kevin Costner), Katherine sarà la prima donna nera a lavorare in un gruppo di soli uomini, in un edificio in cui i bagni per uomini e donne di colore non hanno mai visto dimora.

Il diritto di contare: una storia del passato che parla al presente

Con un film candidato a tre premi Oscar (tra cui quello per il miglior film) e a due Golden Globe, nel 2016 Theodore Melfi ci porta dentro un racconto riflessivo, struggente e potentissimo, grazie anche alle grandi interpretazioni di un cast stellare. Un racconto che pur narrando una vera storia passata, da ben 64 anni, ha purtroppo degli spunti riflessivi nel mondo odierno. 


Siamo nel 2025, in Italia:


  1. All'articolo 37 della Costituzione si recita di parità salariale per donne e Uomini;
  2. Si promuove la Legge 903/1977 parlando  di "Parità di Trattamento";
  3. Si introducono misure per favorire l'inserimento delle donne nel lavoro con la legge 125/1991;
  4. Si prende parte alla Direttiva Europea 2006/54/CE la quale nomina le "Pari Opportunità".

Un paese che nel 2022 introduce un bonus per aziende al fine di introdurre politiche di "Pari Opportunità". La domanda allora è una: perché ci serve un bonus per aziende che le introducano? Anzi due: perché ancora nei colloqui chiediamo ad una donna di 30 anni se ha intenzione di avere figli? E infine: perché i paesi del Nord Europa hanno opportunità migliori rispetto a noi? Ma non ho finito: perchè in Italia una donna guadagna in media 16 centesimi per ogni euro percepito da un uomo, occupando il 20% dei posti di lavoro in meno dopo i 30 anni? 


Perché? Perché? Perché?

Nonostante lo sanciscano delle leggi, questa è una realtà. Dopo i 30 anni è più difficile trovare lavoro. Tante tante candidature, centinaia, dieci risposte, narranti un profilo non in linea. Spoiler: ti candidi, leggendo bene quell'offerta verificando di essere in linea con le skill richieste. La realtà è che ancora vai a fare colloqui in cui ti chiedono se hai intenzione di avere figli, perchè hai 30 anni e sei in età fertile. La verità è che alcuni si permettono di dirti "sì, ma tieni le gambe chiuse" perché stai per sostituire una maternità. La cruda verità è che vai a lavorare in un'azienda anche se non volevano una donna perchè rimane incinta.


Il diritto di contare: si può fare e si fa!

In un momento di grande intensità, che riflette i principali temi affrontati dal film, Katherine torna in ufficio a lavorare dopo essere andata in bagno. Dall'edificio a fianco, a mezzo chilometro di distanza, a piedi, fradicia di pioggia. Una volta tornata il suo capo, un Kevin Costner ordinario, chiede perché ci metta tutto questo tempo ogni volta, in tono accusatorio.

"Lavoro come un mulo, giorno e notte, bevo caffè da una caffettiera che nessuno di voi vuole nemmeno toccare, e tutto questo mentre corro per mezzo chilometro ogni giorno solo per andare in bagno!"

Le parole di Katherine sono toccanti, disperate, accusatorie ma reali. Racchiudono tutto il suo coraggio, il suo diritto di contare. Ci portano a riflettere su un ostacolo ancora troppo reale, la differenza di colore. Ci portano a riflettere oltretutto su ciò di cui abbiamo parlato precedentemente. Lavoriamo come dei muli, ogni giorno. Se non lavoriamo perché siamo state licenziate lavoriamo ogni giorno per trovare lavoro. Si è un lavoro ve lo assicuro, soprattutto quando devi vendere te stessa a un HR che annota nel tuo curriculum il fatto che non hai figli. 

Nonostante le leggi menzionate, il divario salariale, seppur minimo direte, ma che aumenta al 26% nelle posizioni di vertice, è un problema che rimane. Dove? Perché? Perché è un problema culturale, sottoculturale, perché c'è bisogno di proporre bonus, perché ancora ci si permette di fare certe domande. Perchè ancora l'uomo da molti è visto come colui che porta il pane a casa. Spoiler: donne single in carriera hanno figli e li fanno mangiare quotidianamente, una tra tutte Sheryl Sandberg ex COO di Meta (Facebook), promotrice di politiche di inclusione per madri lavoratrici e autrice del bestseller "Lean In". 

 

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