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Periodica Magazine: lo spazio per il dialogo aperto

Le eroine di Miyazaki : le icone femministe dello Studio Ghibli

Le eroine di Miyazaki : le icone femministe dello Studio Ghibli

Nel mondo del cinema d’animazione, pochi nomi risplendono con la stessa intensità di Hayao Miyazaki.   Grazie alla rassegna “Un mondo di sogni animati” organizzata da Lucky Red, quest’estate sono tornati al cinema cinque capolavori del regista premio Oscar. Un’occasione che non potevo certamente lasciarmi sfuggire, perciò sono subito corsa in sala a rivedere “Kiki – Consegne a domicilio” e “Si alza il vento”. La prima è una splendida storia di formazione, in cui tantissime persone e giovani donne possono immedesimarsi e cogliere una grande fonte d’ispirazione. La seconda si sofferma sulla vita di Jiro Horikoshi, l’ingegnere aeronautico giapponese che sogna di volare e progettare aeroplani durante la Seconda guerra mondiale. Durante la visione delle pellicole, non ho potuto far altro che innamorarmi ancora una volta di queste opere d’arte e, allo stesso tempo, accorgermi di come offrano enormi spunti di riflessione sulla figura della donna e sulla sua rappresentazione, molto più complessa rispetto a quella di altri cartoni animati. In una società come quella nipponica ancora legata ad un profondo sistema patriarcale, Miyazaki ha rappresentato con le trame e le protagoniste dei suoi film una ventata di cambiamento, trattando l’indipendenza femminile e la capacità delle donne di essere artefici del loro futuro. Tra le varie tematiche che fanno da filo conduttore a tutte le pellicole, come il pacifismo, l’ambientalismo e la politica, il tema del femminismo spicca fortemente e procede di pari passo con un messaggio universale di solidarietà, oltre qualunque differenza di genere, etnia e cultura. Ma vediamo perché le modalità con le quali Miyazaki rappresenta le donne sono così rilevanti: nella maggior parte dei suoi film, le protagoniste femminili possiedono diversi tratti in comune: sono donne forti, sognatrici e con uno sguardo sempre rivolto al futuro. Non parliamo di donzelle che hanno bisogno di un principe azzurro per essere salvate, ma di eroine moderne che si salvano da sole, ricercando l’indipendenza e l’autonomia; sono donne forti e orgogliose, pronte a combattere per ciò in cui credono e a sacrificarsi per il bene comune. Negli uomini cercano supporto, amicizia, mai la salvezza. In “Kiki Consegne a domicilio” viene narrata con grande delicatezza l’emancipazione della protagonista Kiki, una giovane strega che deve iniziare il suo praticantato e trasferirsi per un anno in una città lontana da casa. Come una qualunque ragazzina di 13 anni, Kiki è tormentata da molti dubbi e incertezze che la portano ad entrare in un periodo di crisi. Perde così i suoi poteri e la capacità di volare ma riesce a trovare la forza per superare le difficoltà da sola, senza nessuno al suo fianco. L’eroina più complessa e misteriosa dello Studio Ghibli è la protagonista del film “La Principessa Mononoke”. San, abbandonata ancora bambina e adottata da un gruppo di lupi, è una guerriera che combatte per difendere le foreste dalla distruzione. Eroica e impetuosa, spesso perde la pazienza facilmente ma sotto la sua apparenza da dura si nascondono un’umanità e una complessità veramente profonde.    Inoltre, non si può non citare Sophie, la protagonista del “Castello errante di Howl”. Sophie è una cappellaia molto insicura del proprio aspetto fisico. Un giorno la Strega delle Lande la maledice facendola invecchiare improvvisamente e costringendola a cercare il grande Mago Howl affinchè spezzi quell’incantesimo. L’eroina di questa fiaba non si farà fermare dalla propria insicurezza e dalle proprie fragilità ma le sfrutterà per affrontare gli ostacoli che le si presentano davanti. Intraprende a tutti gli effetti un percorso personale, che la porterà a capire l’importanza di amare ogni parte di sé, anche quando non ci piace per niente. Un’altra figura rilevante la troviamo nella “La Città Incantata”. Chihiro, una bambina di dieci anni che si trova catapultata in un mondo surreale, dove le aspetta il compito di salvare i suoi genitori e la sua stessa vita, affrontando entità sovrannaturali tre le più potenti della mitologia giapponese. La piccola Chihiro non ha bisogno di un eroe forte che l’aiuti, ma anzi, riesce perfettamente ad usare le sue capacità intellettive per sfuggire ai pericoli. Un’altra principessa senza principe azzurro è presente in “Nausicaa della Valle del vento”. La protagonista di questa storia è un’eroina pacifista, gentile, innamorata della natura, che lotta con caparbietà per difendere le specie che abitano la giungla. Nella rappresentazione narrativa e psicologica di queste protagoniste, Miyazaki insiste sulle caratteristiche intellettuali e personali, mettendo da parte gli stereotipi legati all’eccessiva sensibilità, all’amore o più semplicemente all’apparenza fisica: sono giovani adolescenti e donne forti, dotate di talento e personalità nelle quali il pubblico riesce a identificarsi proprio perché umane e, come tali, soggette a dubbi e fragilità ma anche cambiamenti e percorsi di maturazione.   Insomma, questo è solo uno dei tanti che aspetti che rende i film dello Studio Ghibli così speciali e che mi porta a considerarli dei veri e propri tesori culturali, per cui vi consiglio, se ancora non l’avete fatto, di andare a recuperare tutte le opere di questo studio d’animazione.   Marianna De Donno

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Che suono fa l’amore?

Che suono fa l’amore?

Che suono fa l’amore? Me lo chiedo spesso, sin da quella volta in cui ho sentito i suoi passi sul selciato mentre veniva verso di me. Sarà quello? Ho pensato, con le farfalle che sciamavano nello stomaco. Per un attimo ho creduto fosse la sua risata, troppo banale mi sono detta. Così come lo schioccare dei suoi baci prima sulla mia guancia, poi sulla mia bocca e fin dentro la mia anima. Quello sarà il suono della passione, come teneva a ricordarci la vicina quando ci incontrava, e ho sorriso mentre ci pensavo. Ciò di cui sono sicura è che l’amore non ha il suono delle sue urla, quelle che sono arrivate prima furtive tra le parole e poi hanno iniziato a far parte delle nostre giornate, ospiti insistenti e indesiderate. Le sento solo io? Mi sono chiesta più volte. Nessun altro pareva farci caso.  Poi è arrivato uno schiocco secco. No, non può essere quello. L’amore non schiocca sulla guancia. Non posso, non voglio convincermi del contrario. Un altro schiocco, un altro ancora, un tonfo, un click di costole che cambiano forma, lo scorrere di un rivolo in viso.  Nel tempo mi ero convinta che il suono dell’amore l’avrei riconosciuto subito: cristallino, come quando le dita umide scorrono sul bordo del bicchiere, o magari un trillo che risveglia i sensi intorpiditi.  Non ho mai pensato che l’amore fosse uno scoppio, un boato, un frastuono così forte, una sirena che lampeggia e urla nella notte… In lontananza, mi è parso di sentire un telegiornale che parlava di me e la voce della vicina che accompagnava le parole “delitto passionale”. Eh no, Signora, proprio lei dovrebbe saperlo che il suono della passione non assomiglia affatto a quello di uno sparo. Che suono fa l’amore? Scopritelo voi per me e poi, vi prego, fatelo sapere a tutti.   EMILIA BIFANO

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5 Azioni essenziali per ottenere la certificazione di parità di genere e rendere il luogo di lavoro più inclusivo

5 Azioni essenziali per ottenere la certificazione di parità di genere e rendere il luogo di lavoro più inclusivo

La parità di genere nel luogo di lavoro non è solo una questione di giustizia, ma anche una scelta strategica per il successo dell'azienda. Un ambiente di lavoro equo ed inclusivo può portare a una maggiore produttività, soddisfazione e lealtà dei dipendenti. Ecco cinque azioni che ogni azienda dovrebbe considerare per avvicinarsi all'obiettivo di parità di genere: 1. Inserire Dispenser di Assorbenti Organici nei Bagni AziendaliCome discusso in un precedente articolo, garantire la disponibilità di assorbenti organici nei bagni è una chiara dimostrazione del supporto alle esigenze femminili. Questa semplice azione può fare una grande differenza nella vita quotidiana delle dipendenti, offrendo loro un ambiente di lavoro più confortevole e attento alle loro necessità. 2. Formazione sulla Parità di Genere e SensibilizzazioneLa formazione è fondamentale per creare una cultura aziendale basata sull'uguaglianza. Offri corsi regolari ai tuoi dipendenti per sensibilizzarli sulla parità di genere, sulle questioni legate alla diversità e sull'importanza dell'inclusione. Questo aiuterà a prevenire discriminazioni e pregiudizi, creando un ambiente di lavoro più armonioso. 3. Rivedere le Politiche Aziendali sulle Pari OpportunitàAssicurati che le tue politiche aziendali, dai processi di assunzione alle promozioni, siano trasparenti e prive di discriminazioni di genere. Implementa processi di selezione cieca e considera programmi di mentorship per supportare le donne in carriera. 4. Promuovere la Flessibilità sul LavoroLa flessibilità lavorativa, come orari flessibili, lavoro da casa e congedo parentale esteso, può essere un enorme vantaggio per tutti i dipendenti, ma in particolare per le donne che spesso si trovano a gestire equilibri familiari complessi. Queste politiche possono contribuire a ridurre il divario di genere nel mondo del lavoro. 5. Monitorare e Valutare RegolarmenteStabilisci indicatori chiave di performance (KPI) legati alla parità di genere e valuta regolarmente i progressi. Questo può includere la percentuale di donne in ruoli dirigenziali, il divario retributivo di genere o la soddisfazione delle dipendenti. In conclusione, la parità di genere nel luogo di lavoro non è un traguardo utopico, ma un obiettivo tangibile che può essere raggiunto con impegno e azioni concrete. Ogni passo in questa direzione non solo rafforza l'immagine e la reputazione dell'azienda, ma contribuisce anche a un futuro più equo e prospero per tutti.

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Ciclo mestruale: gli Omega-3 sono utili contro il dolore?

Ciclo mestruale: gli Omega-3 sono utili contro il dolore?

In alcune parti del mondo è già realtà: le donne hanno diritto a un congedo mestruale – un periododi assenza giustificata dal lavoro a causa di sintomi invalidanti associati al ciclo mestruale. Perchésì, il dolore che accompagna le mestruazioni può essere talmente forte da impedire di svolgere le normali attività quotidiane, incluse quelle lavorative.Ma perché tutto questo dolore? Possibile che non ci sia modo per contrastarlo e riuscire a vivere in modo sereno anche i giorni del mese in cui si è alla prese con ciclo e assorbenti?Fortunatamente, non tutte le persone soffrono di questo problema – che, in gergo tecnico, prende il nome di dismenorrea. Ancor più fortunatamente anche chi convive con mestruazioni dolorose ha a disposizione possibili vie di uscita. Non sempre si tratta di farmaci; infatti, anche molecole assolutamente naturali come gli Omega-3 sembrano utili contro i dolori associati al ciclo. Le cause della dismenorreaPer comprendere i possibili vantaggi dell'assunzione di Omega-3 è bene fare un passo indietro e capire, prima di tutto, cos'è esattamente la dismenorrea e da cosa dipende.A volte i dolori del ciclo sono associati a problemi di salute anche seri, come l'endometriosi o i fibromi uterini. In queste circostanze si parla di dismenorrea secondaria; i dolori possono iniziare prima dell'inizio delle mestruazioni e proseguire anche dopo la fine delle perdite, peggiorando, spesso, con il passare del tempo.Nella maggior parte dei casi, però, alla base della dismenorrea non c'è una patologia. Più semplicemente, l'utero produce una quantità molto elevata di prostaglandine, molecole che causando la contrazione dei muscoli dell'utero stesso portano alla comparsa di crampi – e quindi di dolore.In questo caso si parla di dismenorrea primaria. I fastidi possono iniziare a farsi sentire già uno o due giorni prima dell'inizio delle perdite mestruali e in genere durano per pochi giorni, ma ad alcune persone va decisamente peggio: per loro, i dolori sono forti e persistenti. Dolori mestruali: le soluzioniNon esistono soluzioni specifiche contro la dismenorrea primaria. I rimedi più spesso utilizzati sono impacchi caldi a livello del basso addome, bagni altrettanto caldi e farmaci per combattere il dolore.Tecniche di rilassamento (come lo yoga e la meditazione), l'attività fisica e, d'altra parte, il riposo, così come anche la scelta di evitare il fumo e il consumo di alcolici, possono dare un ulteriore aiuto.Per quanto riguarda i farmaci contro i dolori mestruali , generalmente si tratta di antinfiammatori non steroidei (Fans), come l'ibuprofene e il naprossene, che possono sia alleviare gli effetti delle prostaglandine sia ridurre la loro produzione da parte dell'utero.In effetti, le prostaglandine sono molecole di natura infiammatoria. I tessuti infiammati sono caratterizzati da un significativo aumento della loro sintesi, che svolge un ruolo importante nella comparsa dei tipici segni dell'infiammazione acuta, tra cui è incluso anche il dolore. Omega 3, alleati contro l'infiammazioneL'idea che gli Omega-3 possano essere utili contro i dolori mestruali deriva proprio dalle loro proprietà antinfiammatorie. Infatti questi grassi di origine alimentare sono i precursori di diverse molecole coinvolte nell'infiammazione. Rispetto ad altri grassi presenti nel cibo (in particolare, rispetto agli Omega-6, molto abbondanti nelle diete occidentali moderne) gli Omega-3 sono il substrato per la produzione di sostanze che tendono ad avere un minore potenziale infiammatorio.Inoltre, sono i progenitori anche di molecole che contribuiscono a far terminare i fenomeni infiammatori (le maresine, le resolvine e le protectine). Infine, controllano l'espressione di geni – attivando fattori antinfiammatori e inibendo fattori proinfiammatori – e l'attività delle cellule del sistema immunitario, contrastando l'infiammazione.Tra le molecole regolate dagli Omega-3 ci sono proprio le prostaglandine, la cui produzione viene regolata non solo dai Fans ma anche da questi grassi alleati della salute. Insomma, i motivi per pensare che possano essere utili anche quando l'infiammazione e il dolore dipendono dal ciclo mestruale non mancano. Gli Omega-3 contro la dismenorreaGli studi sul tema non mancano. I loro risultati sono incoraggianti, tanto che un'analisi piuttosto recente condotta da ricercatori iraniani e pubblicata sull'European Journal of Clinical Pharmacology ha portato alla conclusione che «gli acidi grassi polinsaturi Omega-3 possono avere un lieve effetto sulla severità della dismenorrea primaria».Nell'analisi sono stati inclusi gli studi randomizzati controllati (che sono studi clinici di elevata qualità) reperibili nelle principali banche dati di pubblicazioni scientifiche in cui siano stati analizzati gli effetti dell'assunzione di Omega-3 sulla dismenorrea primaria.Ne è emerso che la gravità dei dolori mestruali può dipendere da diversi fattori, fra cui anche quanti Omega-3 si assumono al giorno. A tal proposito, una delle conclusioni cui sono giunti i ricercatori potrebbe sorprendere: questi grassi riescono a contrastare meglio il dolore quando vengono assunti a basse dosi. Un'altra conclusione interessante è che possono rappresentare un rimedio più efficace per le persone più giovani. Non solo dismenorreaPeraltro, la dismenorrea non è l'unico disturbo associato al ciclo mestruale che potrebbe essere almeno in parte tenuto sotto controllo dagli Omega-3. Diversi studi suggeriscono infatti che questi grassi possano ridurre anche la gravità della sindrome premestruale , vale a dire quella condizione che può fare la sua comparsa da una a due settimane prima dell'inizio delle perdite mestruali e che scatena molti sintomi diversi dal dolore, come gonfiore, irritabilità, affaticamento e aumento dipeso.In questo caso, l'assunzione di Omega-3 sembra essere tanto più efficace quanto più è prolungata nel tempo. Come assumere Omega-3 contro i fastidi del ciclo?Gli Omega 3 sono naturalmente presenti in diversi alimenti di origine vegetale (come le noci, i semi di lino e il loro olio) e animale (il pesce grasso e gli oli derivati). Tuttavia, non tutti gli Omega 3 di origine alimentare si equivalgono.Quelli biologicamente attivi sono l'EPA (acido eicosapentaenoico) e il DHA (acidodocosaesaenoico), cioè gli Omega-3 di origine marina, presenti nel pesce, nell'olio di pesce, nell'olio di krill e nell'olio microalgale. Purtroppo, l'organismo umano non è un abile produttore di queste molecole, che è quindi bene assumere in quantità adeguate con il cibo o, se ne sono necessarie dosi particolarmente adeguate o non si mangia pesce a sufficienza, con gli integratori alimentari.Le persone che vogliono provare la loro efficacia contro i disturbi del ciclo possono assumerli in due modi diversi: a basse dosi, se il problema con cui hanno a che fare è una dismenorrea primaria; per lunghi periodi, se vogliono contrastare i sintomi della sindrome premestruale. SILVIA SOLIGONRiferimenti bibliografici:Brenna JT. Efficiency of conversion of alpha-linolenic acid to long chain n-3 fatty acids in man.Curr Opin Clin Nutr Metab Care. 2002 Mar;5(2):127-32. doi: 1 0.1097/00075197-200203000-00002Calder PC. Omega-3 fatty acids and inflammatory processes: from molecules to man. Biochem SocTrans. 2017 Oct 15;45(5):1105-1115. doi: 10.1042/BST20160474Mohammadi MM et al. Effect of omega-3 fatty acids on premenstrual syndrome: A systematicreview and meta-analysis. J Obstet Gynaecol Res. 2022 Jun;48(6):1293-1305. doi:10.1111/jog.15217Mohammadi MM et al. The impact of omega-3 polyunsaturated fatty acids on primarydysmenorrhea: a systematic review and meta-analysis of randomized controlled trials. Eur J ClinPharmacol. 2022 May;78(5):721-731. doi: 10.1007/s00228-021-03263-1MedlinePlus. Period Pain. https://bit.ly/406cVnV . Ultima visualizzazione 20/10/23Ricciotti E and FitzGerald GA. Prostaglandins and Inflammation. Arterioscler Thromb Vasc Biol.2011 May; 31(5): 986–1000. doi: 10.1161/ATVBAHA.110.207449

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Sex toys come alleati nel percorso di riabilitazione del pavimento pelvico

Sex toys come alleati nel percorso di riabilitazione del pavimento pelvico

La riabilitazione del pavimento pelvico è diventata sempre più rilevante negli ultimi anni, perché è stata, finalmente, portata al centro di discussioni, sia mediche che politico-sociali, riguardanti il percorso terapeutico di quelle malattie invisibili a carattere uroginecologico, in cui il pavimento pelvico è quasi sempre uno dei protagonisti principali.   La riabilitazione del pavimento pelvico, infatti, è l’insieme delle tecniche di tipo conservativo che hanno lo scopo di affrontare tutte le problematiche derivanti dalle disfunzioni del pavimento pelvico. Quest’ultime riguardano il 40% della popolazione femminile e possono essere dovute ad ipotonia, cioè l’eccessiva debolezza dei muscoli del pavimento pelvico, o all’ipertonia, l’eccessiva tensione e incapacità di rilassamento di questi muscoli.   I muscoli del pavimento pelvico ipotonici possono dare problemi come incontinenza urinaria o prolasso degli organi pelvici, mentre i muscoli del pavimento pelvico ipertonici possono dare problemi, quali dispareunia (dolore alla penetrazione), vulvodinia, vaginismo, dolore pelvico persistente, ritenzione urinaria e difficoltà ad evacuare.   Ultimamente, l'uso dei sexual devices, chiamati più comunemente sex toys, è emerso come un approccio innovativo e efficace nella riabilitazione del pavimento pelvico. Questa pratica, nota come terapia sessuale assistita, ha dimostrato di essere vantaggiosa per le persone che desiderano rafforzare i propri muscoli pelvici, migliorare la propria sensibilità sessuale e affrontare problemi di disfunzione del pavimento pelvico dovute a patologie differenti. È interessante notare che anche riviste scientifiche di grande importanza stanno affrontando la questione. Nel 2019, Rubin et Al. hanno pubblicato una review sull'argomento su "Obstetrics and Gynecology," organo ufficiale dell'American College, e nel 2021 Dewitte et Al. hanno presentato una review ancora più ampia su "Nature Reviews Urology".   Questo significa che ginecologi e urologi, i professionisti che spesso entrano in contatto per primi con le difficoltà dei propri pazienti, sono invitati ad aggiornarsi su questo argomento e a considerare l'eventuale utilizzo dei sex toys come supporto alla pratica clinica.   Oltre alle discussioni che stanno nascendo in ambito sanitario, diversi sex bloggers su Instagram hanno affrontato questo tema, alcuni dei quali scrivendo dei libri a riguardo, tra cui "Sex toys" dei Le sex en rose e "Senza tabù" della Dottoressa e Ostetrica Violeta Benini. Inoltre, l'argomento è stato trattato in varie serie televisive, tra le quali spiccano la più recente Grace and Frankie e l’indimenticabile Sex and the City.   In questo articolo, quindi, scopriremo insieme perché è importante includere questi sexual devices nei propri esercizi di rafforzamento e riabilitazione del pavimento pelvico.   Il pavimento pelvico è una rete complessa di muscoli, nervi, legamenti e tessuti avvolgono la zona inferiore della cavità addominale e contengono gli organi pelvici, cioè l’utero, l’uretra, la vescica, la vagina e il retto. Questi muscoli sostengono gli organi pelvici, fornendo il controllo delle funzioni urinarie e intestinali. Inoltre, il pavimento pelvico gioca un ruolo cruciale nella funzione sessuale, poiché è coinvolto nell'orgasmo e nel controllo dell'erezione.   Il pavimento pelvico può indebolirsi a causa di vari fattori, tra cui gravidanza e parto, invecchiamento, obesità, chirurgia pelvica, chemio-radioterapia e persino a causa dello stress cronico e della sedentarietà. Questo indebolimento può portare a diversi problemi come incontinenza urinaria, disfunzione erettile, difficoltà nell'orgasmo e perdita della sensibilità sessuale. Proprio per situazioni come questa viene consigliata la terapia sessuale assistita.   La terapia sessuale assistita è un approccio che utilizza sex toys, come i pesi vaginali o i coni vaginali, nel caso di ipotonia del pavimento pelvico, per aiutare le persone a rafforzare i muscoli pelvici e a migliorare il controllo volontario su di essi e il tono di questi, la consapevolezza e le sensazioni vaginali, migliorando piacere e favorendo l'orgasmo. Questi dispositivi sono progettati per essere introdotti nel canale vaginale o anale e richiedono il coinvolgimento attivo dei muscoli pelvici per mantenerli al loro posto. Questa azione di contrazione e rilassamento mirata è simile agli esercizi di Kegel, noti per il loro ruolo nella riabilitazione del pavimento pelvico e, sebbene quest’ultimi siano efficaci, alcune persone possono trovare difficile individuare i muscoli giusti da contrarre o possono perdere interesse a causa della noia che comportano. Ecco perché innovare i propri esercizi di riabilitazione inserendo i sex toys nella propria routine!   Feedback sensoriale: alcuni sex toys sono dotati di sensori o dispositivi di feedback che forniscono informazioni in tempo reale sulla contrazione dei muscoli pelvici. Questo può aiutare le persone a migliorare la consapevolezza dei propri muscoli pelvici e a imparare a controllarli meglio. La sensazione di piacere può motivare, poi, a impegnarsi in modo più costante nei propri esercizi. Maggiore coinvolgimento emotivo: il coinvolgimento emotivo durante l'uso di sex toys può migliorare l'aderenza al programma di riabilitazione. Le persone sono più propense a continuare l'allenamento se lo associano a esperienze positive. Riduzione dello stress e dell'ansia: l'auto-esplorazione e l'uso di sex toys possono ridurre lo stress e l'ansia, che possono, a loro volta, influire negativamente sulla salute pelvica. Un minore stress può contribuire al successo del trattamento di riabilitazione. Miglioramento della funzione sessuale: l'uso regolare di sex toys nel percorso di riabilitazione del pavimento pelvico può portare a un miglioramento della funzione sessuale. Questo può essere particolarmente benefico per le persone che hanno sperimentato problemi sessuali legati alla debolezza del pavimento pelvico. L'uso di sex toys può migliorare la vita sessuale, il che può a sua volta contribuire al benessere generale. Maggiore piacere sessuale può essere un incentivo per continuare il percorso di riabilitazione. Aumento della circolazione sanguigna: l'uso di sex toys può aumentare la circolazione sanguigna nell'area pelvica, il che può favorire il recupero e la guarigione dei muscoli danneggiati o indeboliti. Altri devices hanno una funzione autoriscaldante, consentendo di sfruttare anche il potere miorilassante del calore. Miglioramento della qualità della vita: riducendo o eliminando l'incontinenza urinaria, molte persone vedono un miglioramento significativo nella propria qualità della vita. Prevenzione di problemi futuri: l'uso regolare di sex toys nel percorso di riabilitazione del pavimento pelvico può aiutare a prevenire futuri problemi legati al pavimento pelvico. Varietà di opzioni: sul mercato esistono numerosi sex toys progettati specificamente per la riabilitazione del pavimento pelvico. Questi dispositivi offrono varie intensità di vibrazione e possono essere personalizzati per le esigenze individuali.   I vibratori, infatti, possono aiutare ad aumentare la reattività sessuale generale, utile in caso di scarso desiderio sessuale, anorgasmia e dolore genitale. I dilatatori vaginali e i dildi sono spesso impiegati in donne che affrontano disfunzioni sessuali durante la menopausa e il periodo post-menopausale. Questi dispositivi, disponibili in serie di diametri crescenti, aiutano ad allungare e rilassare i muscoli vaginali. Questo processo facilita una migliore connessione tra mente e corpo, riducendo l'ansia e il dolore. In caso di condizioni come l'endometriosi o altre patologie pelviche che possono causare dolore durante la penetrazione alcune persone trovano utile l'uso di dispositivi come anelli per il pene in silicone. Questi dispositivi possono aiutare a limitare la porzione del pene che penetra nella vagina, evitando il contatto con la parte della vagina che causa dolore, facilitando così una penetrazione piacevole e senza dolore.   Per tutte queste ragioni, il vantaggio da non sottovalutare nell’utilizzo dei sex toys è quello di rendere la donna più autonoma nella terapia, meno dipendente dalle manipolazioni del terapeuta e co-responsabile del proprio benessere.   È importante, però, sottolineare che l'uso dei sex toys come parte della riabilitazione del pavimento pelvico dovrebbe essere supervisionato da un professionista sanitario qualificato e specializzato in questa tipologia di riabilitazione. Inoltre, è fondamentale rispettare tutte le linee guida e le raccomandazioni fornite dal professionista per evitare lesioni o complicazioni. Il professionista mostrerà come utilizzare il sex toy correttamente e guiderà attraverso una serie di esercizi mirati per rafforzare i muscoli del pavimento pelvico, iniziando con sex toys di dimensioni adeguate e intensità bassa per poi aumentare gradualmente l'intensità e la complessità del trattamento. La chiave, però, per ottenere risultati positivi è la costanza. È importante seguire il programma di allenamento raccomandato e praticare regolarmente gli esercizi, senza dimenticarsi di farlo.   Questo garantirà che la terapia sia adatta alle esigenze individuali della paziente e che venga effettuata in modo sicuro.   Inoltre, è essenziale utilizzare sex toys progettati appositamente per la riabilitazione del pavimento pelvico e con funzionalità di feedback sensoriale. Questi dispositivi devono essere realizzati con materiali sicuri per il corpo e facili da pulire. L’igiene, infatti, è fondamentale: bisogna assicurarsi di mantenere una rigorosa pulizia durante l'uso dei sex toys, igienizzandoli accuratamente prima e dopo ogni utilizzo.   L’applicazione dei sex toys come strumento di riabilitazione del pavimento pelvico è davvero un'innovazione emozionante nel mondo della salute sessuale e del benessere. Questi dispositivi non solo offrono una soluzione divertente, ma anche coinvolgente per rafforzare quei muscoli pelvici, il che può fare la differenza nella vita di chi affronta problemi legati a questa zona.   Tuttavia, ricordate che è essenziale fare tutto ciò sotto la guida di un professionista della salute. Con il giusto approccio, i sex toys possono davvero diventare dei potenti alleati nella riabilitazione del pavimento pelvico e nel miglioramento del benessere sessuale. Quindi, non abbiate paura di esplorare questa nuova frontiera della salute e del piacere!   LORENZO CIOL

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Assorbenti nei Bagni: Come Rendere il Tuo Luogo di Lavoro più Inclusivo e Sostenibile

Assorbenti nei Bagni: Come Rendere il Tuo Luogo di Lavoro più Inclusivo e Sostenibile

La parità di genere e la sostenibilità sono oggi temi caldi e cruciali nell'ambiente aziendale. Le imprese sono sempre più attente non solo a ciò che vendono ma anche a come operano, alla cultura che promuovono e all'impatto che hanno sull'ambiente e sulla società. Ecco perché l'introduzione di un servizio come il dispenser di assorbenti organici nei bagni aziendali, gratuiti per le dipendenti, rappresenta una soluzione rivoluzionaria. Ma perché è così importante? Scopriamolo insieme.1. Parità di Genere e Benessere sul LavoroGli assorbenti sono un bene primario. Disponendo di assorbenti nei bagni aziendali, le imprese non solo mostrano una profonda comprensione delle esigenze delle dipendenti, ma portano avanti un messaggio potente: la normalizzazione di un bisogno femminile. Come la carta igienica, che è sempre presente e garantita, gli assorbenti dovrebbero godere dello stesso status.2. Produttività e Felicità sul LavoroL'esperienza delle dipendenti viene trasformata quando non devono preoccuparsi di avere con sé un assorbente o di cercarne uno in caso di emergenza. Ciò elimina stress e interruzioni, consentendo loro di concentrarsi meglio sul loro lavoro, risultando in una maggiore produttività e felicità sul posto di lavoro.3. Certificazione di Parità di GenereAdottando il servizio di dispenser di assorbenti organici, le aziende possono rendicontare l'iniziativa all'interno della certificazione di parità di genere. Questo non solo migliora la reputazione dell'azienda, ma può anche offrire vantaggi tangibili come agevolazioni fiscali e un miglior posizionamento nel mercato.4. Sostenibilità AmbientaleNon si tratta solo di assorbenti, ma di assorbenti organici e compostabili. Questo significa che, oltre a sostenere le esigenze delle donne, le aziende stanno anche contribuendo attivamente alla tutela dell'ambiente. Integrare questo servizio nel bilancio di sostenibilità è un altro passo verso un mondo più green.5. Un’Azione Rivoluzionaria per un Futuro MiglioreImmagina una generazione futura in cui tutte le donne non debbano preoccuparsi degli assorbenti. Dove ogni bagno aziendale e pubblico considera gli assorbenti come un bene primario. Questa è la visione che stiamo promuovendo.In conclusione, inserire dispenser con assorbenti compostabili nei bagni aziendali non è solo un gesto simbolico, ma una decisione strategica che porta benefici reali sia alle dipendenti che all'azienda stessa. È un investimento nell'uguaglianza, nel benessere e nel futuro del nostro pianeta. Se la tua azienda è pronta a fare la differenza, adottare un servizio di dispenser di assorbenti organici è il passo giusto nella direzione giusta.

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Bombshell

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Il 20 dicembre 2019 esce negli Stati Uniti un film diretto da Jay Roach e sceneggiato da Charles Randolph, il cui titolo è “Bombshell”. Il cast è da serie A, Charlize Theron nei panni di Megyn Kelly, Nicole Kidman nei panni di Gretchen Carlson, Margot Robbie interprete della fittizia Kayla Popisil e ancora John Lithgow caratterizzante magistralmente Roger Ailes e Kate McKinnon come Jess Carr, la donna la cui macchia era essere la “Lesbica di Fox News”.Un film che ricorda il lavoro di Adam McKay ne “La grande scommessa”, dove sempre Randolph porta avanti la sceneggiatura, qui intelligentemente interrotta dal falso documentario. Si gioca di angolazioni, inquadrature sul dettaglio e soprattutto sguardi alla ricerca disperata di conforto raccontando, in maniera romanzata, la vera storia che nel 2016 ha sconvolto l’America: l’accusa di molestie a Roger Ailes, il CEO di Fox News nonché la più importante emittente televisiva statunitense. Iniziando dal dibattito politico di Megyn Kelly e Donald Trump, ci si immerge in un dirompente reportage guidato dalla voce di Charlize Theron, dove l’irrefrenabile caduta di Roger Ailes si fa coprotagonista del personaggio principale: il sofferente silenzio delle donne di Fox News. Grazie però a un incisivo primo piano allo sguardo di Charlize Theron per la propria figlia, capiamo che la voglia di cambiare questo sistema tossico per il loro futuro è più forte di qualunque cosa. Megyn Kelly e Gretchen Carlson rappresentano infatti quelle 23 donne spaventate dal rumore della propria voce, in una storia cruda e brutalmente diretta che, senza tanti fronzoli, si fa voce della realtà guidata dal “Sexual Harassment", diventato poi il simbolo del #Metoo.Era il 15 ottobre 2017 quando Alyssa Milano, indimenticabile Phoebe Halliwell di “Streghe”, utilizzò per la prima volta l’espressione “#metoo” sull’allora Twitter, riconoscendone il primo utilizzo, risalente al 2006, a Tarana Burke. Fu solo questione di tempo perché altre celebrities come Gina Lollobrigida e Gwyneth Paltrow, condividessero la loro esperienza in riferimento alle accuse di Sexual Harassment. Non solo il produttore cinematografico Harvey Weinstein fu però protagonista, ed è qui che risiede il profondo senso di questo movimento: in una sola giornata quell’ hashtag era stato retwittato 200.000 volte, in due giorni era arrivato a 500.000. Una cascata senza fine partita dal silenzio di Tarana Burke che non riuscì a rispondere con un apparentemente semplice “Anche a me” a una donna di nome Heaven, la quale le raccontò le violenze subite dal fidanzato della madre. Furono però anche le anchorwoman di Fox News ad ispirare il movimento femminista contro le violenze sessuali sul posto di lavoro, venuto alla luce proprio un anno dopo dalle dimissioni e dalla morte di Roger Ailes. Una "cyber cascades" senza fine, che ancora oggi si fa sentire e non smetterà mai di farlo.Il risultato economico non è stato quello sperato, è vero, ma il film ha raggiunto pienamente il suo obiettivo sorprendendo lo spettatore. L’impatto è forte. È impossibile non provare intesa davanti alla brutalità di un’espressione di violenza ancor più forte di un gesto in sé: “Devo sapere che sei leale”. È altrettanto impossibile non piangere di fronte alla silenziosa ma bombardante chiosa finale di Margot Robbie: “Che cosa ho fatto? Che cosa ho detto? Che cosa indossavo? Cosa non ho capito?” DEBORAH FIORUCCI

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Nuoto e ciclo mestruale

Nuoto e ciclo mestruale

Quante volte avere le mestruazioni ha reso più difficile una qualsiasi azione quotidiana, dallo studiare, al cucinare o semplicemente allo svolgere un lavoro? Pensate a quanto questa difficoltà possa ampliarsi nel momento in cui il nostro corpo, oltre a cercare di affrontare i dolori legati al ciclo mestruale, deve svolgere un’attività sportiva. E cosa dire, oltretutto, se quell’attività si svolge in acqua, rendendo ancora più scomodo – e a volte persino complicato! – il modo di allenarsi o di svolgere una gara? Nel mio piccolo, avendo nuotato ad alto livello agonistico per oltre vent’anni, posso raccontare la mia personale esperienza con le mestruazioni, con tutto ciò che di positivo e negativo hanno comportato. In effetti, il ciclo mestruale ha sempre avuto a che fare con la mia carriera agonistica: le prime mestruazioni mi vennero durante un collegiale fuori casa, all’età di tredici anni, senza avere la più pallida idea di cosa fare e senza capire perché tutti i compagni e allenatori continuassero a dirmi “Congratulazioni!”. In fondo, mi faceva male la pancia e non riuscivo ad allenarmi, cosa avrei dovuto festeggiare? Proprio non riuscivo a capirlo. Da quel giorno è iniziato un percorso che mi ha insegnato tanto e di cui forse si parla troppo poco, visto che accomuna così tante atlete che si ritrovano a dover gestire e affrontare le stesse difficoltà. Il ciclo, infatti, influenza tantissimo le prestazioni sportive, soprattutto nell’anno dello sviluppo: il corpo cambia, gli ormoni aumentano e inevitabilmente – almeno nel nuoto – si ha quel “salto” di qualità in cui si riesce a migliorare addirittura secondi, anche se spesso veniamo giustificate con un semplice “Ah, sì, di sicuro ha sviluppato!”. Allo stesso tempo, però, nessuno parla dell’altro lato della medaglia: i mal di pancia, il flusso spesso abbondante da dover gestire in acqua, i mal di testa, gli assorbenti interni da utilizzare sotto il costumone per non sporcarsi in attesa di gareggiare, le forze che vengono meno proprio la mattina di quella gara importante, che ti qualificherà per quella nazionale che hai tanto aspettato e per cui ti alleni da mesi, se non anni. Allora provi a gestire il tuo ciclo, magari con una pillola anticoncezionale che riesca a regolarizzarlo rendendo più “prevedibile” l’arrivo delle mestruazioni e sperando che non vada a combaciare con una gara o con l’altra. Ma anche in quel caso, con la pillola non tutti i corpi reagiscono allo stesso modo e può capitare che la ritenzione idrica prenda il sopravvento, e quei due o tre chili in più si facciano sentire, soprattutto quando lotti per migliorare anche solo qualche decimo. Insomma, un vero schifo! Ogni corpo è diverso, ogni persona reagisce in modo differente e riuscire a trovare un equilibrio che permetta a ogni atleta di dare il massimo mettendo sempre al primo posto la propria salute – fisica e mentale – non è mai facile. Quello che servirebbe e su cui credo ci sia ancora tanta strada da fare èriuscire ad adattare la propria preparazione sportiva alle varie fasi del ciclo, approfondendo di più l’impatto che esso può avere sulle prestazioni e non nascondendo un cattivo allenamento dietro a un semplice e scontato “Oggi non ha proprio voglia di far nulla”. Allo stesso tempo, però, bisognerebbe normalizzare l’argomento delle mestruazioni, che purtroppo spesso sono ancora un tabù e insegnare alle bambine che saranno giovani donne a non considerarlo un periodo invalidante, ma cercare di comportarsi normalmente sempre ascoltando il proprio corpo per capire ciò di cui si ha bisogno.Per quanto sia difficile riuscire a organizzare allenamenti di decine di persone – con altrettanti cicli mestruali diversi –, un po’ di consapevolezza su quello che ogni fase può comportare e su ciò che potrebbe aiutarci in un momento o in un altro – che si tratti di cibo, esercizi di rilassamento muscolare, possibilità di sforzi o meno – secondo me potrebbe fare la differenza. Come spesso accade, basterebbe poco per avere dei miglioramenti e, come in tutti gli ambiti della vita, servirebbe solo parlarne di più e averne consapevolezza. Il corpo è una macchina perfetta e per il suo ottimale funzionamento è importante conoscerne a fondo ogni aspetto che lo compone, senza il timore e la paura di affrontare in modo diverso – e quindi anche unico, come ognuna di noi lo è – l’intero ciclo mestruale. Teresa Strickner

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La sottomissione delle donne è un fatto naturale?

La sottomissione delle donne è un fatto naturale?

Ero una bambina eppure capivo il rispetto delle regole. Sono sempre stata sottomessa alle leggi umane. C'erano divieti dappertutto, in casa con la mia famiglia, a tavola davanti al mio piatto preferito, a scuola quando dovevo stare attenta a parlare d'impeto perché dovevo ricordarmi di alzare la mano. È sempre stato doveroso chiedere permesso, scusarsi, forse anche redimere il peccato di essere al mondo.  E un bel giorno, nel luglio strano dei miei dieci anni, in un campo scout lontano da casa, è arrivata la prima mestruazione. Non sapevo nulla di come funzionasse il mio corpo, pensavo solo di essermi guastata, anche se una parte di me nel silenzio innocente del bagno delle femmine sentiva che quella cosa prima o poi doveva accadere: ero sottomessa anche dalla natura, ora il mondo mi aveva completamente.  Mi sono sempre sentita così, un corpo basso, nel senso più vicino possibile alla sconfitta, all'oppressione. Tutto ha contribuito a farmi sentire una femmina sottomessa. Le regole non le potevo fare io, mai. Non restava altro che obbedire.  Ho cercato di trovare allora, in anni più dissennati che piacevolmente incoscienti, un ruolo alla sottomissione. Un ruolo che per qualche attimo potesse ribaltare il gioco, in cui la spettatrice poteva per qualche minuto divenire protagonista, dire la sua battuta su un palco illuminato e prestigioso e poi tornare all'ombra da cui era sbucata.  Quel ruolo per me l'ha avuto il desiderio. Sordido, liquefatto, tortuoso, scriteriato, casuale, il mio desiderio di giovane donna andava a tentoni tra corpi senza nome, sentimenti senza definizioni, sere senza raccapriccio. Fin quando l'ho trovata lì, quella sensazione pulsante e aberrante, che da diavolo diventava angelo e da mappamondo si faceva mappa: la sensazione del piacere che invade il corpo. Procurata sottomettendomi.  È così che è iniziato il mio viaggio interiore alla ricerca dell'origine della mia sottomissione. Sottomissione di bambina, di giovane donna, di ragazza, di adulta. Sottomissione di figlia, di studentessa, di amica, di lavoratrice, di fidanzata. Sottomissione al sistema, alla società, alla cultura che non mi sono scelta.  È per questa ipocondriaca innocenza della mia anima, che vuole dare un nome alle cose che prova, che ho voluto leggere 'Sottomessa non si nasce, lo si diventa' di Manon García. Di lei avevo letto anche 'Di cosa parliamo quando parliamo di consenso' e mi aveva dato buoni spunti su cui poter ergere le mie riflessioni.  Ho capito che quella sottomissione di cui parlo, che poco sopra definisco innata, scorgo essere ancestrale, quasi pura o ontologica, meschinamente definitrice, è la sottomissione che sentono tutte le persone socializzate donne.  La causa è nel sistema patriarcale che da tempo immemore ormai continua a definire le nostre esistenze, creando squilibri di potere tra generi, inserendo quelle consuetudini che io oggi sento come un'appartenenza. Manon García si chiede: noi donne siamo sottomesse per natura? In altre parole: fa parte della natura della donna stessa l'inclinazione alla sottomissione?  Per dimostrare la sua tesi García utilizza tutte le principali teorie filosofiche occidentali e ‘Il secondo sesso’ di Simone de Beauvoir, qui considerato un testo filosofico con una qualità di pensiero inaudita per i tempi in cui è stato scritto. Lo scopo ultimo è solamente quello di analizzare la sottomissione delle donne agli uomini (con una limitazione alle donne che vivono in Occidente e negli Stati Uniti) per comprendere il modo in cui le gerarchie di genere hanno modellato e continuano a modellare le esperienze delle donne. García arriva a dimostrare, come precedentemente aveva fatto De Beauvoir, che la donna è situata in un certo contesto dove ad essa sono prescritte delle norme da rispettare, tra cui la sua sottomissione al potere e alle logiche predominanti (maschili). Analizzare la sottomissione è complesso perché bisogna unire la sfera personale e quella collettiva. Inoltre, intendere la sottomissione come una conseguenza della cultura diffusa permette anche di ripensare la questione del consenso, anche in ambito sessuale.  Ad oggi sappiamo che tutte abbiamo acconsentito alla sottomissione in diversi ambiti della nostra vita e possiamo ammettere in serenità che essa è una situazione contraddittoria, non facile da riconoscere, da decostruire. Sappiamo anche che avere atteggiamenti sottomessi non significa rinunciare alla libertà ma avere una reazione passiva, che potrebbe trasformarsi nel suo contrario.  Oggi so che la sottomissione che provo è generata, che la mia mente e il mio corpo sono prigioniere di una gabbia invisibile contro cui sferro colpi di ascia ogni giorno, sperando di romperla. Alcuni giorni mi metto seduta e osservo l'invisibile: quelle catene che mi ancorano a terra, che prendono le forme di voci nella testa e di emozioni stagnanti, mi dicono: non puoi, non devi, resta al tuo posto.  Altri giorni metto a soqquadro il mio desiderio: cosa voglio e come lo voglio: forza, rispondi. In nessuna vita umana possibile vorrò mai più sentirmi così, in colpa per un corpo, in colpa per un desiderio, in colpa per essere stata una bambina senza regole e una donna adulta senza costruzioni.  Sottomessa non si nasce, lo si diventa: è una fortuna poter praticare la strada al contrario. Voltarsi e saper riconoscere il paesaggio, stavolta la strada sarà meno lunga. Ci sono passate donne e donne prima di me, alcune morendo alcune vivendo, e io non starò a guardare la geografia cambiare: cambierò prima me. Poi te. Poi tutte insieme fino al ritorno. Marciando come partigiane resistenti. Verrà il nostro aprile.  CLARA MARZIALI

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