Periodica Magazine: lo spazio per il dialogo aperto
Sex toys come alleati nel percorso di riabilitazione del pavimento pelvico
La riabilitazione del pavimento pelvico è diventata sempre più rilevante negli ultimi anni, perché è stata, finalmente, portata al centro di discussioni, sia mediche che politico-sociali, riguardanti il percorso terapeutico di quelle malattie invisibili a carattere uroginecologico, in cui il pavimento pelvico è quasi sempre uno dei protagonisti principali. La riabilitazione del pavimento pelvico, infatti, è l’insieme delle tecniche di tipo conservativo che hanno lo scopo di affrontare tutte le problematiche derivanti dalle disfunzioni del pavimento pelvico. Quest’ultime riguardano il 40% della popolazione femminile e possono essere dovute ad ipotonia, cioè l’eccessiva debolezza dei muscoli del pavimento pelvico, o all’ipertonia, l’eccessiva tensione e incapacità di rilassamento di questi muscoli. I muscoli del pavimento pelvico ipotonici possono dare problemi come incontinenza urinaria o prolasso degli organi pelvici, mentre i muscoli del pavimento pelvico ipertonici possono dare problemi, quali dispareunia (dolore alla penetrazione), vulvodinia, vaginismo, dolore pelvico persistente, ritenzione urinaria e difficoltà ad evacuare. Ultimamente, l'uso dei sexual devices, chiamati più comunemente sex toys, è emerso come un approccio innovativo e efficace nella riabilitazione del pavimento pelvico. Questa pratica, nota come terapia sessuale assistita, ha dimostrato di essere vantaggiosa per le persone che desiderano rafforzare i propri muscoli pelvici, migliorare la propria sensibilità sessuale e affrontare problemi di disfunzione del pavimento pelvico dovute a patologie differenti. È interessante notare che anche riviste scientifiche di grande importanza stanno affrontando la questione. Nel 2019, Rubin et Al. hanno pubblicato una review sull'argomento su "Obstetrics and Gynecology," organo ufficiale dell'American College, e nel 2021 Dewitte et Al. hanno presentato una review ancora più ampia su "Nature Reviews Urology". Questo significa che ginecologi e urologi, i professionisti che spesso entrano in contatto per primi con le difficoltà dei propri pazienti, sono invitati ad aggiornarsi su questo argomento e a considerare l'eventuale utilizzo dei sex toys come supporto alla pratica clinica. Oltre alle discussioni che stanno nascendo in ambito sanitario, diversi sex bloggers su Instagram hanno affrontato questo tema, alcuni dei quali scrivendo dei libri a riguardo, tra cui "Sex toys" dei Le sex en rose e "Senza tabù" della Dottoressa e Ostetrica Violeta Benini. Inoltre, l'argomento è stato trattato in varie serie televisive, tra le quali spiccano la più recente Grace and Frankie e l’indimenticabile Sex and the City. In questo articolo, quindi, scopriremo insieme perché è importante includere questi sexual devices nei propri esercizi di rafforzamento e riabilitazione del pavimento pelvico. Il pavimento pelvico è una rete complessa di muscoli, nervi, legamenti e tessuti avvolgono la zona inferiore della cavità addominale e contengono gli organi pelvici, cioè l’utero, l’uretra, la vescica, la vagina e il retto. Questi muscoli sostengono gli organi pelvici, fornendo il controllo delle funzioni urinarie e intestinali. Inoltre, il pavimento pelvico gioca un ruolo cruciale nella funzione sessuale, poiché è coinvolto nell'orgasmo e nel controllo dell'erezione. Il pavimento pelvico può indebolirsi a causa di vari fattori, tra cui gravidanza e parto, invecchiamento, obesità, chirurgia pelvica, chemio-radioterapia e persino a causa dello stress cronico e della sedentarietà. Questo indebolimento può portare a diversi problemi come incontinenza urinaria, disfunzione erettile, difficoltà nell'orgasmo e perdita della sensibilità sessuale. Proprio per situazioni come questa viene consigliata la terapia sessuale assistita. La terapia sessuale assistita è un approccio che utilizza sex toys, come i pesi vaginali o i coni vaginali, nel caso di ipotonia del pavimento pelvico, per aiutare le persone a rafforzare i muscoli pelvici e a migliorare il controllo volontario su di essi e il tono di questi, la consapevolezza e le sensazioni vaginali, migliorando piacere e favorendo l'orgasmo. Questi dispositivi sono progettati per essere introdotti nel canale vaginale o anale e richiedono il coinvolgimento attivo dei muscoli pelvici per mantenerli al loro posto. Questa azione di contrazione e rilassamento mirata è simile agli esercizi di Kegel, noti per il loro ruolo nella riabilitazione del pavimento pelvico e, sebbene quest’ultimi siano efficaci, alcune persone possono trovare difficile individuare i muscoli giusti da contrarre o possono perdere interesse a causa della noia che comportano. Ecco perché innovare i propri esercizi di riabilitazione inserendo i sex toys nella propria routine! Feedback sensoriale: alcuni sex toys sono dotati di sensori o dispositivi di feedback che forniscono informazioni in tempo reale sulla contrazione dei muscoli pelvici. Questo può aiutare le persone a migliorare la consapevolezza dei propri muscoli pelvici e a imparare a controllarli meglio. La sensazione di piacere può motivare, poi, a impegnarsi in modo più costante nei propri esercizi. Maggiore coinvolgimento emotivo: il coinvolgimento emotivo durante l'uso di sex toys può migliorare l'aderenza al programma di riabilitazione. Le persone sono più propense a continuare l'allenamento se lo associano a esperienze positive. Riduzione dello stress e dell'ansia: l'auto-esplorazione e l'uso di sex toys possono ridurre lo stress e l'ansia, che possono, a loro volta, influire negativamente sulla salute pelvica. Un minore stress può contribuire al successo del trattamento di riabilitazione. Miglioramento della funzione sessuale: l'uso regolare di sex toys nel percorso di riabilitazione del pavimento pelvico può portare a un miglioramento della funzione sessuale. Questo può essere particolarmente benefico per le persone che hanno sperimentato problemi sessuali legati alla debolezza del pavimento pelvico. L'uso di sex toys può migliorare la vita sessuale, il che può a sua volta contribuire al benessere generale. Maggiore piacere sessuale può essere un incentivo per continuare il percorso di riabilitazione. Aumento della circolazione sanguigna: l'uso di sex toys può aumentare la circolazione sanguigna nell'area pelvica, il che può favorire il recupero e la guarigione dei muscoli danneggiati o indeboliti. Altri devices hanno una funzione autoriscaldante, consentendo di sfruttare anche il potere miorilassante del calore. Miglioramento della qualità della vita: riducendo o eliminando l'incontinenza urinaria, molte persone vedono un miglioramento significativo nella propria qualità della vita. Prevenzione di problemi futuri: l'uso regolare di sex toys nel percorso di riabilitazione del pavimento pelvico può aiutare a prevenire futuri problemi legati al pavimento pelvico. Varietà di opzioni: sul mercato esistono numerosi sex toys progettati specificamente per la riabilitazione del pavimento pelvico. Questi dispositivi offrono varie intensità di vibrazione e possono essere personalizzati per le esigenze individuali. I vibratori, infatti, possono aiutare ad aumentare la reattività sessuale generale, utile in caso di scarso desiderio sessuale, anorgasmia e dolore genitale. I dilatatori vaginali e i dildi sono spesso impiegati in donne che affrontano disfunzioni sessuali durante la menopausa e il periodo post-menopausale. Questi dispositivi, disponibili in serie di diametri crescenti, aiutano ad allungare e rilassare i muscoli vaginali. Questo processo facilita una migliore connessione tra mente e corpo, riducendo l'ansia e il dolore. In caso di condizioni come l'endometriosi o altre patologie pelviche che possono causare dolore durante la penetrazione alcune persone trovano utile l'uso di dispositivi come anelli per il pene in silicone. Questi dispositivi possono aiutare a limitare la porzione del pene che penetra nella vagina, evitando il contatto con la parte della vagina che causa dolore, facilitando così una penetrazione piacevole e senza dolore. Per tutte queste ragioni, il vantaggio da non sottovalutare nell’utilizzo dei sex toys è quello di rendere la donna più autonoma nella terapia, meno dipendente dalle manipolazioni del terapeuta e co-responsabile del proprio benessere. È importante, però, sottolineare che l'uso dei sex toys come parte della riabilitazione del pavimento pelvico dovrebbe essere supervisionato da un professionista sanitario qualificato e specializzato in questa tipologia di riabilitazione. Inoltre, è fondamentale rispettare tutte le linee guida e le raccomandazioni fornite dal professionista per evitare lesioni o complicazioni. Il professionista mostrerà come utilizzare il sex toy correttamente e guiderà attraverso una serie di esercizi mirati per rafforzare i muscoli del pavimento pelvico, iniziando con sex toys di dimensioni adeguate e intensità bassa per poi aumentare gradualmente l'intensità e la complessità del trattamento. La chiave, però, per ottenere risultati positivi è la costanza. È importante seguire il programma di allenamento raccomandato e praticare regolarmente gli esercizi, senza dimenticarsi di farlo. Questo garantirà che la terapia sia adatta alle esigenze individuali della paziente e che venga effettuata in modo sicuro. Inoltre, è essenziale utilizzare sex toys progettati appositamente per la riabilitazione del pavimento pelvico e con funzionalità di feedback sensoriale. Questi dispositivi devono essere realizzati con materiali sicuri per il corpo e facili da pulire. L’igiene, infatti, è fondamentale: bisogna assicurarsi di mantenere una rigorosa pulizia durante l'uso dei sex toys, igienizzandoli accuratamente prima e dopo ogni utilizzo. L’applicazione dei sex toys come strumento di riabilitazione del pavimento pelvico è davvero un'innovazione emozionante nel mondo della salute sessuale e del benessere. Questi dispositivi non solo offrono una soluzione divertente, ma anche coinvolgente per rafforzare quei muscoli pelvici, il che può fare la differenza nella vita di chi affronta problemi legati a questa zona. Tuttavia, ricordate che è essenziale fare tutto ciò sotto la guida di un professionista della salute. Con il giusto approccio, i sex toys possono davvero diventare dei potenti alleati nella riabilitazione del pavimento pelvico e nel miglioramento del benessere sessuale. Quindi, non abbiate paura di esplorare questa nuova frontiera della salute e del piacere! LORENZO CIOL
Saperne di piùAssorbenti nei Bagni: Come Rendere il Tuo Luogo di Lavoro più Inclusivo e Sostenibile
La parità di genere e la sostenibilità sono oggi temi caldi e cruciali nell'ambiente aziendale. Le imprese sono sempre più attente non solo a ciò che vendono ma anche a come operano, alla cultura che promuovono e all'impatto che hanno sull'ambiente e sulla società. Ecco perché l'introduzione di un servizio come il dispenser di assorbenti organici nei bagni aziendali, gratuiti per le dipendenti, rappresenta una soluzione rivoluzionaria. Ma perché è così importante? Scopriamolo insieme.1. Parità di Genere e Benessere sul LavoroGli assorbenti sono un bene primario. Disponendo di assorbenti nei bagni aziendali, le imprese non solo mostrano una profonda comprensione delle esigenze delle dipendenti, ma portano avanti un messaggio potente: la normalizzazione di un bisogno femminile. Come la carta igienica, che è sempre presente e garantita, gli assorbenti dovrebbero godere dello stesso status.2. Produttività e Felicità sul LavoroL'esperienza delle dipendenti viene trasformata quando non devono preoccuparsi di avere con sé un assorbente o di cercarne uno in caso di emergenza. Ciò elimina stress e interruzioni, consentendo loro di concentrarsi meglio sul loro lavoro, risultando in una maggiore produttività e felicità sul posto di lavoro.3. Certificazione di Parità di GenereAdottando il servizio di dispenser di assorbenti organici, le aziende possono rendicontare l'iniziativa all'interno della certificazione di parità di genere. Questo non solo migliora la reputazione dell'azienda, ma può anche offrire vantaggi tangibili come agevolazioni fiscali e un miglior posizionamento nel mercato.4. Sostenibilità AmbientaleNon si tratta solo di assorbenti, ma di assorbenti organici e compostabili. Questo significa che, oltre a sostenere le esigenze delle donne, le aziende stanno anche contribuendo attivamente alla tutela dell'ambiente. Integrare questo servizio nel bilancio di sostenibilità è un altro passo verso un mondo più green.5. Un’Azione Rivoluzionaria per un Futuro MiglioreImmagina una generazione futura in cui tutte le donne non debbano preoccuparsi degli assorbenti. Dove ogni bagno aziendale e pubblico considera gli assorbenti come un bene primario. Questa è la visione che stiamo promuovendo.In conclusione, inserire dispenser con assorbenti compostabili nei bagni aziendali non è solo un gesto simbolico, ma una decisione strategica che porta benefici reali sia alle dipendenti che all'azienda stessa. È un investimento nell'uguaglianza, nel benessere e nel futuro del nostro pianeta. Se la tua azienda è pronta a fare la differenza, adottare un servizio di dispenser di assorbenti organici è il passo giusto nella direzione giusta.
Saperne di piùBombshell
Il 20 dicembre 2019 esce negli Stati Uniti un film diretto da Jay Roach e sceneggiato da Charles Randolph, il cui titolo è “Bombshell”. Il cast è da serie A, Charlize Theron nei panni di Megyn Kelly, Nicole Kidman nei panni di Gretchen Carlson, Margot Robbie interprete della fittizia Kayla Popisil e ancora John Lithgow caratterizzante magistralmente Roger Ailes e Kate McKinnon come Jess Carr, la donna la cui macchia era essere la “Lesbica di Fox News”.Un film che ricorda il lavoro di Adam McKay ne “La grande scommessa”, dove sempre Randolph porta avanti la sceneggiatura, qui intelligentemente interrotta dal falso documentario. Si gioca di angolazioni, inquadrature sul dettaglio e soprattutto sguardi alla ricerca disperata di conforto raccontando, in maniera romanzata, la vera storia che nel 2016 ha sconvolto l’America: l’accusa di molestie a Roger Ailes, il CEO di Fox News nonché la più importante emittente televisiva statunitense. Iniziando dal dibattito politico di Megyn Kelly e Donald Trump, ci si immerge in un dirompente reportage guidato dalla voce di Charlize Theron, dove l’irrefrenabile caduta di Roger Ailes si fa coprotagonista del personaggio principale: il sofferente silenzio delle donne di Fox News. Grazie però a un incisivo primo piano allo sguardo di Charlize Theron per la propria figlia, capiamo che la voglia di cambiare questo sistema tossico per il loro futuro è più forte di qualunque cosa. Megyn Kelly e Gretchen Carlson rappresentano infatti quelle 23 donne spaventate dal rumore della propria voce, in una storia cruda e brutalmente diretta che, senza tanti fronzoli, si fa voce della realtà guidata dal “Sexual Harassment", diventato poi il simbolo del #Metoo.Era il 15 ottobre 2017 quando Alyssa Milano, indimenticabile Phoebe Halliwell di “Streghe”, utilizzò per la prima volta l’espressione “#metoo” sull’allora Twitter, riconoscendone il primo utilizzo, risalente al 2006, a Tarana Burke. Fu solo questione di tempo perché altre celebrities come Gina Lollobrigida e Gwyneth Paltrow, condividessero la loro esperienza in riferimento alle accuse di Sexual Harassment. Non solo il produttore cinematografico Harvey Weinstein fu però protagonista, ed è qui che risiede il profondo senso di questo movimento: in una sola giornata quell’ hashtag era stato retwittato 200.000 volte, in due giorni era arrivato a 500.000. Una cascata senza fine partita dal silenzio di Tarana Burke che non riuscì a rispondere con un apparentemente semplice “Anche a me” a una donna di nome Heaven, la quale le raccontò le violenze subite dal fidanzato della madre. Furono però anche le anchorwoman di Fox News ad ispirare il movimento femminista contro le violenze sessuali sul posto di lavoro, venuto alla luce proprio un anno dopo dalle dimissioni e dalla morte di Roger Ailes. Una "cyber cascades" senza fine, che ancora oggi si fa sentire e non smetterà mai di farlo.Il risultato economico non è stato quello sperato, è vero, ma il film ha raggiunto pienamente il suo obiettivo sorprendendo lo spettatore. L’impatto è forte. È impossibile non provare intesa davanti alla brutalità di un’espressione di violenza ancor più forte di un gesto in sé: “Devo sapere che sei leale”. È altrettanto impossibile non piangere di fronte alla silenziosa ma bombardante chiosa finale di Margot Robbie: “Che cosa ho fatto? Che cosa ho detto? Che cosa indossavo? Cosa non ho capito?” DEBORAH FIORUCCI
Saperne di piùNuoto e ciclo mestruale
Quante volte avere le mestruazioni ha reso più difficile una qualsiasi azione quotidiana, dallo studiare, al cucinare o semplicemente allo svolgere un lavoro? Pensate a quanto questa difficoltà possa ampliarsi nel momento in cui il nostro corpo, oltre a cercare di affrontare i dolori legati al ciclo mestruale, deve svolgere un’attività sportiva. E cosa dire, oltretutto, se quell’attività si svolge in acqua, rendendo ancora più scomodo – e a volte persino complicato! – il modo di allenarsi o di svolgere una gara? Nel mio piccolo, avendo nuotato ad alto livello agonistico per oltre vent’anni, posso raccontare la mia personale esperienza con le mestruazioni, con tutto ciò che di positivo e negativo hanno comportato. In effetti, il ciclo mestruale ha sempre avuto a che fare con la mia carriera agonistica: le prime mestruazioni mi vennero durante un collegiale fuori casa, all’età di tredici anni, senza avere la più pallida idea di cosa fare e senza capire perché tutti i compagni e allenatori continuassero a dirmi “Congratulazioni!”. In fondo, mi faceva male la pancia e non riuscivo ad allenarmi, cosa avrei dovuto festeggiare? Proprio non riuscivo a capirlo. Da quel giorno è iniziato un percorso che mi ha insegnato tanto e di cui forse si parla troppo poco, visto che accomuna così tante atlete che si ritrovano a dover gestire e affrontare le stesse difficoltà. Il ciclo, infatti, influenza tantissimo le prestazioni sportive, soprattutto nell’anno dello sviluppo: il corpo cambia, gli ormoni aumentano e inevitabilmente – almeno nel nuoto – si ha quel “salto” di qualità in cui si riesce a migliorare addirittura secondi, anche se spesso veniamo giustificate con un semplice “Ah, sì, di sicuro ha sviluppato!”. Allo stesso tempo, però, nessuno parla dell’altro lato della medaglia: i mal di pancia, il flusso spesso abbondante da dover gestire in acqua, i mal di testa, gli assorbenti interni da utilizzare sotto il costumone per non sporcarsi in attesa di gareggiare, le forze che vengono meno proprio la mattina di quella gara importante, che ti qualificherà per quella nazionale che hai tanto aspettato e per cui ti alleni da mesi, se non anni. Allora provi a gestire il tuo ciclo, magari con una pillola anticoncezionale che riesca a regolarizzarlo rendendo più “prevedibile” l’arrivo delle mestruazioni e sperando che non vada a combaciare con una gara o con l’altra. Ma anche in quel caso, con la pillola non tutti i corpi reagiscono allo stesso modo e può capitare che la ritenzione idrica prenda il sopravvento, e quei due o tre chili in più si facciano sentire, soprattutto quando lotti per migliorare anche solo qualche decimo. Insomma, un vero schifo! Ogni corpo è diverso, ogni persona reagisce in modo differente e riuscire a trovare un equilibrio che permetta a ogni atleta di dare il massimo mettendo sempre al primo posto la propria salute – fisica e mentale – non è mai facile. Quello che servirebbe e su cui credo ci sia ancora tanta strada da fare èriuscire ad adattare la propria preparazione sportiva alle varie fasi del ciclo, approfondendo di più l’impatto che esso può avere sulle prestazioni e non nascondendo un cattivo allenamento dietro a un semplice e scontato “Oggi non ha proprio voglia di far nulla”. Allo stesso tempo, però, bisognerebbe normalizzare l’argomento delle mestruazioni, che purtroppo spesso sono ancora un tabù e insegnare alle bambine che saranno giovani donne a non considerarlo un periodo invalidante, ma cercare di comportarsi normalmente sempre ascoltando il proprio corpo per capire ciò di cui si ha bisogno.Per quanto sia difficile riuscire a organizzare allenamenti di decine di persone – con altrettanti cicli mestruali diversi –, un po’ di consapevolezza su quello che ogni fase può comportare e su ciò che potrebbe aiutarci in un momento o in un altro – che si tratti di cibo, esercizi di rilassamento muscolare, possibilità di sforzi o meno – secondo me potrebbe fare la differenza. Come spesso accade, basterebbe poco per avere dei miglioramenti e, come in tutti gli ambiti della vita, servirebbe solo parlarne di più e averne consapevolezza. Il corpo è una macchina perfetta e per il suo ottimale funzionamento è importante conoscerne a fondo ogni aspetto che lo compone, senza il timore e la paura di affrontare in modo diverso – e quindi anche unico, come ognuna di noi lo è – l’intero ciclo mestruale. Teresa Strickner
Saperne di piùLa sottomissione delle donne è un fatto naturale?
Ero una bambina eppure capivo il rispetto delle regole. Sono sempre stata sottomessa alle leggi umane. C'erano divieti dappertutto, in casa con la mia famiglia, a tavola davanti al mio piatto preferito, a scuola quando dovevo stare attenta a parlare d'impeto perché dovevo ricordarmi di alzare la mano. È sempre stato doveroso chiedere permesso, scusarsi, forse anche redimere il peccato di essere al mondo. E un bel giorno, nel luglio strano dei miei dieci anni, in un campo scout lontano da casa, è arrivata la prima mestruazione. Non sapevo nulla di come funzionasse il mio corpo, pensavo solo di essermi guastata, anche se una parte di me nel silenzio innocente del bagno delle femmine sentiva che quella cosa prima o poi doveva accadere: ero sottomessa anche dalla natura, ora il mondo mi aveva completamente. Mi sono sempre sentita così, un corpo basso, nel senso più vicino possibile alla sconfitta, all'oppressione. Tutto ha contribuito a farmi sentire una femmina sottomessa. Le regole non le potevo fare io, mai. Non restava altro che obbedire. Ho cercato di trovare allora, in anni più dissennati che piacevolmente incoscienti, un ruolo alla sottomissione. Un ruolo che per qualche attimo potesse ribaltare il gioco, in cui la spettatrice poteva per qualche minuto divenire protagonista, dire la sua battuta su un palco illuminato e prestigioso e poi tornare all'ombra da cui era sbucata. Quel ruolo per me l'ha avuto il desiderio. Sordido, liquefatto, tortuoso, scriteriato, casuale, il mio desiderio di giovane donna andava a tentoni tra corpi senza nome, sentimenti senza definizioni, sere senza raccapriccio. Fin quando l'ho trovata lì, quella sensazione pulsante e aberrante, che da diavolo diventava angelo e da mappamondo si faceva mappa: la sensazione del piacere che invade il corpo. Procurata sottomettendomi. È così che è iniziato il mio viaggio interiore alla ricerca dell'origine della mia sottomissione. Sottomissione di bambina, di giovane donna, di ragazza, di adulta. Sottomissione di figlia, di studentessa, di amica, di lavoratrice, di fidanzata. Sottomissione al sistema, alla società, alla cultura che non mi sono scelta. È per questa ipocondriaca innocenza della mia anima, che vuole dare un nome alle cose che prova, che ho voluto leggere 'Sottomessa non si nasce, lo si diventa' di Manon García. Di lei avevo letto anche 'Di cosa parliamo quando parliamo di consenso' e mi aveva dato buoni spunti su cui poter ergere le mie riflessioni. Ho capito che quella sottomissione di cui parlo, che poco sopra definisco innata, scorgo essere ancestrale, quasi pura o ontologica, meschinamente definitrice, è la sottomissione che sentono tutte le persone socializzate donne. La causa è nel sistema patriarcale che da tempo immemore ormai continua a definire le nostre esistenze, creando squilibri di potere tra generi, inserendo quelle consuetudini che io oggi sento come un'appartenenza. Manon García si chiede: noi donne siamo sottomesse per natura? In altre parole: fa parte della natura della donna stessa l'inclinazione alla sottomissione? Per dimostrare la sua tesi García utilizza tutte le principali teorie filosofiche occidentali e ‘Il secondo sesso’ di Simone de Beauvoir, qui considerato un testo filosofico con una qualità di pensiero inaudita per i tempi in cui è stato scritto. Lo scopo ultimo è solamente quello di analizzare la sottomissione delle donne agli uomini (con una limitazione alle donne che vivono in Occidente e negli Stati Uniti) per comprendere il modo in cui le gerarchie di genere hanno modellato e continuano a modellare le esperienze delle donne. García arriva a dimostrare, come precedentemente aveva fatto De Beauvoir, che la donna è situata in un certo contesto dove ad essa sono prescritte delle norme da rispettare, tra cui la sua sottomissione al potere e alle logiche predominanti (maschili). Analizzare la sottomissione è complesso perché bisogna unire la sfera personale e quella collettiva. Inoltre, intendere la sottomissione come una conseguenza della cultura diffusa permette anche di ripensare la questione del consenso, anche in ambito sessuale. Ad oggi sappiamo che tutte abbiamo acconsentito alla sottomissione in diversi ambiti della nostra vita e possiamo ammettere in serenità che essa è una situazione contraddittoria, non facile da riconoscere, da decostruire. Sappiamo anche che avere atteggiamenti sottomessi non significa rinunciare alla libertà ma avere una reazione passiva, che potrebbe trasformarsi nel suo contrario. Oggi so che la sottomissione che provo è generata, che la mia mente e il mio corpo sono prigioniere di una gabbia invisibile contro cui sferro colpi di ascia ogni giorno, sperando di romperla. Alcuni giorni mi metto seduta e osservo l'invisibile: quelle catene che mi ancorano a terra, che prendono le forme di voci nella testa e di emozioni stagnanti, mi dicono: non puoi, non devi, resta al tuo posto. Altri giorni metto a soqquadro il mio desiderio: cosa voglio e come lo voglio: forza, rispondi. In nessuna vita umana possibile vorrò mai più sentirmi così, in colpa per un corpo, in colpa per un desiderio, in colpa per essere stata una bambina senza regole e una donna adulta senza costruzioni. Sottomessa non si nasce, lo si diventa: è una fortuna poter praticare la strada al contrario. Voltarsi e saper riconoscere il paesaggio, stavolta la strada sarà meno lunga. Ci sono passate donne e donne prima di me, alcune morendo alcune vivendo, e io non starò a guardare la geografia cambiare: cambierò prima me. Poi te. Poi tutte insieme fino al ritorno. Marciando come partigiane resistenti. Verrà il nostro aprile. CLARA MARZIALI
Saperne di piùIl pavimento pelvico è come una medusa, per usarlo devi imparare a respirare
Il pavimento pelvico è composto da muscoli e strutture che stanno alla base del bacino il cui compito è quello di sostenere organi interni ed apparati al variare della pressione che si crea all’interno del corpo: i muscoli del pavimento pelvico si trovano in parallelo con il muscolo diaframma, un muscolo essenziale per la respirazione. Il diaframma ha la forma di una cupola al contrario e si trova alla base dei polmoni: quando è contratto si abbassa permettendo ai polmoni di espandersi, in inspirazione. Quando il diaframma è rilassato torna nella sua posizione di partenza, i polmoni stanno qqqqq ma rilasciando aria, siamo in espirazione. Sia il pavimento pelvico che il muscolo diaframma si comportano come meduse che nuotano in modo coordinato: In inspirazione entra aria nei polmoni il diaframma si contrae e si abbassa, inducendo il pavimento pelvico a rilassarsi ed espandersi come una medusa che raccoglie le energie per poi chiudersi. Quando poi l’aria viene rilasciata dai polmoni il diaframma si rilassa, lasciando spazio all’interno del busto per permettere al pavimento pelvico di contrarsi verso l’alto, come una medusa che spinge. Spiegando la respirazione in modo tecnico si può dire che: la ventilazione polmonare avviene tramite variazioni di volume dei polmoni e le variazioni di volume sono indotte dai muscoli inspiratori ed espiratori il cui principale attore è il muscolo diaframma polmonare. Il meccanismo d’azione coordinato delle due meduse è essenziale per mantenere in salute il pavimento pelvico e con esso anche le strutture che esso sostiene, tra cui utero, vescica ed intestino. La contrazione ed il rilassamento delle due strutture può essere appresa, anche se fisiologicamente dovrebbe avvenire per conto suo: la tendenza più comune è infatti di respirare con il torace invece che con il diaframma, comportando una scarsa attivazione del pavimento pelvico nella vita quotidiana, oltre che a contratture in area cervicale, sternale e dorsale. Il muscolo diaframma è attraversato da varie strutture tra cui la vena cava inferiore, l’esofago, l’aorta discendente toracica e dal nervo Vago, che se stimolato attraverso una corretta respirazione diaframmatica promuove il rilascio di acetilcolina, con effetto tranquillante. Ecco perché in momenti di forte stress è consigliabile respirare a fondo e lentamente. Ma come avviene la respirazione diaframmatica? In inspirazione lasciando che l’addome si gonfi, senza creare pressione nel tentativo di espanderlo più del dovuto, ed in espirazione permettendo ai polmoni di svuotarsi completamente ma senza sforzo: l’aria deve poter fluire liberamente. FRANCESCA BANCHELLI
Saperne di piùCome la mappatura del tuo ciclo mestruale può cambiarti la vita
Hai mai notato che ci sono giorni durante il mese in cui per la stessa attività ti ci vuole una quantità di tempo completamente diversa, o affronti la stessa situazione in modo totalmente differente? A volte in un'ora in ufficio hai lavorato come altre in una giornata intera. A volte sei super produttiva o creativa, altre tutto ti sembra incredibilmente difficile e ti senti addirittura rallentata. Lo stesso disastro combinato da tuo figlio a volte ti fa esplodere come una bomba e altre volte ti scivola addosso. Lo stesso corso in palestra a volte lo segui con facilità, altre arrivi stremata. A volte rimugini per ore su una frase che ti viene detta e pensi che tutti ce l'abbiano con te e altre neanche ci fai caso. E se ti dicessi che questo non avviene a caso ma segue un pattern ciclico che si ripete più o meno uguale ogni mese? Ogni mese sei 4 donne diverse. Una per ogni fase del tuo ciclo mestruale. Intanto è bene precisare che quando si parla di ciclo si parla di tutte e 4 le fasi e non solo del mestruo, che è la prima delle 4 fasi e dura dai 3 ai 7 giorni. La seconda fase è la fase follicolare, che va dalla fine delle mestruazioni alla fase ovulatoria, che è la nostra terza fase e la più corta. Essa infatti inizia quando si avvista il famoso muco filante o ad albume d'uovo e termina con il rilascio della cellula uovo che avviene al massimo qualche giorno dopo. Non tutte se ne accorgono ma iniziare a fare caso a come cambiano le tue perdite è il primo passo per connetterti con te stessa ed iniziare a riconoscere ognuna delle fasi. L'ultima fase è la fase luteale o premestruale, che inizia dopo l'ovulazione e termina con l'arrivo delle mestruazioni successive. La sua durata è sempre uguale per ogni donna, quindi quando le mestruazioni ritardano è perché ha tardato l'ovulazione. Un motivo in più per imparare a riconoscerla: sapere che l'ovulazione ha tardato può risparmiare un sacco di angosce nell'attesa delle mestruazioni. Come si fa a mappare il ciclo?Ogni donna deve trovare il suo metodo, il punto di partenza è dedicarti un momento ogni sera per ascoltarti e chiederti come stai. Dopodiché puoi scegliere se tenere un vero e proprio diario o semplicemente segnare qualche parola per ogni giornata (esistono fogli a spicchi appositi). Ciò che non deve mancare è la fase in cui ti trovi, sia quella ormonale che quella lunare, perché anche la luna ci influenza con le sue 4 fasi. Ecco che, anche se ti trovi in un momento della tua vita in cui non hai il ciclo mestruale, puoi mapparti ugualmente seguendo la luna. Altre cose a cui puoi far caso sono: livello di concentrazione, umore, tolleranza, intuitività, livello di energia, bisogno di conferme, di attenzione o di contatto fisico, sicurezza in te stessa, reazione allo stress, socialità, cambiamenti fisici, introspezione o leggerezza, percezione del dolore, sogni ricorrenti, livelli di produttività e creatività, organizzazione e precisione. Anche gli eventi esterni andranno ad influire: se ti ammali nella fase in cui di solito sei più energica, ovviamente quel mese sarà diverso. Una cosa che può aiutarti poi ad avere un'idea più chiara di com'è andato il tuo mese a colpo d'occhio è quella di utilizzare 4 o 5 colori con cui evidenziare le emozioni e sensazioni similari tra di loro. Il fatto di iniziare dopo qualche mese a riconoscere che certe reazioni o sensazioni si replicano nella stessa fase può aiutarti ad organizzare al meglio la tua vita lavorativa e personale. Se ad esempio scopri di essere super creativa durante il premestruo, perché sforzarti di scrivere la tua newsletter in ovulazione, quando magari ti esce un testo mediocre e ci metti una giornata con relativa frustrazione, mentre in fase creativa in 2 ore ti esce un testo WOW? O se sai che fare crossfit durante il mestruo ti lascia spompata e non rendi, perché invece non prenotare una lezione di yoga? Perché fissare una riunione col tuo team in una fase in cui sai che non le mandi a dire e ti stanno tutti sulle scatole? Mapparti ti permetterà quindi non solo di migliorare la gestione del tempo nel lavoro (ove possibile), ma anche di programmarti in anticipo degli spazi per te stessa e per il riposo nei periodi in cui fisiologicamente è necessario (anche grazie al tempo in più che avrai), non trascinandoti la stanchezza nelle fasi successive. In aggiunta, riuscirai a gestire sbalzi d'umore, frustrazione, rabbia e sensi di colpa, se riconoscerai che biologicamente dipendono da un tuo cambiamento ormonale e non sei tu ad essere pazza. Chiaramente questi sono solo esempi, ognuna in base alle sue esigenze avrà i suoi obiettivi. Non ti dirò che sarà facile e veloce riuscire a capire e prevedere tutto di te. Ecco perché tante donne si rivolgono ad un life coach specializzato in ciclicità per accompagnarle a comprendere meglio il loro ciclo mestruale e sfruttarne le potenzialità. Perché prese dalla routine quotidiana non ci prendiamo mai del tempo per ascoltarci e chiederci come stiamo, non ne siamo capaci. Invece quel momento la sera tutto per te avrà degli effetti strepitosi da subito, perché inizierai ad ascoltarti, a legittimarti ciò che davvero ti serve e quindi ad amarti! PAOLA GHILARDINI - Life coach al femminile
Saperne di piùDIABULIMIA
Quando il diabete e i disturbi del comportamento alimentare si incontrano tw: DCA, morte Nell’immaginario collettivo quando si pensa ai DCA pensiamo ai volti emaciati delle modelle, alle persone che vomitano dopo le abbuffate, ai corpi grassi che mangiano a dismisura. Ma non è così tutto bianco o nero: un corpo magro non necessariamente è un corpo sano. Negli anni si è ampliato sempre di più il ventaglio dei disturbi alimentari: disturbi che sono subdoli, furbi, che sfuggono all’attenzione di tutti, persino dei medici e dei manuali diagnostici. Tutto questo perché, per un lungo periodo di tempo, si resta normopeso e apparentemente in salute. In particolare, oggi approfondiremo la diabulimia. Cos'è la diabulimia? Questo termine è stato coniato dai media per indicare una tipologia di disturbo alimentare, mentre alcuni medici utilizzano il termine ED-DMT1, ossia Eating Disorder-Diabetes Mellitus Type 1, termine che indica qualunque disturbo alimentare in comorbidità con il diabete di tipo 1. La diabulimia riguarda, appunto, le persone affette da diabete di tipo I, dove la persona limita di sua sponte l'insulina al fine di perdere peso o di prevenire l’aumento di peso. Generalmente colpisce gli adolescenti, in particolare le ragazze. Tale condizione non è ancora stata riconosciuta dal punto di vista diagnostico, ma è possibile includerlo all'interno dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione senza specificazione. Molto stesso a questo comportamento si associano anche episodi di binge eating. Fattori di rischio della diabulimia Lo stesso Diabete di tipo I presenta un fattore di rischio per lo sviluppo del disturbo del comportamento alimentare. La malattia costringe ad essere sempre focalizzati sul cibo, alle etichette, ai livelli di glucosio nel sangue, alle limitazioni alimentari: un controllo costante che può portare a sviluppare diversi disturbi correlati. In primis, il burnout da diabete, ma anche depressione, ansia e disturbi della percezione corporea che poi portano allo sviluppo dei DCA. L’insieme di questi disturbi poi non fa altro che complicare il trattamento del diabete, che già di per sé è una malattia dove vi è un alto tasso di abbandono delle cure e di scarso successo dei trattamenti. Altro fattore di rischio che riguarda trasversalmente tutti i disturbi alimentari è il ricorso a diete restrittive, che potrebbero innescare dei circoli viziosi di diete, abbuffate e comportamenti compensatori di controllo del peso (Colton et al., 2009). Sintomi della diabulimia Cosa ci deve far preoccupare? Tra i segnali più evidenti che si possono notare sono l'adozione di regimi alimentari particolarmente rigidi, il conteggio maniacale delle calorie ingerite, problemi legati alla percezione del proprio corpo, visto come troppo grasso pur essendo normopeso, la tendenza ad avere comportamenti bulimici per compensare in caso di eccessivo introito di cibo. Oltre a questo, sono presenti diversi cambiamenti nel tono dell'umore, il quale può oscillare tra rabbia, tristezza, ansia e depressione. Oltre a questi sintomi comportamentali ed emotivi, vi sono dei sintomi fisici come un dimagrimento inspiegabile, attacchi di nausea o di vomito, sete costante e minzione frequente, sodio e/o potassio bassi, frequenti infezioni alla vescica, irregolarità o assenza di mestruazioni, vista peggiorata o offuscata, affaticamento, capelli e pelle secchi. Conseguenze della diabulimia Le persone riescono a sopravvivere per diverso tempo con livelli di zuccheri nel sangue molto rispetto al normale, quindi le conseguenze della diabulimia sono legate all’aumento prolungato della glicemia. Queste conseguenze possono essere potenzialmente gravi ed irreversibili: la tempestività, a tal proposito, è un fattore determinante per un trattamento efficace. Tra le conseguenze a breve termine della diabulimia abbiamo il peggioramento della sintomatologia, tra cui: - rallentamento della guarigione delle ferite: un elevato livello nel sangue comporta un peggioramento della circolazione; - infezioni batteriche: una glicemia alta può portare a un indebolimento delle difese immunitarie e a una maggiore esposizione alle infezioni; - candidosi: l’eccesso di zucchero favorisce una crescita esponenziale del fungo; - atrofia muscolare: senza insulina, il corpo inizia a distruggere i muscoli per trarre energia; - amenorrea o dismenorrea: senza un’alimentazione adeguata, i livelli di estrogeni si abbassano notevolmente, impedendo l’inizio delle mestruazioni e causandone l’irregolarità o il blocco totale; - disidratazione, squilibrio degli elettroliti, chetoacidosi diabetica: i chetoni si accumulano nel sangue senza insulina, causando problemi ai reni e l’acidificazione del sangue. Il sangue acido danneggia i vasi sanguigni, nervi ed organi, portando al collasso degli organi, al coma, ed eventualmente anche alla morte. Tra le altre conseguenze negative a lungo termine abbiamo la retinopatia, che può portare alla cecità, l’edema maculare che può causare danni permanenti all’occhio se non trattato in tempo, problemi di neuropatia periferica, sincope vasovagale, gastroparesi, diarrea cronica o costipazione, malattie renali, del fegato, cardiache, tutte condizioni potenzialmente letali Trattamento della diabulimia Rivolgersi a un team multidisciplinare è fondamentale affinché il trattamento risulti quanto più efficace e duraturo possibile. Tra i componenti del team sarebbe opportuna la presenza di un endocrinologo, un dietologo esperto in disturbi del comportamento alimentare e un professionista della salute mentale sempre specializzato in DCA. In particolare, la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) può aiutare a modificare i pensieri e i comportamenti distruttivi associati alla diabulimia. Qualora sia necessario il ricovero è importante che il personale sia formato nella gestione del diabete, rivolgendosi, se necessario, alla Diabulimia Helpline, che offre un database nazionale sia per i centri che per gli operatori che hanno esperienza sia nel diabete che nei disturbi alimentari. Solo attraverso la creazione di una relazione di fiducia tra professionista e paziente è possibile l’adesione al trattamento ed educare il paziente alla gestione del diabete, dell’alimentazione e a condurre uno stile di vita sano (Callum et al., 2014). Fonti: Colton, P., Rodin, G., Bergenstal, R., Parkin, C. (2009). Eating Disorders and Diabetes: Introduction and Overview. Diabetes Spectrum, 22(3), 138-142. Callum, A.M, Lewis, L.M. (2014). Diabulimia among adolescents and young adults with Type 1 diabetes, Clinical Nursing Studies, Vol. 2, No. 4 ANTONELLA PATALANO
Saperne di piùCOME CAMBIA IL CICLO MESTRUALE DOPO LA GRAVIDANZA
Non c’è un modo affidabile per prevedere esattamente quando comparirà il primo ciclo mestruale dopo la gravidanza o come sarà in termini di quantità e di ritmo, perché il corpo di ogni donna è diverso. Inoltre, è normale avere sanguinamenti e scariche ematiche subito dopo il parto, ma questo non è un ciclo. Questi sanguinamenti post-partum, chiamate lochiazioni, solitamente durano dai 45 ai 60 giorni. Il primo ciclo mestruale dopo la nascita del bambino è denominato capoparto e non ritorna nello stesso periodo a tutte le donne: può ricomparire, infatti, a circa 40-60 giorni dal parto se non si allatta o, in caso contrario, anche dopo diversi mesi. Con l’allattamento esclusivo al seno poi, potrebbe volerci anche più di un anno, in quanto la prolattina può inibire l’ovulazione o comunque interferire con questo delicato processo. Sono però calcoli estremamente approssimativi, perché gli effetti dell’allattamento al seno sui cicli mestruali variano ampiamente. Alcune donne che allattano esclusivamente al seno 24 ore su 24 possono iniziare ad avere le mestruazioni un mese dopo il parto, mentre altre che integrano con il latte artificiale possono non avere il ciclo per diversi mesi. Consideriamo che a grandi linee possiamo dire che se la donna aveva un ciclo regolare prima della gravidanza, può riprendere regolare, ma anche essere totalmente irregolare e non deve destare preoccupazione nel primo anno dopo il parto Mi chiederete come mai? Considerate che a parte l’allattamento, anche il semplice prendersi cura del nuovo nato può creare degli squilibri nella regolarità delle ore di riposo notturno che possono interferire con la normale e fisiologica pulsatilità ormonale ipofisaria a cui eravamo abituate prima. Inoltre, spesso in gravidanza e nel post partum soprattutto, la tiroide risente delle fluttuazioni estrogeniche reagendo a volte in maniera anomala Consideriamo che il ritorno del ciclo mestruale corrisponde alla ripresa della regolare attività ovarica della donna. La prima mestruazione post-gravidanza può essere particolarmente abbondante e durare più del solito (anche fino a dieci giorni). I cicli successivi, invece, tendono a essere più regolari sia per quanto concerne la frequenza che la quantità. Inoltre, può accadere che soprattutto le donne che erano solite avere forti spasmi abbiano la possibilità di vivere un ciclo mestruale quasi del tutto indolore, perché dopo il parto la contrattilità uterina risulta significativamente migliorata e, di conseguenza, si ha una minore produzione di prostaglandine, che hanno il compito di favorire le contrazioni dell’utero al momento dell’espulsione del sangue mestruale e che causano dolore È importantissimo sottolineare che anche se non è ancora comparso il capoparto è possibile che ci siano comunque delle ovulazioni misconosciute per cui la donna può rimanere incinta anche in allattamento o prima che compaia il capoparto, non è affatto raro come evento. Per cui è opportuno prendere le giuste precauzioni contraccettive, in quanto anche l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) consiglia almeno 18-24 mesi di intervallo tra una gravidanza e l’altra nelle donne che attualmente vivono nei paesi occidentali È fondamentale quindi programmare una valutazione ginecologica con visita ed ecografia transvaginale per controllare l’involuzione fisiologica post partum dell’utero, per valutare come si sono riparate eventuali cicatrici, sia vulvovaginali che addominali in caso di parto espletato tramite taglio cesareo, e poi va valutato in accordo con la donna, ma direi con la coppia, il metodo contraccettivo più adeguato, sia che la donna allatti al seno che in caso contrario È importante sempre rassicurare la neomamma che oltre a cambiamenti del ciclo mestruale, ci potranno essere anche dei cambiamenti nelle sensazioni genitali ai rapporti, non è strano e non è patologico, ma bisogna valutare sempre con personale esperto ginecologo o ostetrica di fiducia, che tutto rientri nella fisiologia DR VALERIA VALENTINO MEDICO CHIRURGO SPEC. IN OSTETRICIA E GINECOLOGIA FISIOPATOLOGIA DELLA RIPRODUZIONE AUTRICE DEL PRIMO SAGGIO ITALIANO SULLA FERTILITA’ UMANA EDITO MONDADORI “LA VIA DELLA FERTILITA’” AUTRICE DEL PODCAST GYNTALK @drvalentinovaleria_ginecologa
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