DIABULIMIA

Quando il diabete e i disturbi del comportamento alimentare si incontrano

tw: DCA, morte

 

Nell’immaginario collettivo quando si pensa ai DCA pensiamo ai volti emaciati delle modelle, alle persone che vomitano dopo le abbuffate, ai corpi grassi che mangiano a dismisura. Ma non è così tutto bianco o nero: un corpo magro non necessariamente è un corpo sano. Negli anni si è ampliato sempre di più il ventaglio dei disturbi alimentari: disturbi che sono subdoli, furbi, che sfuggono all’attenzione di tutti, persino dei medici e dei manuali diagnostici. Tutto questo perché, per un lungo periodo di tempo, si resta normopeso e apparentemente in salute. In particolare, oggi approfondiremo la diabulimia.

 

Cos'è la diabulimia?

Questo termine è stato coniato dai media per indicare una tipologia di disturbo alimentare, mentre alcuni medici utilizzano il termine ED-DMT1, ossia Eating Disorder-Diabetes Mellitus Type 1, termine che indica qualunque disturbo alimentare in comorbidità con il diabete di tipo 1. La diabulimia riguarda, appunto, le persone affette da diabete di tipo I, dove la persona limita di sua sponte l'insulina al fine di perdere peso o di prevenire l’aumento di peso. Generalmente colpisce gli adolescenti, in particolare le ragazze. Tale condizione non è ancora stata riconosciuta dal punto di vista diagnostico, ma è possibile includerlo all'interno dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione senza specificazione. Molto stesso a questo comportamento si associano anche episodi di binge eating


Fattori di rischio della diabulimia

Lo stesso Diabete di tipo I presenta un fattore di rischio per lo sviluppo del disturbo del comportamento alimentare. La malattia costringe ad essere sempre focalizzati sul cibo, alle etichette, ai livelli di glucosio nel sangue, alle limitazioni alimentari: un controllo costante che può portare a sviluppare diversi disturbi correlati. In primis, il burnout da diabete, ma anche depressione, ansia e disturbi della percezione corporea che poi portano allo sviluppo dei DCA. L’insieme di questi disturbi poi non fa altro che complicare il trattamento del diabete, che già di per sé è una malattia dove vi è un alto tasso di abbandono delle cure e di scarso successo dei trattamenti. Altro fattore di rischio che riguarda trasversalmente tutti i disturbi alimentari è il ricorso a diete restrittive, che potrebbero innescare dei circoli viziosi di diete, abbuffate e comportamenti compensatori di controllo del peso (Colton et al., 2009). 

 

Sintomi della diabulimia

Cosa ci deve far preoccupare? Tra i segnali più evidenti che si possono notare sono l'adozione di regimi alimentari particolarmente rigidi, il conteggio maniacale delle calorie ingerite, problemi legati alla percezione del proprio corpo, visto come troppo grasso pur essendo normopeso, la tendenza ad avere comportamenti bulimici per compensare in caso di eccessivo introito di cibo. Oltre a questo, sono presenti diversi cambiamenti nel tono dell'umore, il quale può oscillare tra rabbia, tristezza, ansia e depressione. Oltre a questi sintomi comportamentali ed emotivi, vi sono dei sintomi fisici come un dimagrimento inspiegabile, attacchi di nausea o di vomito, sete costante e minzione frequente, sodio e/o potassio bassi, frequenti infezioni alla vescica, irregolarità o assenza di mestruazioni, vista peggiorata o offuscata, affaticamento, capelli e pelle secchi. 

 

Conseguenze della diabulimia

Le persone riescono a sopravvivere per diverso tempo con livelli di zuccheri nel sangue molto rispetto al normale, quindi le conseguenze della diabulimia sono legate all’aumento prolungato della glicemia. Queste conseguenze possono essere potenzialmente gravi ed irreversibili: la tempestività, a tal proposito, è un fattore determinante per un trattamento efficace. Tra le conseguenze a breve termine della diabulimia abbiamo il peggioramento della sintomatologia, tra cui: 

- rallentamento della guarigione delle ferite: un elevato livello nel sangue comporta un peggioramento della circolazione;

- infezioni batteriche: una glicemia alta può portare a un indebolimento delle difese immunitarie e a una maggiore esposizione alle infezioni;

- candidosi: l’eccesso di zucchero favorisce una crescita esponenziale del fungo;

- atrofia muscolare: senza insulina, il corpo inizia a distruggere i muscoli per trarre energia;

- amenorrea o dismenorrea: senza un’alimentazione adeguata, i livelli di estrogeni si abbassano notevolmente, impedendo l’inizio delle mestruazioni e causandone l’irregolarità o il blocco totale;

- disidratazione, squilibrio degli elettroliti, chetoacidosi diabetica: i chetoni si accumulano nel sangue senza insulina, causando problemi ai reni e l’acidificazione del sangue. Il sangue acido danneggia i vasi sanguigni, nervi ed organi, portando al collasso degli organi, al coma, ed eventualmente anche alla morte.

 

Tra le altre conseguenze negative a lungo termine abbiamo la retinopatia, che può portare alla cecità, l’edema maculare che può causare danni permanenti all’occhio se non trattato in tempo, problemi di neuropatia periferica, sincope vasovagale, gastroparesi, diarrea cronica o costipazione, malattie renali, del fegato, cardiache, tutte condizioni potenzialmente letali



Trattamento della diabulimia

Rivolgersi a un team multidisciplinare è fondamentale affinché il trattamento risulti quanto più efficace e duraturo possibile. Tra i componenti del team sarebbe opportuna la presenza di un endocrinologo, un dietologo esperto in disturbi del comportamento alimentare e un professionista della salute mentale sempre specializzato in DCA. In particolare, la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) può aiutare a modificare i pensieri e i comportamenti distruttivi associati alla diabulimia. Qualora sia necessario il ricovero è importante che il personale sia formato nella gestione del diabete, rivolgendosi, se necessario, alla Diabulimia Helpline, che offre un database nazionale sia per i centri che per gli operatori che hanno esperienza sia nel diabete che nei disturbi alimentari. Solo attraverso la creazione di una relazione di fiducia tra professionista e paziente è possibile l’adesione al trattamento ed educare il paziente alla gestione del diabete, dell’alimentazione e a condurre uno stile di vita sano (Callum et al., 2014). 



Fonti:

Colton, P., Rodin, G., Bergenstal, R., Parkin, C. (2009). Eating Disorders and Diabetes: Introduction and Overview. Diabetes Spectrum, 22(3), 138-142.

 

Callum, A.M, Lewis, L.M. (2014). Diabulimia among adolescents and young adults with Type 1 diabetes, Clinical Nursing Studies, Vol. 2, No. 4

 

ANTONELLA PATALANO

 




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