Periodica Magazine: lo spazio per il dialogo aperto
SBALZI D'UMORE
Sbalzi d’Umore? Potrebbe essere colpa del tuo Ciclo Il ciclo mestruale è un processo naturale che accompagna tutte le donne in età fertile e dura generalmente tra i 26 e i 35 giorni. Questo ciclo è suddiviso in diverse fasi: mestruale, follicolare o post-mestruale, ovulatoria e luteale o premestruale. Ogni fase è caratterizzata da cambiamenti ormonali significativi che non solo preparano il corpo per una potenziale gravidanza, ma influenzano anche l'umore e il benessere psicologico. Vediamole brevemente: 1. Fase Mestruale (Giorni 1-7 ca.) La fase mestruale inizia con il primo giorno di sanguinamento e dura generalmente dai 3 ai 7 giorni. Se la fecondazione non è avvenuta il corpo luteo regredisce riducendo bruscamente la produzione di progesterone, determinando lo sfaldamento dell'endometrio e l'inizio della mestruazione. Durante questa fase, i livelli di estrogeni e progesterone sono bassi. La diminuzione di questi ormoni può portare a sintomi come: • Affaticamento: La perdita di sangue e la diminuzione dei livelli di ferro possono contribuire a una sensazione di stanchezza e mancanza di energia, tutto è in fase discendente e necessita di riposo e abbandono. • Irritabilità: La combinazione di dolore mestruale e bassa energia potrebbe renderti più suscettibile a sentirti irritabile. • Tristezza: Potresti sperimentare sentimenti di tristezza o depressione leggera a causa della fluttuazione ormonale. 2. Fase Follicolare o Post-mestruale (Giorni 7-11 ca.) Il ciclo mestruale è appena finito e l'utero inizia a prepararsi per l'arrivo dell'ovulo eventualmente fecondato. Gli estrogeni ed il testosterone iniziano a salire. La ghiandola pituitaria rilascia l'ormone follicolo-stimolante (FSH) che segnala ai follicoli nelle ovaie di iniziare a maturare un ovulo per questo ciclo. Anche il fluido cervicale cambia, da secco/appiccicoso a più cremoso fino a diventare elastico (ad albume d'uovo) subito prima dell'ovulazione. Durante questa fase, i livelli di estrogeni iniziano a salire, raggiungendo il picco poco prima dell'ovulazione. L'estrogeno è noto per avere effetti positivi sull'umore, poiché può aumentare i livelli di serotonina nel cervello, un neurotrasmettitore associato a sentimenti di benessere e felicità. Effetti sull'umore: • Aumento dell'energia: L'aumento degli estrogeni può portare a un miglioramento dell'energia e della vitalità. • Miglioramento dell'umore: Potresti sentirti più positiva e ottimista a causa dell'effetto dell'estrogeno sui livelli di serotonina. • Maggiore motivazione: Le fluttuazioni positive degli ormoni possono aumentare la motivazione e la capacità di affrontare nuove sfide. 3. Fase Ovulatoria (Giorni 12-20 ca.) E' la fase più corta perché coincide con il rilascio dell'ovulo da parte delle tube di Falloppio. E' l'unico momento del mese in cui siamo fertili. L'ovulo vive tra le 12 e le 24 ore ma possiamo considerarci fertili già 3/4 giorni prima poiché la cervice uterina inizia già a produrre un muco che può favorire la sopravvivenza degli spermatozoi e potresti notare questo muco filante che da cremoso diventerà sempre più simile all'albume d'uovo. Questa fase è caratterizzata da un picco nei livelli di estrogeni e un aumento dell'ormone luteinizzante (LH). L'aumento degli estrogeni continua a influenzare positivamente l'umore. Effetti sull'umore: • Picco di energia: Potresti sperimentare un aumento dell'energia e della libido durante l'ovulazione. • Autostima elevata: Gli alti livelli di estrogeni possono migliorare la fiducia in te stessa e la sensazione di essere attraente. • Socievolezza: Potresti sentirti più estroversa e desiderosa di socializzare durante questa fase. 4. Fase Luteale o Premestruale (Giorni 21-28 ca.) Il tuo picco ormonale si è concluso e le tue energie stanno iniziando a calare. Il corpo luteo cresce sulla superficie dell'ovaia producendo progesterone, la cui crescita segnala all'utero di non sfaldarsi e alla ghiandola pituitaria di smettere di produrre FSH e LH. I livelli di estrogeno continuano a crescere. Verso la fine di questa fase, se l'ovulo non è stato fecondato, il corpo luteo si riassorbe, il progesterone e gli estrogeni calano fino a far arrivare il mestruo, mentre il testosterone cresce. Questa fluttuazione ormonale può portare a sintomi premestruali (PMS) che influenzano l'umore. Effetti sull'umore: • Sindrome premestruale (PMS): Sintomi comuni includono irritabilità, ansia, depressione, sbalzi d'umore, mal di testa, intolleranza verso gli altri. Questi sintomi sono in gran parte dovuti alla diminuzione dei livelli di serotonina, causata dalla fluttuazione degli estrogeni e del progesterone. • Stanchezza e difficoltà di concentrazione: L'aumento del progesterone può causare sensazioni di affaticamento e difficoltà a concentrarsi. • Aumento dell'appetito: Potresti sperimentare un aumento dell'appetito e delle voglie di cibo, il che potrebbe influenzare ulteriormente l'umore. Meccanismi Biologici Dietro le Fluttuazioni dell'Umore I cambiamenti dell'umore durante il ciclo mestruale sono principalmente attribuiti alle fluttuazioni degli ormoni estrogeno e progesterone, che influenzano i neurotrasmettitori nel cervello. L'estrogeno è noto per aumentare i livelli di serotonina e dopamina, migliorando l'umore e la sensazione di benessere. Il progesterone, d'altra parte, può avere un effetto calmante, ma i suoi metaboliti possono anche provocare sintomi di ansia e irritabilità quando i livelli diminuiscono. Serotonina: Gli estrogeni aumentano i livelli di serotonina, un neurotrasmettitore associato a sentimenti di felicità e benessere. Quando i livelli di estrogeni diminuiscono, come nella fase luteale, la serotonina può diminuire, contribuendo ai sintomi della PMS. Dopamina: Gli estrogeni influenzano anche i livelli di dopamina, che giocano un ruolo importante nella motivazione e nel piacere. I cambiamenti nei livelli di dopamina possono influenzare l'energia e l'umore generale. Allopregnanolone: Un metabolita del progesterone che ha effetti calmanti sul cervello. Tuttavia, fluttuazioni rapide possono causare ansia e depressione. Strategie per ogni Fase per Gestire le Fluttuazioni dell'Umore Fase mestruale: E' fondamentale riposarsi e rilassarsi per rilasciare le tensioni, abbiamo bisogno di calma e silenzio per riconnetterci con noi stesse e con le nostre radici. Se sei una persona sportiva prediligi sport con movimenti dolci come yoga o stretching o semplici passeggiate e prenditi del tempo per te stessa: trova un momento per un pisolino, bevi tisane con zenzero o malva per rilassare la pancia, concediti dei bagni caldi con sali o oli essenziali e guarda un film che ti piace. Prediligi certi nutrienti che ti servono per reintegrare quelli persi nel sangue e per gestire o prevenire i fastidi, in particolare: ferro, zinco, vitamine B e C e Magnesio e Omega 3 per ridurre i crampi. Se sei una libera imprenditrice cerca di organizzare il tuo lavoro in modo da rallentare in questa fase e soprattutto fai ordine in casa. Fase post-mestruale: Se sei una persona sportiva questo è il momento giusto per intensificare gli allenamenti. Se devi studiare questa è la fase migliore per farlo, così come per creare qualcosa di nuovo, mettere il massimo impegno nei progetti esistenti o per programmare i tuoi prossimi impegni. Fase ovulatoria: Se sei una persona sportiva è il momento per allenamenti cardio e intensi. Mangia cibo antinfiammatorio. Fase premestruale: Se sei sportiva prediligi esercizi di mantenimento, lunghe passeggiate e concediti ove possibile più ore di sonno. In questa fase il corpo ti richiede più riposo, non ascoltarlo può essere una causa dei sintomi premestruali. Mangia cibi ricchi di magnesio, vitamina B, omega 3 e zinco, poca caffeina e zuccheri. Supporto di una Life Coach Femminile: una Life Coach specializzata in ciclicità può accompagnarti a connetterti profondamente con le tue fasi per comprendere cosa il tuo corpo sta cercando di dirti con determinati fastidi. Con il suo supporto è possibile alleviare tali fastidi (ovviamente parliamo dei comuni disturbi collegati al ciclo mestruale e non ad una patologia per la quale è sempre consigliato un consulto medico!) Ricorda che stare male non è mai normale e con il giusto supporto puoi tornare a stare bene! PAOLA GHILARDINI - Life coach al femminile
Saperne di piùLo sapevi che ogni mese sei 4 donne diverse?
Hai mai notato durante il mese quanto sei diversa? Ci sono giorni in cui sei super produttiva e concentrata e in 2 ore hai completato tutta la tua to do list, altri giorni in cui non hai voglia di fare nulla, staresti solo sotto le coperte e ti senti rallentata in tutte le attività. Sere in cui hai una gran voglia di uscire e altre in cui per te esistono solo il divano e Netflix e guai a chi ti parla. Ti sei mai chiesta come mai? Hai mai notato se queste differenze si susseguono casualmente o seguono un pattern che si ripete sempre più o meno uguale durante il mese? Se non l'hai mai notato ti svelo che la risposta corretta è la seconda. Ogni mese sei 4 donne diverse, una per ogni fase del ciclo mestruale (che ti ricordo, comprende tutte e 4 le fasi e non solo le mestruazioni) o del ciclo lunare, se per qualsiasi motivo ti trovi in un momento della tua vita in cui non stai mestruando. Miranda Gray ha descritto ognuna di queste fasi attraverso un diverso archetipo femminile. Gli archetipi sono forme pensiero contenute nell'inconscio collettivo (come le definì Jung) e quindi comprensibili e condivisibili da tutti. Se ad esempio ti dico di pensare alle qualità e alle caratteristiche di un re, di un esploratore, di un'innocente o di una saggia, probabilmente gli aggettivi saranno più o meno simili a quelli di chiunque altro li descriva. Questo perché quelle che ti ho enunciato sono tutte figure archetipiche. Troviamo gli archetipi nelle metafore, nelle fiabe e nei romanzi, nella mitologia greca (gli dei sono tutti archetipi), negli Arcani dei Tarocchi e potrei andare avanti all'infinito. In questo articolo ti parlerò delle energie che Miranda Gray ha attribuito ad ognuna delle fasi del ciclo (sia ormonale che lunare, perché sono uguali): La Megera o Strega o Crona è l'archetipo connesso alla fase mestruale, alla luna nera/nuova, all'elemento Terra ed all'inverno: il nostro inverno interiore. E' un momento in cui abbiamo bisogno di ritirarci in noi stesse per ritrovare la nostra forza interiore e sentirci al sicuro. Esteticamente potresti non avere voglia di prenderti cura di te e prediligerai vestiti comodi e poco appariscenti. In questa fase non solo il corpo necessita di dormire di più, ma anche la mente ha bisogno di più tempo per sognare; con "sogni" intendo anche momenti di fantasia e immaginazione ad occhi aperti. In questa fase prendi nota dei sogni e della conoscenza interiore che ti portano. In questa fase siamo sensibili e poco in risonanza con tutto ciò che avviene all'esterno. Se dedichiamo tempo a noi stesse, accettandoci, lasceremo che le intuizioni fluiscano liberamente. Essendo una fase di rallentamento tutto il corpo è meno agile, amiamolo ed accettiamolo anche nelle sue rotondità. Questa fase ci spiega che la nostra rabbia non va repressa ma ascoltata, compresa e trasformata. Evita il contatto con i media per limitare i tuoi sentimenti ai problemi più immediati. Potresti sperimentare una forte sensibilità ai problemi degli altri. La Fanciulla o Vergine è l'archetipo connesso alla fase post-mestruale o follicolare, alla luna crescente, alla primavera e all'elemento Aria. Il corpo ritorna in piena forma e recupera la sua flessibilità ed il suo dinamismo. In questa fase siamo pronte ad esprimere ciò che abbiamo imparato e ciò che è uscito fuori dal nostro subconscio in fase mestruale, proiettandolo all'esterno. In questa fase è più semplice portare a termine dei compiti in cui si necessita prontezza mentale, attenzione ai dettagli e capacità analitica e siamo completamente indipendenti, non necessitiamo quindi l'appoggio degli altri. Siamo più socievoli ed inclini ad uscire e socializzare. Potresti aver voglia di indossare vestiti chiari che sottolineino le linee del tuo corpo o sportivi/sbarazzini. E' il momento di mettere a fuoco gli obiettivi della tua vita e pensare a come raggiungerli. Ora disponi delle energie fisiche e mentali per portare a termine i progetti incubati in fase mestruale. Puoi trasformare le tue intuizioni in azione. Questa è la fase giusta per un'attività fisica più strong. Consuma cibi ricchi di calcio e proteine. La Madre è l'archetipo connesso all'ovulazione, all'estate, alla luna piena e all'elemento Fuoco. Questo è un momento caratterizzato da una grande autostima e sicurezza in sé stesse. ln questa fase è probabile che le persone si avvicinino a te spontaneamente in cerca di comprensione, aiuto o consigli. L'energia creativa originatasi nell'utero prende vita e forma in questa fase, come il seme che ha messo radici nella terra in inverno dà i suoi frutti d'estate. Potresti aver voglia di indossare vestiti con colori che ti connettano alla natura, lunghi e con stampe a fiori. Se ci sono le condizioni permettiti di camminare a piedi nudi in un prato, aprendoti così al contatto con la natura. Esprimi tutta la tua creatività in un progetto o in un'attività artistica o manuale. Dai energia alle tue piante. Mangia cibi ricchi di ferro e tante verdure. Passa del tempo con i tuoi figli o i tuoi progetti. L'incantatrice è l'archetipo connesso alla fase premestruale o luteale, alla luna calante, all'elemento Acqua e all'autunno. E' un periodo in cui le nostre energie, avvicinandoci alla fase Strega/Megera, tendono verso l'interno. Le forze fisiche diminuiscono ma si ha bisogno di essere attive e questo può generare agitazione e frustrazione. Nonostante il tuo corpo richieda riposo, la tua mente è inquieta ed iperattiva. Questo può risultare distruttivo se non si incontra una maniera d'espressione positiva. Se riusciamo a connetterci con la nostra parte oscura ed impariamo a fornirle stimoli, a capirla ed a lasciarla esprimere, essa può diventare la nostra più grande sorgente creativa. In questa fase abbiamo la capacità dell'intuizione, lasciamo quindi da parte gli aspetti della vita più pratici per sviluppare un'altra maniera di imparare. In questa fase ci sentiamo anche più seduttive e sicure di noi, non riusciamo a nascondere ciò che proviamo e siamo più polemiche. Questo archetipo ci ricorda che l'oscurità dentro di noi è la fonte da cui proviene la nostra energia che può creare o distruggere. Apprendere l'equilibrio nell'espressione di questa energia, è la chiave per vivere questa fase in modo sano. Potresti avere voglia di vestirti e truccarti in modo più aggressivo o provocante. Mangia alimenti ricchi di vitamina B e di minerali. Cerca di dormire di più e di evitare lavori che richiedano una lunga concentrazione. E' importante segnalare che ti potresti sentire diversamente nelle varie fasi lunari o ormonali, rispetto alle sensazioni descritte. Questo perché siamo tutte diverse e nessuna di noi è sbagliata, quindi ognuna di noi vive le fasi in un modo suo. Le energie riportate sono quelle in cui si rispecchia la maggior parte della popolazione ma se tu le vivi diversamente va benissimo così. Ma a cosa ti serve riconoscere le energie di ogni fase? Farlo ti aiuterà a prevederle e questo ti aiuterà ad organizzare al meglio la tua vita lavorativa e personale, sfruttando le potenzialità di ognuna. Come si fa? Il primo passo è mapparti (se non sai come funziona, ti invito a leggere il mio articolo su cos'è la mappatura e come può aiutarti). Non ti dirò che sarà facile e veloce riuscire a capire e prevedere tutto di te. Ecco perché tante donne si rivolgono ad un life coach specializzato in ciclicità per accompagnarle a comprendere meglio il loro ciclo mestruale (o quello lunare a cui connettersi se non si mestrua) e sfruttarne le potenzialità. Perché prese dalla routine quotidiana non ci prendiamo mai del tempo per ascoltarci e chiederci come stiamo, non ne siamo capaci. Facendolo inizierai ad ascoltarti, a legittimarti ciò che davvero ti serve e quindi ad amarti! PAOLA GHILARDINI - Life coach al femminile
Saperne di piùMenopausa perché parlarne (e non solo tra donne)
Di menopausa se ne parla ancora troppo poco ed è necessaria una rivoluzione affinché non venga più vista solo come la fine della fertilità, ma l’inizio di una nuova età feconda La menopausa (che non è una malattia, bensì un momento fisiologico) è quel periodo coincide col termine della fertilità della donna e vi sono una serie di sintomi che accomunano la maggior parte (ma non tutte, sia ben chiaro) delle donne. Per questi sintomi però vi sono rimedi utili per garantire ugualmente una buona qualità della vita. La menopausa generalmente arriva intorno ai 45-55 anni di età, ma può essere anche precoce o tardiva. Non è un evento improvviso, ma è caratterizzato da un periodo antecedente nel quale vi sono delle alterazioni all’interno del ciclo mestruale, le mestruazioni possono essere più ravvicinate, più abbondanti, o più distanziate tra loro. Tutto questo perché va a diminuire la quantità di estrogeni nel sangue a seguito dello stop delle attività delle ovaie. Questa diminuzione di estrogeni può provocare diversi sintomi tra cui: - Vampate di calore; - Sudorazioni notturne; - Palpitazioni e tachicardia; - Insonnia; - Ansia, irritabilità, calo dell’umore e facilità dell’affaticamento; - Cefalea; - Calo della libido e del desiderio sessuale; - Aumento del rischio di malattie cardiovascolari e osteoporosi. Di fronte a un simile cambiamento, molte donne non riescono ad accettare questa nuova fase della vita, il loro corpo che cambia e il desiderio sessuale che cala. Ma siamo sicure che sia sempre la menopausa la causa di tutto? Ho approfondito questo tema con Doriana Cecconello, conosciuta su Instagram come Menopausa Bastarda (di professione social media manager), una pagina dove Doriana parla di menopausa in maniera ironica e dà consigli alle donne su come gestire questo periodo. Doriana, raccontami della tua esperienza con la menopausa. Allora, io ho 57 anni , quasi 58, sono in menopausa definitiva da cinque anni e sicuramente sono andata in crisi a livello emotivo, però fisicamente non mi sono sentita particolarmente diversa rispetto a prima, questo devo dirlo. Sicuramente la menopausa mi ha portato a un periodo della mia vita in cui ho capito che gli anni passavano, però a differenza di molte altre donne, che mi hanno scritto anche sul mio profilo, credo di essere stata fortunata perché a livello fisico non ho avuto assolutamente nessun tipo di cambiamento, se non vampate- che ho ancora adesso- e umore altalenante, per il resto devo dire che è stato abbastanza leggero come cambiamento. Quindi diciamo l'aspetto della menopausa che è stato più inaspettato è quello psicologico Un cambiamento a livello emotivo, psicologico c’è per forza perché hai degli alti e bassi umorali. Per me è stata una cosa molto forte, all'inizio credo di aver sofferto anche un po’ di depressione. Ci sono tantissimi tabù: molte persone pensano che con la menopausa finisca tutto, molte donne si trascurano perché pensano che non ne valga più la pena. E’ un pensiero che hanno anche tantissimi uomini e questo pensiero arriva dal passato, dalle nostre mamme che ci hanno trasmesso questa concezione negativa della menopausa. Cosa pensi debba cambiare nella società per cambiare questa narrazione negativa della menopausa? Sicuramente iniziare a parlare della menopausa ai nostri figli in maniera positiva. Molte donne attribuiscono i propri problemi legati al desiderio sessuale alla menopausa: il 90% delle donne con cui ho parlato mi ha riferito questo problema, ma io mi domando, ce l’avevi prima? Nel caso, si va dal ginecologo e si trova una soluzione, non diamo sempre la colpa alla menopausa: molto spesso è una questione di mentalità che ci porta a colpevolizzare la menopausa, quando secondo me non è così. Hai notato anche un cambiamento nelle relazioni in generale , oppure dal punto di vista sociale, dopo la menopausa? Si, diciamo che il passaggio a questa nuova fascia d’età è una delle esperienze più forti che una donna possa sperimentare nella vita, poi ho sentito tantissime esperienze di donne che si sentono sole. Una donna mi raccontava di sentirsi particolarmente sola, non aveva sorelle, non aveva la mamma e si lamentava che non potesse parlarne con nessuno. Anche questa però è una questione di mentalità, bisognerebbe estendere questa conversazione anche ai figli maschi, al partner e agli uomini in generale. Vorresti aggiungere qualcos’altro sul tema della menopausa? Secondo me bisognerebbe parlare di più della menopausa perché è ancora molto sottovalutato come periodo della vita. Bisognerebbe anche fare delle iniziative in più sulla menopausa, delle attività ad hoc. In conclusione, la menopausa è una fase di transizione nella vita di una donna che, purtroppo, è spesso circondata da tabù e stereotipi negativi. Tuttavia, è fondamentale riconoscere e valorizzare il contributo delle donne durante questo periodo e oltre. Le donne in menopausa non dovrebbero essere viste come meno attive o meno capaci, ma piuttosto come individui con un'enorme ricchezza di esperienza, conoscenza e potenziale da offrire alla società. È importante smantellare il concetto errato che la menopausa segni la fine della vitalità e della rilevanza delle donne. Al contrario, questo momento di transizione può essere considerato come un'opportunità per le donne di reinventarsi, di esplorare nuove passioni, di intraprendere nuove sfide e di continuare a contribuire in modi significativi alla società. Dare valore alle donne in menopausa significa riconoscere e celebrare la loro resilienza, la loro saggezza e la loro capacità di adattamento. Significa anche promuovere una cultura che sfida gli stereotipi legati all'età e che valorizza la diversità delle esperienze femminili. Quando le donne sono sostenute e valorizzate durante la menopausa, non solo migliorano le loro prospettive individuali di salute e benessere, ma si crea anche una società più inclusiva, equa e ricca di risorse. In conclusione, è essenziale promuovere una visione della menopausa che riconosca e celebri il valore continuo delle donne nella società. Le donne in menopausa meritano rispetto, sostegno e opportunità per continuare a crescere, a contribuire e a ispirare gli altri con la loro vitalità e la loro saggezza. ANTONELLA PATALANO
Saperne di piùOdore vaginale come empowerment?
Le narrazioni tossiche che da sempre hanno riguardato le nostre vulve & vagine sono molte. Tuttavia, una in particolare è stata posta al centro di una retorica che, nel corso del tempo si è trasformata da shaming a powerful, associata prima a una proliferazione di mercato senza precedenti che, approfittando del senso di mortificazione e vergogna delle donne, ha creato le basi per una diffusione dell’odore vaginale perfetto e poi, una vera e propria riappropriazione e auto affermazione della propria unicità che ha sfidato i canoni imposti dalla società. L’idea che l’odore naturale della vagina fosse di cattivo gusto e dovesse essere “coperto” ha radici antiche (si hanno testimonianze di soluzioni posticce come irrigazioni vaginali o l'abbondante uso di talco utilizzate dalle donne per mantenere le loro parti intime "fresche e pulite" molto prima dell'invenzione delle moderne salviettine disinfettanti e dei deodoranti intimi) ma solo nel 900 la vergogna delle donne rispetto al proprio odore verrà sfruttata ufficialmente, in una sapiente azione di marketing, per dare il via a un’esplosione senza precedenti di prodotti di igiene intima femminile. Alimentando un senso di profondo imbarazzo e plasmando la percezione che le donne stesse avevano del proprio corpo e creando una domanda che persiste ancora oggi. Un esempio storico significativo è rappresentato dall'azienda Lysol nel 1946, che attraverso campagne pubblicitarie che colpevolizzavano le donne per i problemi coniugali dovuti al loro odore corporeo, promuovevano la propria lavanda per l’igiene femminile come soluzione a tutti i litigi con il marito. Successivamente, tutta una serie di altri prodotti ha invaso il mercato grazie ad aziende come Femfresh, Bidex e FDS, che hanno presto sviluppato una gamma di intimate refreshing products (da spray a salviette per la zone vulvare da tenere in borsa per un touch up durante la giornata) trasformandoli in beni di consumo di prima necessità e rendendoli accessibili a un numero sempre più cospicuo di persone grazie al posizionamento nei negozi (ampliandone così la domanda e l'offerta attraverso la maggiore visibilità). Non solo: anche la pubblicità ha avuto un ruolo notevole nell’ascesa della popolarità di questi prodotti. Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta i prodotti per l’igiene intima femminile che promuovevano una “vagina profumata a fresca” hanno iniziato infatti a essere pubblicizzati più frequentemente e con una maggiore propensione anche in riviste femminili mainstream e in televisione, facendosi strada così fra un pubblico sempre più vasto. Il problema intrinseco alla pubblicizzazione di questi prodotti però può essere ricondotto banalmente al come venivano pubblicizzati e al presupposto stesso sul quale si fondava questa pubblicizzazione, ossia il fatto che l’odore naturale della vagina fosse qualcosa di sgradevole, umiliante e da nascondere, caricando le donne di un’ inutile quantità di vergogna intorno al loro corpo. Prima di continuare, sentiamo però di dover fare uno statement importante: le vagine devono avere un odore e no, non devono profumare di fiori, zucchero, biscotti della nonna o qualsiasi altra cosa vi sia stata fatta credere. Ogni vagina ha un odore diverso, unico e, non sempre ricorda i prati fioriti: anzi, non dovrebbe neppure. Tramite l’uso di messaggi persuasivi e delle emozioni umane per influenzare le nostre decisioni di acquisto i prodotti di igiene intima femminile sono stati commercializzati dunque come la soluzione a un problema - di per sé inesistente - che nel tempo ha ampliato i propri confini anche ad ambiti come la femminilità in generale. In alcuni studi infatti è stato evidenziato come il linguaggio codificato usato da alcune aziende per promuovere, a fini di vendita, l’immagine della vagina perfetta abbia generato a lungo andare stigmi non solo inerenti all’odore vaginale, ma anche a temi come le funzioni corporee (come il ciclo mestruale e le perdite) e la sessualità. Un caso particolarmente noto riguarda l’azienda Femfresh che legò l’immaginario della vagina “fresca e inodore" a quello di castità e purezza, convalidando e aggravando lo stereotipo della giovane ragazza innocente e virginale che si preparava alla prima notte di nozze utilizzando il loro deodorante prima dell’atto, allargando dunque lo spazio dalla sola “igiene” intima all’intera sessualità e alle norme sociali sul sesso. Negli ultimi decenni, il mercato ha subito una rivoluzione radicale, adattando i propri prodotti alla richiesta reale dei consumatori, sia dal punto di vista comunicativo (discostandosi della retorica tossica che li ha accompagnati in passato), sia dal punto di vista dei bisogni effettivi delle donne, che hanno abbracciato l'idea di un'igiene intima sicura per le proprie vulve, evitando l'uso eccessivo di prodotti profumati e educando sé stesse e gli altri sulla normalità e bellezza del corpo femminile. Ovviamente, a questo proposito non possiamo non dedicare uno spazio apposito - prendendolo come campione - al nuovo detergente intimo di This, Unique, che rappresenta l’esempio perfetto di come un prodotto al giorno d’oggi dovrebbe essere e di quali valori dovrebbe trasmettere. In linea con tutta la filosofia del brand, che si prodiga per abbattere lo stigma e la vergogna che circonda il ciclo mestruale & co, aumentando la consapevolezza ed eliminando i tabù tramite le proprie piattaforme, anche il detergente è stato formulato per rispettare al 100% le nostre zone intime, garantendo una pulizia efficace mentre mantiene l'equilibrio delle mucose. Infuso con estratti naturali di Croton Lechleri e ingredienti biologici, è ideale per l'uso quotidiano e il suo leggero profumo non è invasivo e non mira a modificare o mimetizzare il nostro odore, bensì a donare una sensazione di freschezza e protezione durature. Infine, il modo in cui è cambiato l’approccio all’odore vaginale nel tempo, è frutto di una società che ha saputo trasformare un tabù in un punto di forza ed emancipazione femminile e che ha posto al centro della propria narrativa un’immagine positiva e di empowerment dell’odore vaginale. L’esempio più eclatante è stato quello dell’attrice Gwyneth Paltrow, la prima a catturare l’attenzione dei media mondiali lanciando la candela “al profumo della mia vagina”, seguita da Erykah Badu - famosa cantante e grande attivista americana - note per aver creato una linea di incensi inspirati alla sua parte più intima, realizzati con parti di mutande da lei stessa indossate e bruciate incluse poi nel prodotto finale, con l’obiettivo di condividere con il mondo gli ideali di totale libertà femminile. MARTA BORASO
Saperne di piùMUSICA E IL RESTO ...RESTA! (e diventa siginficato)
Musica e il resto scompare! ...o anche no? E soprattutto, cosa resta? Carə lettorə e ascoltatorə, è vero. Veniamo da giorni sonori e magari ne abbiamo anche a sufficienza ma prendiamoci un momento per analizzare e comprendere perché la musica abbia una così grande, immensa valenza comunicativa, linguistica, educativa e divulgativa e di cosa vogliamo realmente trattare ora. Si sa, la musica è immediata, giunge proprio a tuttə. Ma come? Breve spiegone cognitivista: la musica è linguaggio e dunque una forma di comunicazione grazie alla quale gli esseri umani entrano in contatto tra di loro. Il linguaggio, attraverso la comunicazione, diventa quindi relazione, partecipazione, scambio. Inoltre, esso rende comunicabile il pensiero. Dunque, la comunicazione linguistica assolve funzioni di tipo sociale, relazionale, referenziale. Un sacco di roba! Cosa accade quindi quando ascoltiamo un brano il cui testo ci coinvolge particolarmente? Che quelle parole assumono significato e diventano per noi modi di abitare e percepire il mondo. Secondo il modello teorico del referenzialismo, le cose vanno più o meno così: ° vivo un'esperienza ° la traduco in pensiero ° che a sua volta si associa a parole, simboli, suoni ° di cui in seguito mi avvalgo per costruire affermazioni a proposito di esperienze simili alla mia Dal momento che tuttə viviamo esperienze analoghe, le parole che udiamo attivano inevitabilmente i nostri pensieri. In tal modo il linguaggio consente alle persone di comunicare. E così funziona la musica! Ampliando ulteriormente: cosa ci dice la musica della donna? Che immagini e significati ci propone? Spesso, narrazioni intrise di visioni polarizzanti, l'evidente sessismo mascherato tra sentimentalismi ed inappropriate ironie, stereotipi e legittimazione poetica della violenza di genere il tutto NORMALIZZATO E ORECCHIABILE. E purtroppo, la musica così fatta conserva un ruolo cruciale nel sostenere e legittimare la violenza di genere. E' importante domandarci cosa tutto ciò produca in noi (e cosa abbia già prodotto, intergenerazionalmente) a livello di crescita e consapevolezza morale, personale, relazionale, culturale. La produzione di significato è una delle funzioni della cultura. E dunque vogliamo consapevolezza e responsabilità collettiva! Vogliamo creare significati e linguaggi condivisi, una musica che resti e generi apprendimento, sensibilità, cultura. “Dire qualcosa è sempre fare qualcosa” * * Teoria degli atti linguistici, Austin&Searle, 1974 LUCIA SCARANO
Saperne di piùIl ruolo della donna nella televisione commerciale
3 gennaio 1954, ore 11:00 - la RAI manda in onda il suo primo annuncio televisivo, parlando agli spettatori: “La RAI, Radiotelevisione Italiana inizia oggi il suo regolare servizio di trasmissioni televisive”. A pronunciare queste parole, è proprio una donna, Fulvia Colombo, che qualche anno più tardi in un’intervista affermava con imbarazzo che le fu chiesto di fare un annuncio qualsiasi. Così nasce la RAI, con “Arrivi e partenze” condotto da Mike Bongiorno. 6 febbraio 2024 - 70 anni dopo. Manca pochissimo alla nuova edizione del Festival della canzone italiana, per il quinto anno di fila nelle mani di Amadeus, e una delle prime notizie, subito dopo l’annuncio dello stesso direttore artistico, è quella delle co-conduttrici. Lorella Cuccarini, Giorgia e Teresa Mannino ( insieme a Fiorello e Marco Mengoni) saranno al fianco di Amadeus per la co-conduzione del programma, nello stupore generale dell’opinione pubblica. Dopo la gioia nel vedere tre volti femminili così amati dal pubblico italiano, la prima domanda che sorge alla mente è: ma una donna avrà mai il ruolo più importante da poter ricoprire in questo evento? E no, non parliamo della conduzione, perché per quello basta risalire (“solo”) al 2010, quando Antonella Clerici calcava il palco dell’Ariston. Parliamo della direzione artistica, che quell’anno fu curata da Gianmarco Mazzi. E’ proprio qui il problema, mai, e ripetiamo mai, la direzione artistica di Sanremo è stata lasciata nelle mani di una donna. “Gli uomini dirigono, le donne calcano il palcoscenico” scrive Fanpage in un articolo pubblicato il 17 gennaio 2020, a pochi giorni dalla prima apparizione di Amadeus nelle vesti del ruolo tanto ambito. E proprio quel giorno vogliamo nominare, perché non possiamo dimenticare lo scivolone fatto dallo stesso conduttore in quella fatidica conferenza stampa. E’ un personaggio che si fa amare Amadeus, questo è vero, anche perchè vediamo più lui durante le nostre cene di famiglia che i nostri familiari. Quella frase però, possiamo prenderla come cavalcante in un ruolo ormai stereotipato e rilegato alla donna nella televisione italiana. “È stata una scommessa. L’ho scelta perché, oltre ad essere bellissima, è capace di stare vicino a un grande uomo stando un passo indietro” Francesca Sofia Novello, la donna il cui talento è quello di essere bellissima (e parliamo di talento per ricordare quel chiacchieratissimo monologo sull’aiuto che la bellezza dà alla donna per lavorare in televisione) e soprattutto di essere in grado di stare un passo indietro rispetto a un grande uomo (Valentino Rossi). “Beh è una modella di lingerie, cosa vuoi che sappia fare” potrebbe pensare e scrivere il primo leone da tastiera di turno, portando il suo insindacabile e fondamentale giudizio sotto un post a caso. Il vero problema però sta nel fatto che in fin dei conti non è nemmeno colpa sua se il pensiero è così antiquato. E’ soprattutto colpa della televisione italiana, quella televisione che comincia a farsi strada quando le prime vallette lasciano il posto alle “ragazze fast food” di “Drive in”, o alle “ragazze cin cin” di “Colpo grosso” fino alle “ragazze coccodè” di Renzo Arbore e Nino Frassica di “Indietro Tutta!”. Quest’ultimo nome voleva essere una forte satira contro la figura della donna che aleggiava nella televisione italiana di quegli anni, portandola allo stremo con un costume fatto di piume per ricordare le galline. La verità è che anche se la satira poteva funzionare, l’opinione pubblica pensa alle veline, alle vallette o ancora alle letterine come a donne messe lì sul palco, con un solo specifico scopo, quello di attirare l’attenzione nel programma. Endy Campagnoli, sopraggiunta a Maria Giovannini, era figura di eleganza in “Lascia o Raddoppia” di Mike Bongiorno, ma il suo ruolo, subito dopo il lancio del programma, era quello di restare in silenzio e consegnare buste ai concorrenti. Ne è passato di tempo prima che le vallette fossero ‘autorizzate a parlare’ durante una trasmissione. Vorremmo dire quindi, che uno, tra i tanti, problemi relegati intorno al ruolo della donna nella televisione non è tanto che, le statistiche de “Il solo 24 ore” portino percentuali di presenza femminile nettamente minori in programmi, fiction e ruoli di lavoro in RAI, ma l’opinione pubblica. Il pensiero, radicato nella nostra testa a causa di una televisione degli albori prettamente maschile, che si stupiva alla vittoria di Nilla Pizzi a Sanremo 1951, e che la lasciava scandalosamente al secondo posto con la critica sociale di “Papaveri e Papere". Quel pensiero che porta a dire, “Chissà cosa avrà fatto per essere lì, e vogliamo essere gentili perchè sappiamo bene che quel “cosa” viene sempre esternato. Lo stesso che poi porta Renzo Arbore ad affermare che in fin dei conti ora le donne sono più brave degli uomini, durante un’intervista per “Il sole 24 ore” in cui annunciava l’avvento del nuovo “Indietro tutta! 30 e l’ode”, a 30 anni dalla prima programmazione e dall’avvento delle ragazze coccodè. Ci chiediamo solo perché solo ora ci rendiamo conto che - forse e non sempre ovviamente - le donne sono più brave degli uomini. In conclusione, con la speranza che un giorno Sanremo abbia una donna nel ruolo di direttore artistico, aspettiamo il prossimo festival della canzone, per criticare qualsiasi cosa vedremo, soprattutto i monologhi femminili, perché si, su questo siamo “molto bravi”, attendendo la canzone di Fiorella Mannoia dedicata alle sorelle Mirabal, le attiviste domenicane che nel 1960 si batterono contro la dittatura del generale Rafael Trujillo e che il 25 novembre furono uccise brutalmente, innescando la fine della dittatura e la giornata contro la violenza sulle donne. Ci riuniremo e ne parleremo insieme, durante la settimana più attesa dell’anno, un po’ come facevano i nostri nonni nei garage, quando le gemelle Kessler apparivano per la prima volta a gambe scoperte su “Canzonissima”.
Saperne di piùUn libro per le ragazze che siamo e siamo state. E per le ragazze di domani
Ho iniziato il 2024 leggendo My dark Vanessa, l’esordio della scrittrice americana Kate Elizabeth Russell. Non so ancora come parlarne né se ha molto senso farlo. A volte, soprattutto con i libri così, che toccano le corde più intime del nostro essere, è bene far sedimentare, lasciare lì, non giungere a conclusioni affrettate, fare in modo che le emozioni della narrazione e della scrittura agiscano come una pozione magica dentro noi: talvolta si smuove qualcosa, ci cambia. La storia è raccontata tramite due periodi storici ben distinti: il 2000 e il 2017. Nel 2000 Vanessa Wye è una studentessa di 15 anni senza obiettivi ben precisi da raggiungere nella sua vita ma determinata. Convince i suoi genitori a lasciarla frequentare un prestigioso liceo in cui incontra il professore di letteratura Jacob Strane.Vanessa è una ragazza molto introversa, fatica a creare legami solidi di amicizia e si ritrova spesso sola a vagare nei corridoi del liceo, con un quaderno su cui scrive le sue poesie: forse le piacerebbe diventare scrittrice. Jacob Strane è un uomo affascinante, ha 42 anni, una carriera affermata. Ha deciso di non crearsi una famiglia e in passato si è sottoposto ad un’operazione di vasectomia, per evitare di avere figli. Nella sua classe di letteratura nota sin da subito Vanessa, i suoi capelli rossi, il suo modo di vestire, è affascinato dai suoi luoghi d’origine - Vanessa vive con la sua famiglia a ridosso di un lago - e non si fa scrupoli ad avvicinarsi a lei, parlarle, toccarle la gamba, iniziare quella che per molte persone può considerarsi una storia d’amore tra un professore e la sua studentessa - un classico cliché. Peccato però che Vanessa nel 2000 fosse una ragazza minorenne: quella raccontata non è solo una storia d’amore, ma anche la storia di un reato, di una violenza. Nel 2017, il professore Jacob Strane si trova al centro di un ciclone mediatico perché viene accusato di abusi sessuali da parte di una studentessa del liceo privato in cui ancora lavora. La studentessa - sentendo le voci che giravano sul conto di Strane - scopre che Vanessa, molti anni prima, era stata cacciata dalla scuola perché aveva ufficialmente infangato la reputazione di Strane stesso. La verità però era stata un’altra: molte persone avevano visto i due stare spesso da soli, Vanessa stazionava tutti i giorni nel dipartimento di lettere accanto al professore e quando qualcuno o qualcuna aveva fatto la spia alla Direttrice, Vanessa era stata costretta a dire la verità e ad assumersi la responsabilità del suo sentimento per Strane, dichiarando così l’unilateralità della storia. Questa presa di posizione e di scuse Vanessa l’aveva dovuta fare davanti ad una classe intera di studenti e studentesse che l’avevano accusata di avere una relazione intima con Jacob Strane. Nel 2017 Vanessa, dopo la fine del college all’Atlantica, dopo aver lasciato dei lavori saltuari, dopo la morte del padre e sempre nella sua camera caotica e con la sua vita disordinata, lavora come receptionist in un albergo di lusso. Inizia a ricevere molti messaggi da parte della studentessa che ha subìto abusi sessuali da parte di Strane e che lo ha denunciato, con la supplica di unirsi alle sue denunce. Il mondo è in fibrillazione: è proprio il 2017 l’anno in cui il Movimento Me Too libera le catene di tantissime donne che, tramite un hashtag sui social media, si sentono finalmente legittimate a parlare delle molestie e della violenza subìta in particolare sui posti di lavoro, a partire dalle rivelazioni pubbliche di accuse di violenza sessuale contro il produttore cinematografico Harvey Weinstein fino alle donne più marginalizzate. Vanessa non risponde subito alla studentessa che accusa Strane: nella sua testa non ha mai subìto una violenza sessuale: tutto ciò che è accaduto tra lei e il suo professore è sempre stato consensuale. Vanessa ripercorre la sua storia d’amore, riporta alla mente i passi principali del libro che Strane le aveva regalato, Lolita di Nabokov; ricorda la loro prima volta a letto, le uscite di nascosto dal liceo, i baci nel dipartimento, il tocco della sua mano sulle ginocchia la prima volta, lì seduta accanto a lui sulla cattedra, davanti a tutti gli altri studenti e alle altre studentesse che finivano un compito. Vanessa ci porta nel mondo oscuro delle relazioni disfunzionali: l’amore (era amore?), l’ossessione, l’attesa, l’attaccamento, la fiducia, il sesso. Come cambia la vita di una ragazza di 15 anni che si innamora del suo professore di 42? Il loro fare sesso è la follia dell’amore o è un abuso sessuale? L’infatuazione di una quindicenne può considerarsi sentimento amoroso e può decidere consapevolmente sul suo corpo? Quanto la sua è volontà? Quanto è consenso? Vanessa rabbrividisce pensando alla prima volta a letto con Strane: presa alla sprovvista, di sorpresa, in un risveglio notturno, quando si apre gli occhi per sbaglio e si ha voglia di un bicchiere d’acqua. Si era ritrovata il corpo flaccido di Strane parato davanti, le mutande abbassate, il pene eretto, le aveva chiesto di rilassarsi, le aveva detto che sarebbe andato tutto bene, di non muoversi e di non contorcersi. Vanessa aveva replicato che stava dormendo. Soprattutto, che le stava facendo male. Rilassati, continuava Strane. Finirà, pensava Vanessa. Si tratta solo di un corpo che a breve avrà terminato quello che ha iniziato a fare. Può considerarsi questa una prima volta consensuale anche se nessuno ha obbligato Vanessa a fuggire dal liceo quella notte, a rifugiarsi nella jeep di Strane, ad entrare nella sua casa, cenare con sofficini, ricevere in regalo un pigiama con la stampa delle fragole e addormentarsi in quel letto con le lenzuola di flanella? Vanessa ripensa alla sua vita e alla sua relazione con Strane: prova a ricordare i fatti e prova anche a ridefinirli sulla base di quello che ora tutti vanno dicendo: che Strane è un molestatore e un abuser. Proprio in questi giorni facevo una riflessione, dopo la lettura di questo libro e dopo aver letto tanti libri con tematiche simili: non so quanto noi donne sappiamo scrivere di sesso. Ci sono pagine bellissime che parlano di desiderio scritte per esempio da Annie Ernaux o da Sally Rooney. Ho la sensazione, però, che nella maggior parte dei casi le scrittrici non sappiano parlare di sesso senza il filo del giudizio: se ne parla sempre o con parole volgari e rozze o con parole lievi e volubili. Invece, le scrittrici sanno sempre parlare benissimo delle prime volte, soprattutto quando non sono consensuali, quando avvengono con forza, quando narrano la presa altrui, la violenza, il dissenso. Credo sempre che la letteratura sia un indice fondamentale di come vadano le cose nella società che rappresenta la scrittrice o lo scrittore. Non saper parlare bene di sesso e saper parlare molto bene di molestie, soprusi e di sesso non consensuale significa solamente una cosa: viviamo in una società in cui parlare di sesso per le donne è ancora sconveniente, in cui non c’è un linguaggio adatto ad esse che non venga percepito come volgare o sguaiato, come se il sesso non dovesse appartenere anche alle donne, come se fosse solo appannaggio di altre identità e quasi sempre maschili e che l’unico posto in cui le donne possono stare è quello in basso, che prevede la prevaricazione, l’abuso, la violenza e l’uso oggettificante, infantilizzante e sessista del loro corpo. My dark Vanessa non è una storia che scivola via così facilmente: non è un semplice libro, è un tratto della vita di tutte noi; è un pezzo del puzzle del nostro genere. Racconta i nostri amori, le nostre ossessioni, le nostre false partenze; indaga i nostri sentimenti, i desideri più oscuri, più bui, più neri, quelli masticati e ingoiati fino a vomitarli insieme alla bile. Parla della violenza sessuale ma anche della violenza psicologica, di quanto questa sia subdola, strisciante e vischiosa; infine ci conduce in quella strada sterrata e piena di buche che è l’esistenza di una donna quando viene attraversata da un’esperienza di cui non riconosce i tratti, i contorni, quando si ritrova in un paesaggio di cui ha perso le coordinate, lo spazio, la geografia. Perché la violenza sulle donne produce questo: la colpa, la responsabilità, il silenzio della vittima, e dall’altro lato l’omertà dell’abusante e di tutte le persone che gli gravitano attorno. Questo è un libro per le ragazze che siamo e che siamo state. Un libro per le ragazze di domani. CLARA MARZIALI
Saperne di piùMA ANCHE NO
Ma anche no: frasi che preferiremmo evitare di sentire, ma che purtroppo ci troviamo a dover affrontare TI DANNO DA MANGIARE? FATTI UNA RISATA SEI FIDANZAT3? SEI TROPPO SILENZIOS3 MA TANTO TU LAVORI DA CASA QUANTO PRENDI AL MESE? TI SI VEDONO LE OSSA HAI LE OSSA GROSSE? SEI SEMPRE FUORI CASA CHE CI VAI A FARE IN PALESTRA TU SEI ANCORA GIOVANE SEI PERMALOS3 FAI SPORT? NON SI DIREBBE MA MANGI SEMPRE FUORI SEI QUI TUTTA SOLETTA? QUANTI ESAMI TI MANCANO? QUELLO LO MANGI TUTTO? NON PENSI DI SPENDERE TROPPO A QUANTO UN BAMBINO? SEI TROPPO SENSIBILE NON È UNA VERA MALATTIA INFANTILE OGGI HAI LO STRIZZACERVELLI? NON ESSERE MELODRAMMATIC3 HAI IL CICLO? TU QUANDO TI SPOSI? NON HAI UN DISTURBO ALIMENTARE, SEMBRI NORMALE CHE ESAGERAT3 POSSIAMO RESTARE AMICI SEI CAMBIAT3 TU NON CAPISCI Le parole sono pietre, ancor più se caricate dal peso dei giudizi. Ognuno di noi custodisce nella memoria frasi che avrebbe preferito non sentire, ferite verbali che si sono insinuate profondamente. Nella comunicazione ci sono tattiche distruttive che possono essere così categorizzate: La svalutazioneÈ una tattica subdola che usa parole per minimizzare il valore dell'altro individuo. Attraverso un linguaggio mirato si cerca non solo di screditare, ma di sminuire la sua essenza. La squalificazioneQui l'obiettivo non è solo ridurre, ma annullare completamente l'individuo minando l'autostima e la percezione di sé con frasi come "non servi a niente", "sei la persona più inutile del mondo", "non sei all'altezza di nessuno". La disconfermaQuesta tattica ha l'obiettivo di ignorare completamente l'individuo. Non importa se le azioni siano giuste o sbagliate. La persona viene trattata come se non esistesse creando una sorta di vuoto emotivo che può essere devastante. Alla luce di tutto questo, esiste un modo per difendersi? Esistono strategie che possiamo adottare per proteggerci e preservare la nostra salute emotiva. Ecco alcuni modi con cui possiamo costruire la nostra “armatura”: Auto-riflessioneComprendere le radici di queste emozioni può essere il primo passo per affrontarle. EmpatiaL'empatia può aiutare a sviluppare una prospettiva più ampia ed essere più forti e comprensivi. Dialogo apertoParlare apertamente, con la persona che ha espresso giudizi o pregiudizi, usando un linguaggio rispettoso e condividendo le proprie opinioni senza attaccare può favorire la comprensione reciproca. EducazioneEducare gli altri sulla natura dei giudizi e sui loro effetti dannosi. A volte è la mancanza di conoscenza la radice di tutto. Distacco emotivoEvitare la reazione impulsiva è sempre consigliabile. Sarebbe meglio non rispondere immediatamente con rabbia e prendersi del tempo per riflettere, così da evitare reazioni altrettanto spiacevoli dettate dalle emozioni. Promozione della diversitàPartecipare a iniziative che promuovano la diversità e l'inclusione è contribuire a creare un ambiente che valorizzi le differenze. Inspirare il cambiamentoEssere un esempio positivo per gli altri può ispirare un cambiamento positivo nell'ambiente che ci circonda.A tutti può capitare di pronunciare parole nocive occasionalmente, ma quando questa diventa un'abitudine, emerge la necessità di esprimere chiaramente il proprio dispiacere, fastidio e dolore. In che modo affrontate una situazione in cui le parole dannose diventano una consuetudine? *Le frasi selezionate per questo articolo sono frutto di un sondaggio anonimo avvenuto su Instagram, grazie a tutt3 coloro hanno lasciato la propria testimonianza EMILIA BIFANO
Saperne di piùMedicina di genere e post pandemia: siamo nel 2024, ma qual è la situazione della salute femminile?
Nel corso degli ultimi anni, il mondo è stato testimone di profonde trasformazioni nella sfera della Global Health e nella stessa Global Health Workforce. La pandemia di COVID-19, difatti, ha evidenziato le fragilità e le criticità dei singoli sistemi sanitari e ha posto l'attenzione sulle diverse disparità presenti, tra cui quelle legate al genere. Il 2024 si apre davanti a noi come un capitolo cruciale nella storia della salute globale e la medicina di genere emerge come uno degli elementi centrali in questa narrazione. Dopo l'impatto devastante della pandemia, è essenziale esaminare attentamente come la salute femminile si è evoluta, considerando, sì, le molteplici sfide e le potenziali opportunità che si delineano all'orizzonte, ma soprattutto i punti critici e le differenze presenti allo stesso livello nei confronti degli uomini. Il concetto di medicina di genere è emerso come risposta alle inequità di genere che permeano non solo la società, ma anche il campo della salute. La medicina di genere si propone di analizzare e comprendere le differenze biologiche, psicologiche e sociali tra uomini e donne, riconoscendo che il genere ha un ruolo imprescindibile nella salute di ogni individuo. Le disparità di genere nella medicina vanno oltre alle mere differenze anatomiche: coinvolgono anche fattori sociali, culturali, linguistici ed economici. Nel contesto della recente emergenza sanitaria, queste differenze sono emerse in modo più evidente, evidenziando le disuguaglianze nella distribuzione del carico di lavoro, nell'accesso alle risorse e nella vulnerabilità a impatti sanitari specifici. La pandemia da Covid-19 ha colpito in misura maggiore le donne, con un rischio circa doppio di sviluppare quadri sindromici a lungo termine e una probabilità più elevata di presentare sintomi persistenti e più intensi. Secondo i dati dell’European Institute for Gender Equality, su 49 milioni di persone impiegate nel settore sanitario, uno dei più esposti al virus, il 76% erano donne, che risultavano, inoltre, sovra-rappresentate nei servizi essenziali rimasti aperti durante la pandemia. La situazione generata dalla pandemia di Covid-19, con le relative restrizioni e la diffusione del lavoro da casa, ha imposto alle donne, che costituiscono l'80% dei caregiver, ulteriori responsabilità legate alle cure, causate dalla chiusura delle scuole e dei servizi per l'infanzia e per gli anziani. Questa complessa condizione le ha costrette a bilanciare le esigenze dello smart working con quelle della cura familiare. Secondo i rapporti provenienti da oltre 142 Paesi, la violenza contro le donne è aumentata come risultato delle misure governative adottate per contrastare la diffusione del virus. Questo dato è estremamente preoccupante, specialmente considerando le sue conseguenze a lungo termine, che vanno oltre gli aspetti psico-fisici e includono isolamento, incapacità di lavorare e limitata capacità di prendersi cura di sé stesse. Le donne in Italia, come in molte altre parti del mondo, sono designate dalla società, di stampo patriarcale in cui, purtroppo, viviamo tuttə, come caregiver primari all'interno delle famiglie. Affrontare queste disparità richiede un impegno a lungo termine per creare sistemi di assistenza sanitaria più equi e centrati sul paziente. Uno degli aspetti più delicati e urgenti riguarda la salute mentale delle donne. La pandemia ha messo in evidenza il crescente carico di stress e ansia, con donne che spesso svolgono il ruolo di caregiver primario e sono le sole - e da sole - a gestire il mantenimento dell'equilibrio tra lavoro e vita familiare. Questo ruolo può comportare notevoli sfide per la loro salute, poiché spesso trascurano le proprie necessità mediche per prendersi cura degli altri. La mancanza di supporto per il caregiving e la mancanza di politiche aziendali adeguate a garantire flessibilità lavorativa possono aggravare ulteriormente la situazione, ostacolando l'accesso alle cure per le donne. Nel 2024, è necessario investire in programmi specifici di salute mentale femminile, riconoscendo l'importanza di affrontare le complesse sfide legate al benessere psicologico, che possono avere impatti a lungo termine sulla salute complessiva e generale. Un altro elemento cruciale nel panorama della salute femminile è l'accesso equo alle cure e alla prevenzione. Le barriere economiche, culturali e geografiche devono essere affrontate per garantire che ogni donna abbia accesso a cure di alta qualità e preventive, contribuendo così a ridurre le disparità di salute. È essenziale valutare se le donne abbiano la stessa accessibilità agli screening, ai trattamenti e alle risorse preventive rispetto agli uomini. La medicina di genere deve guidare l'implementazione di politiche e di pratiche mediche che garantiscano un trattamento equo e personalizzato per le donne in tutte le fasi della vita. La salute riproduttiva è un aspetto altrettanto fondamentale della salute femminile, ma molte donne in Italia affrontano ancora sfide significative nell'accesso a questi servizi. L'accesso a contraccettivi, consulenze sulla pianificazione familiare e servizi di interruzione volontaria di gravidanza può essere limitato da fattori culturali, religiosi e legislativi, soprattutto se la coalizione di partiti al governo ne è contro. Queste restrizioni mettono a rischio la salute e il benessere delle donne, costringendole a cercare soluzioni in contesti non sicuri o ad affrontare gravidanze indesiderate. Un altro dei principali ostacoli all'accesso alle cure, per le donne, in Italia, è rappresentato dalle disparità economiche e socioculturali: donne con redditi e titoli di studio più bassi spesso si trovano ad affrontare maggiori difficoltà nell'accedere a servizi medici di qualità. Tutto ciò perché le donne, per le stesse mansioni lavorative, vengono pagate meno rispetto ai colleghi uomini e perché non tutte le donne, soprattutto in un certo periodo storico passato, hanno potuto proseguire gli studi rispetto ai propri fratelli o agli altri uomini. Questa difficoltà all’accesso alle cure deriva da quello che è il gender gap in tutte le sue varie categorie. La mancanza di risorse finanziarie, poi, può ostacolare la partecipazione a screening preventivi, trattamenti medici e accesso a cure specializzate, contribuendo così a un circolo vizioso di minori opportunità di salute. Inoltre, le differenze culturali possono influenzare la percezione della salute e il ricorso alle cure: barriere linguistiche, stereotipi socioculturali e mancanza di sensibilità da parte del personale sanitario possono impedire alle donne di accedere pienamente ai servizi medici, come si può leggere in alcuni esempi proposti da Valentina Raparelli e Daniele Coen nel loro libro "Quella voce che nessuno ascolta - La via della medicina di genere alla salute per tutti", dove la tematica della medicina di genere, in tutte le sue sfaccettature, ne è protagonista. “Anna aveva un’embolia polmonare, ma il medico del Pronto Soccorso l’ha rimandata a casa con un sedativo: si sa che le donne soffrono spesso di ansia. Un dolore intestinale? Se si è donna è più facile che sia sbrigativamente attribuito alla “sindrome del colon irritabile” e non sia oggetto di indagini diagnostiche adeguate, rispetto a quanto avviene per un uomo.” La questione relativa agli stereotipi è evidente nei confronti di tutte le donne, ma particolarmente delle donne delle comunità immigrate, dove le barriere linguistiche e culturali spesso complicano ulteriormente l'accesso alle cure. Allo stesso livello, seppur visibile molto meno chiaramente, un’altra criticità altresì importante è quella della ricerca in medicina. La ricerca medica nel campo della medicina di genere deve rimanere al centro dell'agenda scientifica e deve continuare a esserne un faro guida. Essa è fondamentale per comprendere meglio le differenze biologiche e fisiologiche tra uomini e donne. Nel contesto degli studi clinici randomizzati controllati, attualmente solo il 20% dei pazienti arruolati sono donne. Inoltre, soltanto la metà degli studi clinici su cui basiamo le nostre evidenze e le linee guida considerano analisi specifiche legate al genere. Di queste, solo il 35% effettua analisi per sottogruppi. Nel 2024 è necessario promuovere una maggiore inclusione delle donne nei trial clinici e nell'ambito della ricerca, garantendo che i risultati siano rappresentativi per entrambi i sessi, affrontando la sottorappresentazione storica. Solo attraverso una comprensione approfondita delle differenze biologiche e fisiologiche e un approccio basato su evidenze scientifiche rappresentative di entrambi i sessi possiamo sviluppare terapie personalizzate e trattamenti mirati, che tengano conto delle variazioni biologiche specifiche alle donne. Infatti, i farmaci possono avere efficacia più o meno marcata a seconda che sia un uomo o una donna ad assumerli e possono esserci eventi avversi diversi. Normalmente, la donna è più soggetta agli effetti avversi al farmaco e anche all’ospedalizzazione da effetti avversi al farmaco, perché storicamente il farmaco è studiato prevalentemente solo nell'uomo. La comunità medica e scientifica, che si occupa di ricerca e formazione, dunque, non può non porre l’attenzione sul fatto che, in questo momento, il 90% dei farmaci che sono stati sviluppati e che vengono utilizzati sono stati studiati e sviluppati per il genere maschile, così come il 70% dei dispositivi medici. Per costruire un futuro sostenibile per la salute femminile, quindi, è necessario considerare la medicina di genere come una priorità continua e non solo come una risposta immediata alle singole emergenze. Non è da proporre una terapia per l’evento acuto, ma bisogna pensare al lungo periodo e prevenire. Ciò implica l'integrazione di politiche di salute da parte del governo e del Ministero della Salute che tengano conto delle esigenze specifiche delle donne, della promozione di stili di vita sani e della creazione di una rete di supporto che affronti le diverse situazioni in cui le donne si possono trovare nelle diverse fasi della vita. Il 2024 deve essere un crocevia per la salute femminile e un momento cruciale per riflettere sullo stato attuale della salute femminile nel contesto post-pandemia. Quest’ultimo non deve essere solo un periodo di recupero, ma anche un'opportunità per riformulare e migliorare i sistemi sanitari per garantire una salute equa ed efficace per tutte le persone, indipendentemente dal genere. Solo attraverso un approccio olistico e centrato sulla persona possiamo sperare di costruire un futuro in cui la salute femminile sia una priorità riconosciuta e sostenuta. Un primo passo è il riconoscimento attraverso i Bollini Rosa conferiti da Onda, l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, agli ospedali attenti alla salute della donna e che si distinguono per l’offerta di servizi dedicati alla prevenzione, diagnosi e cura delle principali patologie femminili. Vengono, inoltre, tenute in considerazione l’accoglienza e l’accompagnamento alle donne e i servizi offerti per la gestione di vittime di violenza (es. codice rosa all’interno del pronto soccorso). Così gli ospedali con il Bollino Rosa rappresentano per la popolazione l’opportunità di poter scegliere il luogo di cura più idoneo alle proprie necessità. Con l’obiettivo di diffondere l’iniziativa e di promuovere un approccio di genere in ambito preventivo, le farmacie sono state invitate ad esporre la locandina della campagna. In questo modo, ancora una volta, la farmacia ha confermato il proprio ruolo di presidio di salute di prossimità e di ponte tra cittadinə e ospedale, per informare in maniera chiara e corretta le donne affinché possano prendersi cura della propria salute. Per affrontare queste criticità, è imperativo, dunque, che l'Italia adotti misure concrete e mirate. Un'inclusione più ampia delle donne nei processi decisionali riguardanti la sanità, politiche attente al genere e programmi educativi basati sulla medicina di genere per il personale sanitario possono contribuire a ridurre le disparità nell'accesso alle cure. Il cammino verso l'uguaglianza nell'accesso alle cure per le donne in Italia richiede un impegno multidimensionale da parte di governi, di istituzioni sanitarie e singolə cittadinə. Solo attraverso un approccio integrato e sensibile al genere possiamo sperare di creare un sistema sanitario che garantisca a tutte le donne il diritto a una salute completa e equa. LORENZO CIOL
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