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Periodica Magazine: lo spazio per il dialogo aperto

Parliamo di HIV e AIDS

Parliamo di HIV e AIDS

Oggi, 1° dicembre, celebriamo la Giornata Mondiale contro l’AIDS, un’occasione per riflettere sui progressi fatti e le sfide che rimangono nella lotta a questa epidemia globale. Questa giornata non è solo un momento per onorare chi ha perso la vita a causa dell’AIDS, ma anche un’opportunità per informarsi, abbattere pregiudizi e promuovere la consapevolezza su una malattia che colpisce ancora milioni di persone nel mondo. HIV e AIDS: due volti di una stessa battaglia Per prima cosa, chiariamo: HIV e AIDS non sono la stessa cosa. L’HIV (virus dell’immunodeficienza umana) è un virus che attacca il sistema immunitario, compromettendone la capacità di difendersi da altre infezioni. Se non trattato, l’HIV può evolvere in AIDS (sindrome da immunodeficienza acquisita), una condizione in cui il sistema immunitario è gravemente danneggiato, lasciando il corpo vulnerabile a malattie opportunistiche. Grazie ai progressi della medicina, una diagnosi di HIV non è più una condanna a morte. Con terapie antiretrovirali (ART) adeguate, le persone con HIV possono vivere una vita lunga e sana, senza mai sviluppare l’AIDS. Tuttavia, la chiave è la diagnosi precoce e l’accesso al trattamento. Dall’emergenza degli anni ‘80 al panorama globale nel 2024 La storia dell’HIV/AIDS risale agli anni ‘80, quando i primi casi furono identificati negli Stati Uniti. All’epoca, l’AIDS era una condanna a morte certa, circondata da stigma e disinformazione. Grazie alla ricerca scientifica e agli attivisti che hanno lottato per maggiore consapevolezza e accesso alle cure, oggi la situazione è molto diversa. Nel 2024, ci sono quasi 39,9 milioni di persone che vivono con l’HIV a livello globale, secondo i dati dell’OMS. Di queste, 29,8 milioni hanno accesso alla terapia antiretrovirale. Tuttavia, i numeri variano enormemente tra regioni: in Africa subsahariana, la più colpita, molte comunità continuano a lottare contro la povertà, il basso accesso alle cure e l’educazione limitata, rendendo difficile il controllo dell’epidemia. Nonostante i progressi, ogni anno ci sono ancora circa 1,3 milioni di nuove infezioni e 630.000 decessi correlati all’AIDS. Inoltre, nuove sfide sono emerse: una crescente resistenza ai farmaci, disuguaglianze nell’accesso ai trattamenti e una pandemia di disinformazione che rallenta la prevenzione. Sfatare i falsi miti sull’HIV/AIDS Parlare di HIV/AIDS non significa solo discutere di statistiche, ma anche affrontare i miti che ancora oggi alimentano stigma e paura. Eccone alcuni, con le risposte che aiutano a fare chiarezza: Mito: "L’HIV si trasmette con un bacio o condividendo utensili." Falso. L’HIV non si trasmette attraverso il contatto casuale come baci, abbracci, strette di mano o la condivisione di oggetti come bicchieri o posate. Si trasmette tramite sangue, sperma, secrezioni vaginali, liquido rettale e latte materno. Mito: "Solo alcune persone possono contrarre l’HIV." Falso. L’HIV non discrimina: chiunque può contrarre il virus se esposto. Certo, alcune categorie, come chi ha rapporti sessuali non protetti o utilizza aghi condivisi, sono più a rischio, ma la prevenzione riguarda tutti. Mito: "Se prendi l’HIV, morirai presto." Falso. Con le terapie antiretrovirali moderne, le persone con HIV possono vivere vite normali e in salute. L’importante è iniziare il trattamento il prima possibile. Mito: "Non ho bisogno di proteggermi perché esistono cure per l’HIV." Falso. Anche se esistono trattamenti molto efficaci, l’HIV rimane una condizione cronica che richiede cure per tutta la vita. La prevenzione resta la strategia migliore. Mito: "Solo chi fa parte della comunità LGBTQ+ è a rischio di HIV." Falso. L’HIV colpisce tutte le comunità e le popolazioni. Associarlo solo a un gruppo perpetua stereotipi dannosi e ostacola la prevenzione. Creare consapevolezza e abbattere lo stigma La disinformazione sull’HIV/AIDS ha effetti devastanti. Non solo ostacola la prevenzione e il trattamento, ma contribuisce anche a perpetuare lo stigma, che spinge molte persone a evitare test o cure per paura di essere giudicate. Cambiare questa narrativa è cruciale, e ognuno di noi può fare la sua parte: Informarsi: Leggere da fonti affidabili come l’OMS o organizzazioni come Medici Senza Frontiere. Parlarne: Con amici, familiari e comunità, per normalizzare la conversazione sull’HIV/AIDS. Supportare: Organizzazioni che lavorano sul campo, offrendo supporto economico o volontariato. Prevenire: Usare il preservativo, fare il test regolarmente e, se si è a rischio, considerare la PrEP (profilassi pre-esposizione). Guardare al futuro: verso la fine dell’HIV/AIDS Il 2024 è un anno cruciale. La scienza ci ha dato strumenti potenti per combattere l’HIV/AIDS, ma non basta avere i mezzi se non li mettiamo a disposizione di tutti. L’obiettivo dell’UNAIDS è porre fine all’epidemia di AIDS entro il 2030. Per farlo, dobbiamo affrontare non solo le barriere mediche, ma anche quelle sociali, economiche e culturali. In questa Giornata Mondiale contro l’AIDS, ricordiamoci che il cambiamento parte da noi. Non si tratta solo di numeri, ma di vite. Parliamo, ascoltiamo e agiamo, per un futuro libero dall’HIV/AIDS.

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Perché scegliere gli assorbenti in cotone biologico

Perché scegliere gli assorbenti in cotone biologico

Gli assorbenti in cotone: perché fanno bene e cosa li rende unici La scelta degli assorbenti è importante per la salute, il comfort e anche per il rispetto dell’ambiente. Optare per assorbenti in cotone biologico significa fare una scelta naturale e sostenibile, che rispetta il nostro corpo e l’ambiente. Ecco tutto quello che c’è da sapere sugli assorbenti in cotone e sui loro benefici. Perché il cotone biologico è la scelta giusta Il cotone biologico non è solo un materiale naturale: è coltivato in modo sostenibile e privo di sostanze chimiche dannose. A differenza del cotone tradizionale, la sua coltivazione richiede meno risorse idriche: solo un decimo dell’acqua rispetto al cotone standard. Questo significa che scegliendo assorbenti in cotone biologico si contribuisce anche alla conservazione dell’acqua potabile, un bene prezioso per tutti noi. Inoltre, il cotone biologico viene piantato in terreni purificati, che devono essere bonificati per tre anni prima di essere utilizzati. Questo processo garantisce che il terreno sia libero da pesticidi e sostanze chimiche, offrendo un cotone sicuro e naturale. Gli agricoltori che coltivano cotone biologico lavorano con fertilizzanti naturali e non utilizzano agenti di maturazione per accelerare la crescita della pianta. Il cotone matura al suo ritmo naturale, rispettando i cicli della natura. La composizione degli assorbenti in cotone Gli assorbenti in cotone biologico come quelli di This Unique sono realizzati con cotone privo di sostanze chimiche, ideale per chi ha una pelle sensibile o soffre di irritazioni con gli assorbenti tradizionali. Si stima infatti che circa il 35% delle donne soffra di reazioni cutanee o irritazioni dovute agli assorbenti convenzionali, spesso trattati con sbiancanti chimici e materiali sintetici che possono causare prurito, rossore e fastidi. Il cotone biologico, al contrario, è lavorato per risultare traspirante e ipoallergenico, adattandosi alle esigenze del corpo durante il ciclo.Oltre alla sicurezza, il cotone biologico ha una texture naturale e morbida, che offre un comfort maggiore rispetto ai materiali sintetici. Chi utilizza assorbenti in cotone biologico nota una differenza nel tempo, grazie alla riduzione di fastidi come irritazioni e allergie. Una scelta etica e sostenibile La produzione di cotone biologico è un processo che richiede attenzione e rispetto per la natura. Rappresenta meno dell’1% di tutta la produzione mondiale di cotone, e questo perché richiede un impegno maggiore da parte degli agricoltori. Scegliendo prodotti in cotone biologico, si sostiene un’agricoltura più etica, che rispetta l’ambiente e le persone che la praticano. Questo significa anche che gli agricoltori ricevono un compenso giusto per il loro lavoro, contribuendo al benessere delle loro comunità.

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L'allineamento del ciclo mestruale tra amiche: mito o realtà?

L'allineamento del ciclo mestruale tra amiche: mito o realtà?

Da tempo circola l’idea che le donne che trascorrono molto tempo insieme tendano ad allineare i loro cicli mestruali. Questo fenomeno, conosciuto come “sincronizzazione del ciclo mestruale”, è da sempre al centro di curiosità e discussioni tra le donne. Ma c'è davvero una base scientifica dietro questa credenza o si tratta solo di un mito? E cosa significa, a livello più profondo, condividere l’esperienza del ciclo mestruale con le proprie amiche? Il mito dell’allineamento: origine e storia  L’idea dell’allineamento dei cicli mestruali risale agli anni '70, quando la psicologa Martha McClintock pubblicò uno studio pionieristico su questo fenomeno. Studiando un gruppo di studentesse che vivevano insieme, osservò che, con il passare del tempo, le loro mestruazioni tendevano a sincronizzarsi. Questo studio, conosciuto come effetto McClintock, diede origine alla teoria secondo cui le donne che passano molto tempo insieme, come colleghe, coinquiline o amiche, potrebbero vedere i loro cicli mestruali allinearsi. La spiegazione proposta da Martha McClintock era che i feromoni, le sostanze chimiche rilasciate dal corpo, influenzassero il ciclo delle donne vicine, provocando la sincronizzazione. Secondo questa teoria, l’interazione sociale tra donne influenzava inconsciamente i loro corpi, portandoli a "connettersi" biologicamente. Tuttavia, nel corso degli anni, molti studi hanno cercato di replicare l’effetto McClintock con risultati contrastanti. Alcuni ricercatori hanno suggerito che la sincronizzazione potrebbe essere il risultato del puro caso, mentre altri hanno messo in dubbio la validità scientifica dello studio originale. Cosa dicono le ricerche più recenti? Nonostante l’entusiasmo iniziale per la teoria della sincronizzazione del ciclo mestruale, studi successivi hanno sollevato numerosi dubbi. Molti scienziati hanno cercato di replicare i risultati della McClintock ma i dati raccolti non hanno fornito prove sufficienti a supporto dell'esistenza di una sincronizzazione effettiva. Ad esempio, uno studio condotto nel 2006 su donne cinesi ha concluso che non c'era alcuna evidenza di sincronizzazione dei cicli mestruali tra donne che vivevano insieme. Analogamente, uno studio più recente, condotto su oltre 360 coppie di donne che vivevano sotto lo stesso tetto, ha confermato che i loro cicli mestruali non si sincronizzavano nel tempo. I critici dell’ipotesi della sincronizzazione suggeriscono che l'apparente allineamento possa essere spiegato da semplici coincidenze. Poiché la durata del ciclo mestruale varia da donna a donna (in media tra i 21 e i 35 giorni), è possibile che i cicli si sovrappongano temporaneamente per poi divergere nuovamente. Questa temporanea sovrapposizione può dare l'impressione di un allineamento, ma si tratta di un fenomeno casuale piuttosto che di una vera e propria sincronizzazione biologica. Sincronizzazione o connessione emotiva? Anche se le ricerche scientifiche non confermano in modo definitivo la sincronizzazione biologica dei cicli mestruali, c’è un altro aspetto importante da considerare: l’aspetto emotivo e simbolico dell’esperienza condivisa tra amiche. Il ciclo mestruale è una parte centrale della vita femminile e, per molte donne, è anche una delle esperienze più intime e personali. Condividere le proprie esperienze legate al ciclo mestruale con le amiche crea una forte connessione emotiva. Il semplice fatto di poter parlare apertamente dei propri sintomi, emozioni e difficoltà legate al ciclo può generare un senso di solidarietà e sorellanza. Quando amiche strette attraversano insieme fasi simili del loro ciclo, come i giorni di sindrome premestruale o le mestruazioni, possono sentirsi ancora più unite. Questo tipo di condivisione, anche senza una reale sincronizzazione biologica, può rafforzare i legami e creare un senso di appartenenza reciproca. Alcune donne possono percepire la sincronizzazione come una manifestazione di questa profonda connessione emotiva, anche se si tratta solo di una coincidenza.  L'influenza della ciclicità sulla vita sociale  Indipendentemente dal fatto che i cicli mestruali si allineino o meno, ciò che è indiscutibile è l’impatto che la ciclicità femminile ha sulle relazioni e la vita sociale. Le diverse fasi del ciclo mestruale influenzano non solo il corpo, ma anche l’umore, la creatività e il livello di energia. Questo significa che, durante i vari momenti del ciclo, una donna può sentirsi più o meno propensa a socializzare o a partecipare ad attività di gruppo. Nelle prime fasi del ciclo, quando gli estrogeni sono in aumento, molte donne riferiscono di sentirsi più socievoli, energiche e creative. Questa è la fase in cui le relazioni interpersonali, incluse le amicizie, possono essere più forti e dinamiche. Al contrario, durante la fase luteale o la sindrome premestruale, la stanchezza e gli sbalzi d’umore possono portare a una maggiore introspezione e alla necessità di spazi personali. Comprendere e rispettare queste variazioni cicliche può aiutare a mantenere rapporti più equilibrati e consapevoli. Come vivere la ciclicità con le tue amiche Che la sincronizzazione sia reale o no, ci sono tanti modi in cui puoi vivere la tua ciclicità insieme alle tue amiche: Condivisione delle esperienze: parla apertamente con le tue amiche dei tuoi sintomi e delle tue emozioni legate al ciclo. Creare uno spazio sicuro di condivisione aiuta a sentirsi meno sole. Prendersi cura reciproca: durante i giorni più difficili del ciclo, come quelli di sindrome premestruale o mestruazioni dolorose, sostieniti a vicenda. Può essere utile organizzare momenti di relax o fare attività che alleviano lo stress. Celebrare la ciclicità: puoi anche considerare di creare dei rituali con le tue amiche per celebrare i momenti del ciclo. Che si tratti di una serata rilassante durante la fase mestruale o di una giornata di creatività durante la fase ovulatoria, queste piccole celebrazioni possono rafforzare il legame. Supporto olistico: scoprire pratiche naturali come l’uso di oli essenziali o tecniche di rilassamento può essere un modo per prendersi cura del proprio corpo insieme, migliorando il benessere durante tutto il ciclo. Cerchi di donne: partecipate insieme a dei cerchi di donne, oramai se ne trovano in tutte le città e anche nei piccoli paesi, questo vi aiuterà a trovare un ambiente di supporto e condivisione con altre donne. Sentirsi sole e vivere con difficoltà la propria ciclicità Purtroppo quello che mi capita spesso di sentire, è invece il problema contrario. Donne che vivono male la propria ciclicità, a causa degli sbalzi d’umore, di fastidi e disturbi o addirittura dolori che le portano anche a dover assentarsi dal lavoro, attirandosi gli sguardi e i commenti delle colleghe intorno. Non sempre la presenza di altre donne nella propria vita porta supporto e sorellanza ma al contrario può farci sentire sbagliate, sole e in continua competizione. In questo caso, può essere molto utile il supporto di una life coach al femminile, che può accompagnare a comprendere le proprie fasi e le variazioni che ogni donna in modo unico vive, ad imparare a navigare queste onde umorali ogni mese e a capire da dove arrivano questi dolori (ovviamente non parlo di patologie ma dei classici dolori mestruali, che comunque non sono normali), per potersene finalmente liberare. Stare male non è mai normale e con il giusto supporto si può sempre tornare a stare bene! PAOLA GHILARDINI - Life coach al femminile

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Il ruolo della prevenzione della menopausa

Il ruolo della prevenzione della menopausa

La menopausa è una fase naturale della vita di ogni donna, che segna la fine del ciclo mestruale e della fertilità. Solitamente si verifica tra i 45 e i 55 anni, ma può manifestarsi anche prima o dopo questa fascia d’età. Spesso è preceduta e seguita da cambiamenti fisici e psicologici che possono influire sul benessere generale. Tuttavia, con una prevenzione adeguata, è possibile vivere questa transizione in modo equilibrato, riducendo i disagi e promuovendo il benessere a lungo termine. Facciamo innanzitutto un po’ di chiarezza sull’utilizzo dei termini, perché purtroppo con il termine menopausa al giorno d’oggi si definiscono altre fasi della vita di una donna che menopausa non sono. In generale abbiamo: • Perimenopausa: può durare anche 10 anni e caratterizza tutto il periodo in cui si cominciano ad avvertire squilibri del ciclo mestruale (irregolarità, cicli più lunghi o corti, flussi più scarsi o più abbondanti). Importante: In questa fase si è ancora fertili!!! • Menopausa: non ci crederete ma la menopausa tanto temuta dura solo 24 ore! Essa coincide con le 24 ore che si succedono ad un anno completo privo di cicli mestruali. • Post-menopausa: si succede alla menopausa ed è caratterizzato ancora dai vari disturbi e fastidi • Senilità: i disturbi ormonali sono finiti. Questa fase ci accompagna fino alla fine della vita. • Climaterio: comprende tutte e 3 le fasi (perimenopausa, menopausa e post-menopausa) in cui, se non si è fatto nulla all’inizio per prevenire, si possono avvertire i famosi disturbi Comprendere i Cambiamenti del Climaterio La menopausa è appunto preceduta dalla perimenopausa, durante la quale il corpo inizia a prepararsi per la fine della funzione ovarica. In questa fase, i livelli di estrogeni e progesterone si riducono progressivamente, causando una serie di sintomi come: • Irregolarità mestruali: Cicli più brevi o più lunghi. • Vampate di calore: Sensazioni improvvise di calore intenso che possono durare da pochi secondi a diversi minuti. • Sudorazioni notturne: Simili alle vampate, ma durante la notte, spesso causando disturbi del sonno. • Cambiamenti dell'umore: Aumento dell’irritabilità, ansia o tristezza. • Secchezza vaginale: Dovuta alla riduzione degli estrogeni, che può rendere i rapporti sessuali dolorosi. • Affaticamento, difficoltà di concentrazione e brain fog. Prevedere e comprendere questi cambiamenti è il primo passo verso una prevenzione efficace. Molti sintomi del climateriopossono essere gestiti o ridotti attraverso scelte di vita sane, che dovrebbero essere adottate già prima. Prevenzione Attraverso l’Alimentazione Uno degli aspetti fondamentali per il benessere durante il climaterio è l’alimentazione. Una dieta equilibrata può aiutare a prevenire molti dei problemi associati a questa fase, come l'aumento di peso, la perdita di densità ossea e il rischio di malattie cardiovascolari. Fondamentale in questo caso affidarsi ad un nutrizionista.   L'Importanza dell'Esercizio Fisico L'esercizio fisico gioca un ruolo fondamentale nella prevenzione dei problemi di salute legati al climaterio. Non solo aiuta a mantenere un peso sano, ma può anche migliorare l'umore, ridurre il rischio di malattie cardiache e proteggere la salute delle ossa.Anche un’attività moderata come una passeggiata quotidiana può fare la differenza nel lungo termine. Prevenzione della Salute Ossea e Cardiovascolare Due dei principali rischi per la salute delle donne in climateriosono l’osteoporosi e le malattie cardiovascolari. L’abbassamento dei livelli di estrogeni riduce la protezione naturale del corpo contro la perdita di massa ossea e l’indurimento delle arterie. Per prevenire l'osteoporosi, oltre a una dieta ricca di calcio e vitamina D, è importante sottoporsi a regolari controlli della densità ossea. Integrare l'allenamento con pesi nella routine quotidiana può aiutare a rafforzare le ossa. Le malattie cardiovascolari, come l’infarto e l’ictus, sono la principale causa di morte tra le donne in post-menopausa. Monitorare regolarmente la pressione sanguigna e i livelli di colesterolo, mantenere un peso sano e fare esercizio fisico sono tutte misure preventive efficaci. Inoltre, smettere di fumare e limitare il consumo di alcol può ridurre significativamente il rischio di problemi cardiovascolari. Un Sostegno Naturale Durante la menopausa, molte donne sperimentano sintomi fisici ed emotivi difficili da gestire. Integrando terapie naturali come gli oli essenziali, i fiori di Bach e l'uso dei cristalli, è possibile attenuare alcuni di questi sintomi in modo delicato ma efficace. 1. Oli Essenziali: Questi oli possono essere utilizzati attraverso diffusori, massaggi (diluiti con oli vettori) o bagni rilassanti: o Olio di Salvia Sclarea: Eccellente per bilanciare i livelli ormonali e ridurre le vampate di calore. Ha anche proprietà calmanti e può migliorare l'umore. o Olio di Lavanda: Rilassante e calmante, la lavanda è perfetta per migliorare il sonno e ridurre lo stress. o Olio di Menta Piperita: Utile per contrastare la fatica e la confusione mentale, la menta piperita rinfresca la mente e aiuta a combattere il "brain fog". 2. Fiori di Bach: I fiori di Bach sono rimedi floreali che agiscono sul piano emotivo, aiutando a ristabilire l'equilibrio mentale: o Walnut: Ottimo per adattarsi ai cambiamenti e alle transizioni, inclusa la menopausa. o Mustard: Aiuta a contrastare la tristezza improvvisa e senza causa apparente, un sintomo comune durante la perimenopausa. o Olive: Per chi si sente stanco o esaurito, questo fiore aiuta a ritrovare energia e vitalità. 3. Cristalli: I cristalli possono essere portati come gioielli, usati durante la meditazione o tenuti vicino a sé per potenziarne gli effetti energetici. o Adularia (Pietra di Luna): Aiuta a bilanciare le energie femminili, supportando il ciclo ormonale. o Ametista: Perfetta per favorire il rilassamento e migliorare la qualità del sonno, riducendo lo stress. o Malachite: È conosciuta come la "pietra della trasformazione" e aiuta a rilasciare vecchi schemi emozionali, facilitando il cambiamento. Il Ritmo della Luna e la Ciclicità Femminile Il climaterio può rappresentare una sfida per molte donne, che vedono cambiare il loro ritmo naturale. Tuttavia, seguire le fasi lunari può aiutare a ritrovare una nuova forma di ciclicità e connessione con la natura. La luna, simbolo antico delle energie femminili, offre una guida per ristabilire l’equilibrio. Ogni fase lunare è collegata a un aspetto diverso della vita e del ciclo: la mappatura ed il supporto di una Life Coach Femminile possono accompagnare la donna a sentirsi più in sintonia con il proprio corpo e ad accettare i cambiamenti del climaterio come una nuova forma di ciclicità. Il Life Coaching: Contrastare la "Brain Fog" con Domande Potenti Uno dei sintomi più comuni del climaterio è la brain fog, ovvero la sensazione di confusione mentale, difficoltà di concentrazione e perdita di memoria. Questa condizione può essere frustrante, ma il life coaching può offrire strumenti utili per affrontarla. Il Life Coach utilizza durante le sue sessioni domande potenti per stimolare il ragionamento e aiutare a chiarire pensieri e obiettivi. Attraverso il dialogo e la riflessione, può aiutare le donne in climaterio a ritrovare la chiarezza mentale, stimolare il pensiero creativo e riscoprire il loro potenziale in questa fase di cambiamento. Quando il Life Coaching è integrato ad un approccio olistico, è possibile inserire nelle sessioni anche tecniche di gestione dello stress come la meditazione e la respirazione profonda, chepossono riportare benessere ed equilibrio e migliorare la qualità del sonno. Quando Cercare Aiuto Professionale Se i sintomi del climaterio interferiscono gravemente con la vita quotidiana, potrebbe essere necessario cercare un aiuto professionale. Quando questi non si riducono più a fastidi, per quanto invalidanti, ma si tramutano in vere e proprie patologie (depressione, osteoporosi, ipercolesterolemia o aumento della pressione arteriosa, prolassi, malattie cardiovascolari), ricordo che è sempre fondamentale rivolgersi ad un Medico! Stare male non è mai normale e con il giusto supporto si può sempre tornare a stare bene!   PAOLA GHILARDINI - Life coach al femminile

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Posso rimanere incinta con il precum?

Posso rimanere incinta con il precum?

Tra i tanti “consigli” dell’internet, tra le voci e credenze di amicə e conoscenti è molto diffuso il pensiero che si possa evitare una gravidanza attraverso il coito interrotto, ma, in tutto ciò, ci si dimentica di un protagonista - per tantə - inaspettato: il precum. Il precum: che cos’è? È il fluido pre-eiaculatorio, ossia quel fluido trasparente che viene emesso attraverso il meato uretrale esterno durante l’eccitazione sessuale e il rapporto sessuale vero e proprio, prima dell'effettiva eiaculazione.   È il prodotto delle ghiandole di Littrè e delle ghiandole bulbo-uretrali di Cowper, le quali sono due piccole ghiandole situate ai lati dell'uretra maschile. Queste, difatti, rilasciano un fluido alcalino (pH 8,1-9,1) costituito da muco ed enzimi, la cui funzione principale è quella di lubrificare l'uretra, neutralizzando, poi, eventuali tracce di acidità dovute al passaggio dell’urina, creando, così, un ambiente più favorevole per il passaggio degli spermatozoi e riducendo il rischio di infezioni delle vie urinarie maschili. La sua produzione varia notevolmente e, spesso, l'uomo non si accorge nemmeno di rilasciarlo: ecco perché il coito interrotto è così pericoloso. La quantità media prodotta dalle ghiandole va, solitamente, da 2 a 5 mL, ma può oscillare tra 0,5 e 14 mL. È diverso dal liquido eiaculatorio? Il fluido pre-eiaculatorio ha una composizione simile a quella dello sperma, contenendo alcune delle stesse sostanze chimiche, come la fosfatasi acida, mentre altri marcatori, come la gamma-glutamil-transferasi, sono assenti. Tra le componenti del liquido preseminale si trovano: Glicoproteine, incluso l'antigene prostatico specifico (PSA), che migliorano la risposta immunitaria dell'uretra e dell'apparato urogenitale. Fattore antimicrobico di Cowper, un insieme di sostanze con proprietà antibatteriche, antimicotiche e una certa capacità antinfiammatoria e protettiva per l'uretra maschile. Zinco libero e magnesio in quantità rilevanti. Albumina e altre proteine, che aiutano a fluidificare lo sperma sia nell'uretra che nell'ambiente acido vaginale. Fattore riepitelizzante, contenente mucina e altre mucoproteine, con una funzione protettiva e lubrificante per il rivestimento dell'uretra. Zuccheri, come il galattosio, presente esclusivamente nel liquido pre-eiaculatorio, utile per nutrire gli spermatozoi che saranno rilasciati durante l'eiaculazione. Altre sostanze con proprietà antimicrobiche e, in misura minore, antinfiammatorie, tra cui acido sialico, potassio, fosforo, acido ialuronico e rame.   Non prestando troppa attenzione a questo particolare fluido, molte persone ritengono che il coito interrotto, ovvero ritirare il pene dalla vagina appena prima dell’eiaculazione, possa essere e sia un metodo efficace per prevenire la gravidanza. Tuttavia, questa convinzione è errata per diverse ragioni, legate principalmente alla presenza di spermatozoi nel liquido pre-eiaculatorio. Il fluido pre-eiaculatorio contiene spermatozoi? Sebbene la concentrazione di spermatozoi nel fluido pre-eiaculatorio sia generalmente inferiore rispetto all'eiaculato vero e proprio, anche una piccola quantità può essere sufficiente a provocare una gravidanza. Anche se l'uomo riesce a ritirare il pene prima dell'eiaculazione, gli spermatozoi presenti nel liquido pre-eiaculatorio possono migrare verso l'utero, proseguendo così il proprio percorso, fino a causare una gravidanza. Come fanno, però, a esserci degli spermatozoi? La presenza di spermatozoi nel precum può derivare da spermatozoi residui nell'uretra rimasti da una precedente eiaculazione, che non sono stati completamente eliminati in precedenza. Dopo l'eiaculazione, infatti, gli spermatozoi possono sopravvivere nell'uretra per un massimo di 5 ore e vengono completamente eliminati attraverso la minzione. Pertanto, in una situazione di eccitazione sessuale, questi spermatozoi possono essere trascinati fuori dal pene con il fluido pre-eiaculatorio. Il coito interrotto: perché non è un metodo contraccettivo sicuro? Il coito interrotto, come detto sopra, consiste nel ritirare il pene dalla vagina prima dell’eiaculazione, allontanandolo anche dai genitali esterni della partner, per evitare che lo sperma entri nel tratto riproduttivo femminile e giunga fino all’ampolla delle tube uterine, dove questo possa fecondare l’ovocita maturo. Teoricamente, il coito interrotto potrebbe sembrare un metodo contraccettivo infallibile, anche se nella pratica non è affatto così. In realtà, si tratta di una pratica sessuale ad alto rischio che appare più sicura di quanto effettivamente sia: né un perfetto autocontrollo da parte dell'uomo, né la sua esperienza sessuale sono sufficienti per prevenire completamente la possibilità di una gravidanza. Questo metodo, difatti, presenta numerosi rischi, come:   Difficoltà di esecuzione, dato che il ritirare il pene in tempo, prima dell'eiaculazione, richiede un perfetto controllo e tempismo. Anche una frazione di secondo di ritardo può permettere agli spermatozoi di entrare nella vagina e fecondare un ovulo. Esiste il precum, infatti, come accennato, il fluido pre-eiaculatorio può contenere spermatozoi, quindi, anche se l'uomo riesce a ritirare il pene prima dell'eiaculazione, gli spermatozoi presenti nel precum possono migrare verso l'utero e causare una gravidanza. Totale assenza di protezione dalle malattie sessualmente trasmissibili (MST), infatti il liquido pre-eiaculatorio può contenere virus, batteri e/o altri agenti patogeni responsabili di infezioni sessualmente trasmissibili, come HIV, clamidia o gonorrea.   Le statistiche indicano, poi, che il coito interrotto ha un tasso di fallimento elevato: è stato stimato che circa 27 donne su 100 che utilizzano il coito interrotto come unica forma di contraccezione possano rimanere incinte entro un anno (circa 1 donna su 5). Questo tasso di fallimento è significativamente più alto rispetto a quello di altri metodi contraccettivi, come i preservativi o la pillola anticoncezionale.   La donna, poi, non ha alcun controllo su questo metodo, poiché la sua esecuzione dipende esclusivamente dal partner maschile. D'altra parte, la consapevolezza di tale responsabilità può causare nell'uomo ansia e riduzione della soddisfazione sessuale, portando talvolta allo sviluppo di problematiche come ansia da prestazione, perdita dell'erezione, eiaculazione precoce o ritardata. Nel caso della donna, l'interruzione improvvisa del rapporto può causare difficoltà nell'eccitazione, ansia, dispareunia e dolori vaginali, spesso associati a una mancata lubrificazione del tratto vaginale. Come comportarsi? Il coito interrotto, in conclusione, non è un metodo contraccettivo sicuro. Per evitare, quindi, gravidanze indesiderate e per proteggersi dalle malattie sessualmente trasmissibili, è importante utilizzare metodi contraccettivi comprovati e affidabili, come il preservativo, che è l’unico a proteggere anche dalle MST. Affidarsi a metodi realmente efficaci è fondamentale per evitare sorprese indesiderate. Quando si parla di contraccezione, meglio non lasciare nulla al caso!   LORENZO CIOL

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Gli assorbenti compostabili riducono il rischio di irritazioni

Gli assorbenti compostabili riducono il rischio di irritazioni

Quando si parla di benessere intimo durante il ciclo mestruale, è fondamentale scegliere prodotti che siano sicuri e rispettosi della pelle. Gli assorbenti tradizionali, spesso realizzati con materiali sintetici e trattati chimicamente, possono comportare rischi per la salute della pelle e la salute vaginale. In questo articolo esploreremo come gli assorbenti compostabili riducano il rischio di irritazioni e infezioni, grazie all’uso di materiali naturali e ipoallergenici.   Materiali sintetici e irritazioni: il problema degli assorbenti tradizionali   Molti assorbenti convenzionali sono realizzati con materiali sintetici, come plastica o rayon, e possono essere trattati con sostanze chimiche aggressive, tra cui sbiancanti a base di cloro e profumi artificiali. Questi componenti possono creare una barriera non traspirante, causando l’accumulo di umidità e creando l’ambiente ideale per la proliferazione di batteri e funghi. Questa situazione aumenta il rischio di infezioni come la candidosi e favorisce la comparsa di irritazioni e pruriti.   Inoltre, alcune donne sono particolarmente sensibili agli additivi chimici presenti nei tradizionali assorbenti, il che può portare a dermatiti da contatto, rossori e altre reazioni allergiche. Gli assorbenti tradizionali, quindi, non solo rischiano di compromettere la salute vaginale, ma possono anche influenzare negativamente l’equilibrio del pH della pelle.   I benefici degli assorbenti compostabili di This Unique   Gli assorbenti compostabili, come quelli offerti da This Unique, rappresentano una valida alternativa per chi desidera proteggere la propria salute intima senza rinunciare alla comodità. Realizzati con materiali naturali, come il cotone biologico e altre fibre biodegradabili, questi assorbenti sono privi di sostanze chimiche nocive, profumi e sbiancanti artificiali.   Materiali naturali e ipoallergenici: L’utilizzo di fibre naturali aiuta a mantenere la pelle asciutta e permette alla pelle di respirare, prevenendo l’eccesso di umidità e riducendo così il rischio di proliferazione batterica. Questi materiali sono anche noti per essere più delicati sulla pelle, rendendoli ideali per le persone con pelle sensibile o soggetta a reazioni allergiche.   Equilibrio del pH e salute vaginale: Poiché i prodotti di This Unique sono realizzati senza l’uso di sostanze chimiche aggressive, contribuiscono a mantenere l’equilibrio del pH della pelle, un elemento chiave per prevenire infezioni e irritazioni. Un pH equilibrato favorisce la salute vaginale e previene la crescita di batteri nocivi, proteggendo così da infezioni comuni come la vaginosi batterica.   Riconoscere e prevenire le irritazioni da assorbente: consigli pratici   Sintomi di irritazioni: Se noti prurito, rossore o una sensazione di bruciore nella zona intima durante il ciclo, potrebbe trattarsi di una reazione a un prodotto mestruale. Anche la presenza di piccoli sfoghi cutanei o la sensazione di pelle secca possono essere segnali di irritazione.   Come prevenirle:   • Opta per prodotti naturali e ipoallergenici: Utilizzare assorbenti compostabili come quelli di This Unique può ridurre significativamente il rischio di irritazioni. Questi prodotti sono privi di profumi, sbiancanti e materiali sintetici che possono alterare il delicato equilibrio della pelle. • Cambia regolarmente l’assorbente: Anche con assorbenti traspiranti e ipoallergenici, è consigliabile cambiarli ogni 4-6 ore per evitare l’accumulo di umidità. • Scegli biancheria intima traspirante: L’uso di slip in cotone naturale può aiutare a migliorare la circolazione dell’aria e ridurre ulteriormente il rischio di irritazioni. • Idratazione e cura post-ciclo: Dopo il ciclo, è utile idratare la pelle con creme delicate e prive di profumi, per mantenere la pelle sana ed evitare ulteriori irritazioni.   Conclusione   Gli assorbenti compostabili non solo rappresentano una scelta più sostenibile per l’ambiente, ma offrono anche numerosi vantaggi per la salute intima. Riducendo l’esposizione a sostanze chimiche e promuovendo la traspirazione, questi prodotti aiutano a prevenire irritazioni e infezioni, rendendoli un’opzione ideale per chi desidera proteggere la propria pelle e il proprio benessere. Scegliere prodotti naturali e ipoallergenici come quelli di This Unique significa fare un passo in avanti verso una cura mestruale più sicura e rispettosa del corpo.

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Se gli uomini avessero le mestruazioni

Se gli uomini avessero le mestruazioni

L’uomo domina sulla donna. Questo non è uno scoop: è la realtà di ogni singolo giorno, da sempre. Nonostante i “presunti” progressi in termini di uguaglianza di genere e di diritti, la nostra società continua a rimanere quella che è: patriarcale, maschilista ed eteronormativa.   Circa la metà della popolazione mondiale (49,6%), quasi 4 miliardi di donne, ha vissuto, vive o vivrà il ciclo mestruale come un evento naturale. Di questi 4, circa 2 miliardi – secondo i dati UNICEF – hanno il ciclo ogni mese. 500 milioni tra queste vivono in uno stato di period poverty, ossia non godono di un accesso adeguato agli strumenti e all'istruzione per l'igiene mestruale, inclusi ma non limitati a prodotti sanitari, impianti di lavaggio e gestione dei rifiuti. Nonostante ciò, le mestruazioni sono un argomento di cui si parla raramente, che viene normalmente circondato dalla vergogna e dal silenzio, soprattutto a causa dei comportamenti perpetrati dal sesso maschile, che spingono, quasi sempre, a far cadere la conversazione a riguardo. I prodotti mestruali sono così, anche per questo, sempre pubblicizzati con eufemismi e i sintomi associati, come i crampi, sono addirittura minimizzati o ignorati.   Proviamo, però, a immaginare questo: se fossero gli uomini ad avere le mestruazioni, se avessero, quindi, tutte le caratteristiche naturali e biologiche di una donna, probabilmente assisteremmo a un'inversione totale di questa narrativa. Quanto sarebbe diversa questa società da quella attuale? Sicuramente le mestruazioni non sarebbero avvolte da tabù, anzi, sarebbero una questione di primaria importanza, come è del resto, all’interno della nostra realtà, tutto ciò che riguarda il mondo maschile. Lo stesso si può osservare in tanti altri aspetti della vita quotidiana, in cui uomini e donne vengono continuamente percepiti e giudicati in modi del tutto differenti.       Se gli uomini avessero le mestruazioni, infatti, potrebbero comunque vivere la propria sessualità sempre con libertà. Avere rapporti sessuali, all’interno della nostra società, infatti, è ciò che rende adulti gli uomini e che diventa motivo di orgoglio per questi. Alle donne, invece, viene sempre attribuito un sentimento di vergogna per il fatto che hanno avuto un rapporto, come se fosse qualcosa che ne abbia rovinato il corpo. Chissà perché solo alle donne.   Per la masturbazione, allora, sarà diverso? Per niente. Quella maschile è, infatti, considerata una normalità e, perfino, celebrata come parte della crescita e dello sviluppo sessuale nel ragazzo; quella femminile, invece, è ancora ampiamente stigmatizzata e nascosta. Gli uomini parlano apertamente e continuamente della propria vita sessuale ovunque e con chiunque, senza aver mai il timore di essere giudicati o attaccati sulle proprie scelte. Parlano delle loro conquiste, di quante o di chi sono riusciti a farsi. È questa la visione che la società ha della donna: quella di un trofeo da conquistare. E se sono le donne, invece, a parlare della propria sessualità, della propria masturbazione o della propria libertà con cui hanno o vogliono avere rapporti sessuali, vengono solitamente additate come troie, puttane, come “quelle che la danno in giro”, poiché non rispettano lo “standard” stereotipico che l’uomo – e quindi la società – ha delle donne. Tutto ciò, poi, peggiora se non si rientra all’interno di quei canoni di aspetto, di cura, di orientamento sessuale e di genere imposti dagli stereotipi sociali.   Se gli uomini avessero le mestruazioni, infatti, gli stereotipi legati alla propria figura e le imposizioni legate al proprio corpo non esisterebbero. Nella nostra società, invece, le pubblicità presentano costantemente donne che rientrano negli stereotipi di bellezza socialmente accettati, caratterizzati da corpi sensuali, magri, curati e depilati. E così sessualizzate. Se per strada, però, una ragazza, vestendosi come più desidera e come più le piace, alla stessa stregua di quella sensualità tanto apprezzata e “valorizzata” in precedenza, lascia intravedere la bretella del reggiseno oppure sceglie di indossare una gonna più corta, allora ella è considerata indecente (nel migliore dei casi). “Sei vestita proprio come una troia”. È ovvio che, se sei donna, non puoi andare in giro troppo scoperta, perché “potresti provocare gli uomini”. Questo è ciò che viene, solitamente, detto a una donna. L’uomo a petto nudo, che si può spogliare e togliere la maglietta, invece, rientra nella normalità: lui non verrà mai insultato né vedrà il suo corpo essere sessualizzato e usato così come insulto. Che quest’uomo sia villoso o depilato, non cambierebbe in alcun modo la situazione: in un caso verrebbe definito come virile, nell’altro come curato e attento. Se ne uscirà sempre positivamente, se si è uomini. Una donna, invece, che sceglie di non depilarsi, sarà considerata come trascurata e non femminile: verrà sempre criticata negativamente. E ci sarà, senza alcun dubbio, un uomo pronto a ricordarle di depilarsi, “perché non è bello vedere i peli sotto le ascelle o sulle gambe”. Peccato che a nessun uomo venga detto cosa fare o meno con il proprio corpo.   Dite che stiamo esagerando? Per niente. Le donne, infatti, devono continuamente conformarsi a standard di abbigliamento e di cura più rigidi e complessi, sia nel contesto lavorativo che in quello sociale e personale, dato che sono sempre giudicate per la propria apparenza e per la cura del proprio aspetto. Gli uomini, dall’altra parte, hanno generalmente maggiore libertà nel loro abbigliamento e, anche se fuori luogo in un determinato contesto, al massimo verranno definiti come originali, stravaganti, fuori dalle righe. La donna, invece, sarà definita come inadatta: non solo esteticamente, ma verrà riconosciuta come tale anche sul piano lavorativo, perché tutto viene interconnesso e colpevolizzato se si è donna.   E se, arrivati a questo punto, sentiste il bisogno di dire che non sono solo gli uomini a dire questo e che molte più volte sono le donne stesse a dirlo ad altre donne, vi siete mai chiesti il perché di tutto ciò? Le donne sono nate e cresciute in una società patriarcale, maschilista ed eteronormativa, nella quale sono state educate in un modo ben preciso: una donna che esce dagli schemi degli stereotipi verrà subito attaccata non solo da uomini, ma anche da altre donne. Dall’intera società.   Se gli uomini avessero le mestruazioni, poi, l’emotività sarebbe sempre un valore aggiunto e tutelato, soprattutto in ambito lavorativo. Se gli uomini avessero le mestruazioni, le loro emozioni, in relazione anche al momento del ciclo, non verrebbero mai considerate un elemento negativo sul piatto di questa bilancia. Nella nostra realtà, però, non è così. Le donne, poiché considerate più emotive, infatti, sono spesso viste come deboli, incapaci di prendere le giuste decisioni e di poter mantenere così le posizioni ai vertici nelle organizzazioni. Sono viste come meno competenti e troppo dure se adottano uno stile di leadership assertivo, mentre gli uomini che adottano il medesimo stile sono considerati determinati e capaci. Questa discriminazione perpetua l'idea che la razionalità e la forza emotiva “positiva” siano caratteristiche esclusivamente maschili. Le donne ambiziose, infatti, vengono spesso percepite negativamente ed etichettate come aggressive o “difficili”, mentre gli uomini sono premiati ed elogiati per la loro ambizione. Come se ci fossero emozioni di serie A e di serie B: anzi, è più corretto parlare di persone di serie A e di serie B. Questa disparità crea un ambiente in cui le donne devono lavorare molto più duramente degli uomini per ottenere lo stesso riconoscimento e avanzamento professionale, pur essendo pagate il 16% in meno e svolgendo il 75% dei lavori domestici nelle proprie case rispetto ai loro colleghi uomini. Inoltre, le donne devono affrontare il "pavimento appiccicoso" di ruoli tradizionalmente femminili che limitano la loro mobilità verso l'alto.   Se gli uomini avessero le mestruazioni, infatti, la maternità non sarebbe un limite alla vita lavorativa e personale. Le donne sono le principali e praticamente le uniche responsabili della casa e dei figli, il che limita quasi sempre le loro opportunità di carriera lavorativa. Gli uomini che scelgono di essere padri attivi e presenti sono sempre lodati per il loro impegno, come se stessero facendo qualcosa in più e di straordinario rispetto al proprio ruolo di genitore. Per la donna, invece, quello di prendersi cura dei figli e della casa, secondo la società, è il “proprio dovere”. Una donna, quindi, che cerca di conseguire una migliore carriera lavorativa diventa, così, una madre assente, non attenta e non disposta a sacrificarsi per la famiglia. Se è l’uomo, invece, quello impegnato a fare carriera, si tratta semplicemente di un padre premuroso che cerca di dare un futuro migliore alla sua famiglia. Se gli uomini avessero le mestruazioni e così il potere di dare la vita a un altro essere umano, sarebbero veramente considerati e acclamati costantemente come degli eroi da ammirare e da rispettare. Non vedrebbero mai essere invalidato il proprio dolore per le mestruazioni, né a casa, né sul posto di lavoro e né in altri contesti sociali. E, soprattutto, non verrebbero esclusi da posizioni di lavoro se avessero l’intenzione di avere una gravidanza in futuro. Per i pochi volonterosi uomini che, poi, decidessero di partorire, il parto avrebbe ogni volta una dinamica simile a quella del Super Bowl o della finale di Champions League per l’importanza che avrebbe tale evento in quella diversa società. I benefit per la paternità costituirebbero percentuali enormi della spesa pubblica e i padri partorenti avrebbero almeno anni di lavoro indennizzato con uno stipendio più alto di quello precedente al parto. E, soprattutto, non verrebbero bloccati e trattenuti da stereotipi di ruoli di genere se volessero continuare a fare carriera. Proprio come accade nella nostra società…   Se gli uomini avessero le mestruazioni, non esisterebbero espressioni come “Donna al volante? Pericolo costante”. Sebbene spesso pronunciato in tono – a detta degli uomini - scherzoso, ha profonde radici sessiste e perpetua pregiudizi ingiusti nei confronti delle donne. L'idea che le donne siano meno abili alla guida rispetto agli uomini ha origini storiche e culturali, ma non corrette: la guida, infatti, è tradizionalmente considerata un'attività maschile, associata a valori come il coraggio, la prontezza di riflessi e la capacità tecnica. Quante volte assistiamo a uomini che insistono fino ad obbligare perché siano loro a guidare? C’è la paura che venga tolto quel ruolo di superiorità di genere tipico di questa società? Le donne, da sempre relegate a ruoli domestici, sono percepite, infatti, come meno inclini a gestire situazioni considerate "rischiose" o "complesse", come la guida di un veicolo. La realtà dei fatti, però, contraddice questo stereotipo. Uno studio dell'Insurance Institute for Highway Safety (IIHS) mostra, difatti, che le donne tendono a essere guidatrici più prudenti e a causare meno incidenti gravi rispetto agli uomini: questi, infatti, sono più propensi a comportamenti di guida rischiosi, come eccesso di velocità, guida sotto l'influenza di stupefacenti e non utilizzo delle cinture di sicurezza. Il vero pericolo costante, quindi, sono gli uomini. Inoltre, questi pregiudizi alimentano una cultura di disuguaglianza, contribuendo a perpetuare le disparità di genere anche in altri contesti, come all’interno di luoghi politici, aziendali, ma anche sportivi e sociali. Le donne potrebbero essere considerate, così, meno adatte per ruoli professionali che richiedono la guida o altre competenze tecniche, basandosi su pregiudizi ingiustificati, nonostante abbiano le medesime competenze, se non tante volte maggiori, di uno stesso candidato uomo.   Se gli uomini avessero le mestruazioni, avrebbero sempre spazio per potersi esprimere e all’interno della società. Quante sono le donne, infatti, che vengono intervistate, soprattutto all’interno di trasmissioni televisive, come esperte nel proprio settore rispetto al numero di uomini intervistati? Perché chiamare delle donne ad affrontare problematiche e situazioni che riguardano loro in prima persona, quando si può mettere in scena un terribile teatrino di soli uomini a parlare di aborto attorno a un tavolo? A parlare e a commentare qualcosa che non riguarda né loro né i loro corpi? E no, prima che ce lo chiediate, non si tratta dell’episodio di BoJack Horseman, ma di Porta a Porta condotto da Bruno Vespa. Quante sono, poi, le donne impegnate nelle cariche pubbliche rispetto al numero di uomini presenti? La sfera pubblica, e così il fare le leggi e dirigere la società, è quasi tutta in mano agli uomini.   Se avessero davvero le mestruazioni, queste sarebbero costantemente al centro degli interessi di tutta l’umanità, così come l’aborto, l’accesso ai servizi e il rispetto dei propri diritti: fare victim blaming a un uomo che ha subito catcalling, violenza e/o molestie sessuali sarebbe impensabile. Non assisteremmo alle classiche accuse che vengono mosse contro le stesse vittime di stupro: “Eri vestitə così, te la sei cercata, lo stavi provocando ed è normale che pensava che ci volessi stare”. La polizia e la Giustizia agirebbero subito a tutela della vittima, come succede nel nostro mondo ogni giorn… ah no, non è vero. Alla fine, nella nostra società, è sempre colpa delle donne e non di chi ha molestato, non di chi ha stuprato, non di chi ha abusato, non di chi ha violentato. Anche se l’outfit messo sotto accusa era una tuta da ginnastica, messa apposta, magari, per uscire di casa solo per passeggiare.   Se gli uomini avessero davvero le mestruazioni, non si penserebbe mai, soprattutto in uno stato che si professa laico, di togliere dall’agenda del G7 il diritto all’aborto libero e sicuro a causa della visita di un'esponente religiosa contraria all'aborto. Inoltre, non si dovrebbe dimenticare che questo tema non dovrebbe riguardarla in quanto donna. Se qualche donna provasse, infatti, a obiettare, le verrebbe subito rinfacciato che decidere su una gravidanza non una cosa che le compete. Assurdo, vero? Invece, in questi giorni, nel nostro mondo, è successo proprio questo. Peccato che né il Papa né altri uomini, e nessuno in generale, possano sindacare e limitare il diritto delle donne all’aborto libero e sicuro, soprattutto in uno stato che si professa laico, garante della libertà di culto e nel quale il cattolicesimo non è l’unica religione praticata. Probabilmente a Roma c’è nostalgia dei Patti Lateranensi.   Se gli uomini avessero le mestruazioni, espressioni autocensuranti come “le mie cose”, poi, non esisterebbero. Invece di essere motivo di imbarazzo, sarebbero considerate un segno di forza, di virilità, celebrate e discusse apertamente: probabilmente chi tra gli uomini avesse il ciclo più abbondante, sarebbe considerato uno dei più virili e forti del gruppo. Se gli uomini avessero davvero le mestruazioni, ciò non impedirebbe loro di andare a scuola, a lavoro o nei luoghi pubblici, perché non verrebbero considerati impuri, come, invece, capita a tantissime donne in diverse parti del mondo. La società, quindi, svilupperebbe una maggiore empatia e comprensione per il dolore e i disagi connessi al ciclo, portando a migliori condizioni di lavoro e supporto sanitario.   Se gli uomini avessero davvero le mestruazioni, infatti, non ci sarebbe alcun impedimento o difficoltà nell’accesso alle cure. In campo medico si conoscerebbero estremamente bene le patologie a queste correlate, come l’endometriosi, giusto per fare un esempio. Se gli uomini avessero davvero le mestruazioni, non ci vorrebbero in media 7 anni per diagnosticare l’endometriosi. Una malattia che provoca dolori e limitazioni importanti, causando anche l’infertilità a chi ne è affettə, sarebbe una delle malattie più conosciute e studiate al mondo.   Se gli uomini avessero davvero le mestruazioni, queste non sarebbero invisibili così come lo sono oggi e i dolori, i crampi e il malessere sarebbero rispettati. Gli assorbenti e tutti i prodotti correlati al ciclo sarebbero considerati da tuttə come beni di prima necessità e inseriti a titolo gratuito vista la loro necessità medico-sociale. Altro che tampon tax e IVA. Il “bello” è che, nella realtà, esiste tutto ciò: da una parte, in Scozia, gli assorbenti sono gratuiti per le donne, dall’altra, in Italia, il tartufo ha un’imposta IVA minore di un assorbente. D’altronde si sa, i tartufi sono un bene di necessità di gran lunga più importante e vitale degli assorbenti, che sono considerati dal governo italiano alla stessa stregua dei beni di lusso e come qualcosa di cui le donne possono fare a meno, come se fosse un capriccio.   Se le mestruazioni, quindi, avessero riguardato la metà giusta dell’umanità, sarebbero un tema di interesse pubblico e non solo “di pochə”. Se gli uomini avessero davvero le mestruazioni, tutto sarebbe stato e sarebbe diverso. Non sarebbe probabilmente, comunque, una società giusta: l’unica società degna di essere chiamata tale è quella, infatti, in cui i diritti di tuttə sono rispettati, senza la prevaricazione di un gruppo su un altro.   LORENZO CIOL

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Prova costume? Bocciata

Prova costume? Bocciata

Ho consegnato questa riflessione in ritardo. Vorrei dirvi perché mi piace procrastinare per essere più efficiente sotto pressione, ma mentirei. Ho tardato perché ogni dito, battuto sulla tastiera, era pesantissimo.Ogni lettera un macigno. Perché il concetto di “prova costume” è una cosa che ci tormenta tutti, a prescindere dalla forma fisica di partenza. Perché il numero segnato sulla bilancia di ciascuno di noi è diventato un segno di colpa morale, un simbolo di fallimento personale.  Sei troppo o troppo poco, per indossare un costume d’estate e per qualunque altra cosa.  L'espressione stessa "prova costume" evoca immediatamente un giudizio e un confronto con un ideale di bellezza irrealistico e inaccessibile, saldamente ancorato a canoni estetici promossi dai media e dalla società. Tale linguaggio, ripetuto incessantemente, non solo intensifica l'ansia e l'insicurezza legate alla percezione del proprio corpo, ma contribuisce a portare avanti una cultura di conformità e omologazione. Ma questa, purtroppo, è una storia che va avanti da tempo. Nel 1946, l'introduzione del bikini da parte del designer francese Louis Réard segnò un punto di svolta epocale per la moda balneare. Era un capo d'abbigliamento molto audace per gli standard dell'epoca e richiedeva un corpo snello per essere indossato "correttamente" secondo i canoni dettati dalla moda del tempo.  Negli anni '50 e '60, l'esplosione della cultura del fitness, delle riviste di moda e delle pubblicità visive iniziò a proporre un ideale di bellezza femminile sempre più ristretto e specifico. Icone come Brigitte Bardot e Ursula Andress divennero i simboli di un'estetica incentrata sulla magrezza e sulla tonicità, consolidando un modello corporeo irraggiungibile per la maggior parte delle donne. Negli anni '80 e '90 le riviste cominciarono a promuovere regimi di esercizio fisico e diete specifiche per raggiungere il corpo "perfetto" per l'estate.Supermodelle come Cindy Crawfor, le cui immagini erano onnipresenti nei media, divennero gli esempi a cui concorrere per avere un corpo “da sogno”: magro, muscoloso e privo di imperfezioni.  Con l'avvento dei social media, la pressione per conformarsi a questi standard estetici si è ulteriormente intensificata. Piattaforme come Instagram e Facebook hanno reso ancora più immediata e a macchia d’olio la diffusione di immagini ritoccate e filtrate di corpi perfetti. Influencer e celebrità hanno iniziato a condividere regolarmente le loro "routine di preparazione alla prova costume", spesso ignare di alimentare un ciclo infinito di confronto e insicurezza tra i loro follower.  Il linguaggio e le immagini legate alla "prova costume" non sono neutrali; veicolano un giudizio implicito e promuovono un'ideologia che privilegia l’appartenenza a standard estetici specifici. Così, la narrativa tossica dei corpi da bikini ha contribuito a radicare profondamente nelle società occidentali l'idea che il valore di una persona sia inestricabilmente legato alla sua apparenza fisica.  Decostruire questa narrativa tossica richiede anche una consapevolezza critica del linguaggio e delle immagini che consumiamo quotidianamente. Sostituire il linguaggio giudicante e promuovere la diversità corporea può contribuire, infatti, a creare una cultura più rispettosa e accogliente per tutti i corpi.  Se ciò non fosse sufficiente, per comprendere più a fondo l'impatto della "prova costume" sulle persone, ho condotto un sondaggio sui social media. Ho ricevuto decine di risposte che, per rispetto della privacy e della fiducia riposta in me, ho deciso di non rendere pubbliche. Conservo queste testimonianze con immensa gratitudine e rispetto verso coloro che hanno condiviso con me le loro esperienze intime e personali. Nessuna delle persone che ha partecipato al sondaggio ha riportato esperienze positive. Leggerle mi ha fatto comprendere quanto profondamente questa narrativa influisca su di noi, spesso in modi invisibili. Persone che reputo esteticamente impeccabili hanno messo a nudo insicurezze che non avrei mai immaginato, rivelando un lato umano e vulnerabile che viene celato dietro immagini apparentemente perfette. Le risposte hanno evidenziato una diffusa ansia e un senso di inadeguatezza, alimentati dal confronto costante con altri. Questa pressione non risparmia nessuno, indipendentemente dall'aspetto fisico o dallo stato di forma. Una delle testimonianze più toccanti descriveva come la preparazione per l'estate sia diventata un rituale di autocommiserazione e giudizio, piuttosto che un momento di gioia e libertà. Un'altra testimonianza raccontava di come, nonostante anni di allenamento e diete, la sensazione di non essere mai abbastanza persistesse. È, dunque, fondamentale creare uno spazio dove ogni corpo possa essere accettato e rispettato per la sua unicità, rompendo così il ciclo di giudizio e confronto che tanto nuoce alla nostra salute mentale e fisica. Riconoscere l'impatto devastante della "prova costume" è il primo passo verso la costruzione di una società più empatica e rispettosa. È evidente come questa pressione estetica non solo rifletta una cultura distorta dell'aspetto fisico, ma anche una profonda ingiustizia nel modo in cui vengono imposte aspettative irragionevoli. Vale davvero la pena rinunciare al piacere e alla libertà che il mare e l'estate offrono? 

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Amore digitale vs amore analogico?

Amore digitale vs amore analogico?

La digitalizzazione delle emozioni è un fenomeno chiaramente manifesto e tangibile: decidiamo di collegarci, connetterci con l’altrə ancora prima di sentirlə. Ci illudiamo che la disponibilità dell‘altrə coincida con il trovarlə online. E la esigiamo! Trascurandone l’entità. Ogni momento pare utile e buono per incontrare l‘altrə. Spoiler: così non è. L‘altrə non è oggetto di consumo prontə all’uso, nè esiste al fin di gratificarci. Il tema è dunque il seguente: nella società moderna la dimensione del desiderio (connessa con l’attesa ed il fisiologico vissuto di frustrazione nel posticipare la gratificazione) diventa sconosciuta. Piuttosto, è il sistema stesso a creare bisogni che necessitano di un’impellente, urgente e immediata gratificazione (justeat, prime, netflix: ne abbiamo di ogni!). E lo stesso accade per le relazioni. Bauman fu uno dei primi a parlarne: la modernità liquida ha a che vedere con una trasformazione globale e trasversale ove il progresso della tecnologia ci spinge ed abitua ad avere sempre di più e sempre più rapidamente. Frustrazione, noia e fatica diventano intollerabili. Calandoci nella nostra realtà possiamo pensare alle chat: le usiamo quotidianamente per approcciare l’altrə e le ragioni per cui le preferiamo al contatto umano (nonché al corteggiamento umano) sono numerosissime: no limiti orari, di luogo o distanza maggior disinibizione e coraggio possibilità di contattare più persone in contemporanea comodità senso di protezione ed evitamento del rifiuto ridotto investimento emotivo e temporale Si, tuttə noi le usiamo per questo. E nello specifico delle dating app, assistiamo ad un vero e proprio cambio di paradigma nei copioni relazionali: rispetto al mondo analogico (e dunque al flirt e al corteggiamento vis a vis, con annessa assunzione di rischio), le dating app consentono all’opposto un minor investimento e la duplice possibilita‘ del contatto - sia online che offline. Ma davvero il tempo digitale corrisponde a quello emotivo? Alcuni dati alla mano: dal 2000 (e con l’avvento di Tinder nel 2012) assistiamo ad un’impennata del web come mezzo di ricerca dellə partner; le dating app vengono utilizzate per il 76% da uomini ed il 24% da donne con un uso medio di circa 30 minuti al giorno*. Inoltre, il web permane il secondo modo che utilizzano le coppie etero per incontrarsi (30%) mentre per le coppie gay è quasi il primo (65%). ** Mica poco! Quanto al delicato periodo della pandemia e del lockdown, prevedibilmente il tutto ha subito un incremento: +20% conversazioni su Tinder, Bumble e OkCupid e + 28% la lunghezza delle conversazioni su Tinder. Lo studioso Jannini ha anche messo a punto la più grande ricerca sugli effetti del lockdown sull’attività sessuale (pubblicata sulla rivista The Journal of Sexual Medicine), asserendo che “per molti la libido si è completamente assopita. Le coppie che invece hanno mantenuto un’intimità sono anche quelle in cui si è registrata un’incidenza minore di ansia e depressione. E questo non ci stupisce perché il sesso è da sempre un antidoto allo stress”. I più giovani, costretti all’isolamento e allo spazio limitato dello schermo, hanno fatto regolarmente ricorso alla pornografia online e al sexting, mantenendo così e soddisfando le dimensioni sociali, emotive e sessuali. Alias si fa quel che si può con quel che si ha. Le nuove relazioni liquide, intrise nel tessuto sociale e culturale di oggi aspirano al senso di aggregazione, appartenenza e alla sicurezza ma sperimentano ansia ed ambivalenza nel creare delle nuove connessioni che richiedono energie, impegno e tensioni spesso intollerabili. In conclusione: sebbene l’online e le dating app celino rischi, offrono anche opportunità la cui esperienza necessita di esser supportata da un’adeguata formazione digitale e sessuale affettiva (Miur, ci senti?) Riconoscersi nei propri bisogni, restarvi in contatto e definire uno spazio interno e relazionale è quanto può rendere funzionale ogni tipo di relazione. “Il piacere digitale può essere raggiunto solo se riusciamo nella grande sfida di integrare lo strumento tecnologico nelle nostre vite, senza rinnegare e sminuire quelli che sono i fattori costituenti delle relazioni” (M. Spaccarotella, 2020). *studio agenzia Ogury, 2017 ** MIT Technology Review, studio di Ortega e Hergovich, 2017   LUCIA SCARANO

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