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Mestruazioni e Ramadan: il divieto del digiuno
Cosa succede quando arrivano le mestruazioni durante il Ramadan?Ne parliamo con Rosanna Maryam Sirignano. Sta per volgere al termine il Ramadan, il mese sacro del calendario islamico, durante il quale i musulmani di tutto il mondo digiunano dall'alba al tramonto come atto di devozione, purificazione e disciplina spirituale. Il Ramadan rappresenta il periodo in cui il Profeta Maometto ricevette la prima rivelazione del Corano, rendendolo un momento di profonda riflessione, preghiera, carità e rafforzamento della fede. Il digiuno (sawm) non riguarda solo l'astensione dal cibo e dalle bevande, ma anche dal fumo, dai rapporti sessuali e da comportamenti negativi. I fedeli sono chiamati a non assumere né acqua né cibo. Questi pasti vengono serviti prima dell’alba e dopo il tramonto e si chiamano rispettivamente suḥūr e ifṭār. Un aspetto importante del Ramadan riguarda le persone con le mestruazioni, poiché, secondo la tradizione islamica, esse sono esentate dall’osservare il digiuno in quel periodo del mese. Le donne come chiunque altro, recuperano i giorni di digiuno quando possono. Approfondiremo in questo articolo l’argomento grazie all’esperienza personale di Rosanna Maryam Sirignano, presidentessa e co-fondatrice dell’associazione Islam Insieme. Nel 2019 ha fondato la prima Academy italiana dedicata alla lingua e alla cultura araba, MaryamEd Formazione Transculturale. Durante il Ramadan, come gestisci il digiuno nei giorni in cui hai le mestruazioni? Ci sono pratiche specifiche che segui? Il digiuno durante il mese di Ramadan è compiuto solo da chi è in grado di sostenerlo fisicamente. Chi si trova in uno stato di malattia o è in viaggio non digiuna. Io stessa al momento non digiuno, perché ho bisogno di prendere medicine durante tutto l'arco della giornata. Secondo la tua esperienza, quali sono le difficoltà più comuni che le donne musulmane affrontano durante il Ramadan quando hanno le mestruazioni? La tradizione islamica incoraggia l'equilibrio, la moderazione e la cura per il corpo che ci è stato donato. Quindi anche le donne durante il periodo mestruale non digiunano perché questo comporterebbe un rischio per la salute. Durante il periodo mestruale non si compiono neanche le 5 preghiere rituali, come a suggerire che quel tempo va vissuto a pieno nella cura di noi stesse. Come se fosse un tempo di riposo in cui il corpo effettivamente è impegnato a fare altro. Durante il Ramadan, come affronti il bilanciamento tra le necessità fisiche legate alle mestruazioni e il mantenimento dei tuoi impegni religiosi? Avendo sofferto molto di dismenorrea, ovvero di dolori e spasmi durante il ciclo, purtroppo per tanti anni considerati normali, questa pausa dai rituali religiosi, digiuno incluso, mi è sempre sembrata come una coccola. In che modo le mestruazioni influenzano la tua connessione spirituale e il modo in cui partecipi alle preghiere o ad altre pratiche religiose durante il Ramadan? Durante le mestruazioni tuttavia si possono comunque fare preghiere spontanee, ascoltare il Corano, praticare il dhikr (una sorta di meditazione sui nomi di Allah) se ne si sente la necessità. Ovviamente ogni donna vive le mestruazioni in modo diverso, così come vive la religione in modo diverso. Io personalmente durante il ciclo non mi sento meno vicina alla spiritualità rispetto a quando non ce l'ho, anzi vorrei che in quella settimana, soprattutto nei primi giorni, si potesse rallentare o fermarsi in tutti gli ambiti. Questo non perché le mestruazioni siano una sorta di infermità, ma perché sono un tempo in cui il corpo si rigenera, e ha bisogno di attenzione – parlo del mio corpo naturalmente. Hai mai avuto difficoltà a spiegare agli altri musulmani la tua situazione durante il Ramadan a causa delle mestruazioni? Se sì, come hai gestito queste situazioni? I tabù legati alle mestruazioni sono principalmente di tipo culturale e rientrano in una mentalità patriarcale che nei secoli ha attraversato tutte le culture. Noi musulmane, come qualsiasi altra donna, non ne siamo immuni. Io per esempio ho faticato tantissimo a lavorare sulla mia dismenorrea perché avevo imparato che i dolori sono tutto sommato normali e ho vissuto come una condanna il periodo mestruale. ANTONELLA PATALANO
Saperne di piùOvulazione: che cosa si cela davvero dietro a ciò?
L’ovulazione è un evento fondamentale del ciclo mestruale, biologicamente affascinante e spiritualmente intimo: si assiste a un vero e proprio “momento di rinascita”, nel quale il corpo si prepara all’eventuale possibilità di generare vita. Non si tratta di un semplice passaggio riproduttivo: si realizza, invece, una sinfonia orchestrata da ormoni e da segnali cellulari che influenzano sia il benessere fisico che quello emotivo. Come il ciclo mestruale, il momento dell'ovulazione può variare da ciclo a ciclo e differire da persona a persona. La ricerca indica che l'ovulazione si verifica in genere circa 500 volte nella vita ed è influenzata da diversi e personali fattori. Che cosa accade di preciso durante l’ovulazione? Il ciclo mestruale, con la conclusione delle mestruazioni, inizia con la fase follicolare, durante la quale vari follicoli, ossia delle piccole sacche piene di liquido contenenti ciascuno un ovocita, si sviluppano nelle ovaie grazie all’influenza dell’ormone follicolo-stimolante (FSH). Tra questi, solitamente solo uno compie l’intero percorso di sviluppo e, al raggiungimento della propria maturità, al 14° giorno, si registra un picco dell’ormone luteinizzante (LH), che induce la rottura di questo follicolo maturo. Così nasce l’ovulo, che viene catturato dalle tube di Falloppio e trasportato lungo queste fino a incontrare uno spermatozoo per generare assieme uno zigote. Se avviene la fecondazione, lo zigote darà inizio a una nuova vita; in caso contrario, il corpo luteo – la struttura residua del follicolo rotto – e l’ovulo si degraderanno, portando al calo dei livelli ormonali e all’avvio del flusso mestruale. Questo delicato e, al tempo stesso, movimentato equilibrio tra FSH, LH, estrogeni e progesterone, è alla base della fertilità e influenza in modo significativo il benessere generale. Perché si dice che gli ormoni “ballano”? Durante l’ovulazione, i livelli di estrogeni salgono e i livelli di progesterone iniziano a salire, generando una serie di effetti che vanno ben oltre la preparazione per la fecondazione. Si sperimenta un aumento dell’energia, un miglioramento dell’umore e persino un incremento della libido. Si tratta del risultato diretto dell’azione degli ormoni sul sistema nervoso, che viene modulato attraverso il rilascio di neurotrasmettitori, come la serotonina e la dopamina, strettamente legati alle sensazioni di felicità ed energia. Ognuno sperimenta questo periodo in maniera puramente personale: chi riscontra elevata energia, chi maggiore autostima e chi una più naturale inclinazione alla socialità. Questo momento, quindi, si rivela particolarmente favorevole per partecipare a incontri decisivi o affrontare attività complesse, grazie all'armonia tra vigore fisico ed emotivo. Cosa dice il corpo? L’ovulazione porta con sé una serie di sintomi fisici, tra i quali si possono riscontrare: Dolore o fastidio ovulatorio su un lato dell’addome nel giorno in cui l’ovulo viene rilasciato. Questo segnale, sebbene di solito breve, indica il momento della rottura del follicolo. Spotting ovulatorio, in alcuni casi, infatti, la rottura del follicolo può causare un leggero sanguinamento, che generalmente non è motivo di allarme. Cambiamenti nel muco cervicale, poiché diventa più chiaro, elastico e abbondante, creando un ambiente favorevole per il transito degli spermatozoi. Sensibilità e tensione al seno, provocate dall’aumento dei livelli degli ormoni. Variazioni della temperatura corporea, in cui è possibile riscontrare un leggero aumento della temperatura basale dopo l’ovulazione, dovuto all’azione termogenica del progesterone. Questi sintomi sono il riflesso di un complesso sistema ormonale che lavora in sinergia per preparare il corpo a una potenziale fecondazione. Perché l’ovulazione è così importante? L’ovulazione non è solo fondamentale per la fertilità, ma è anche un indicatore dello stato di salute del sistema endocrino e, di conseguenza, dell’intero organismo. I cambiamenti ormonali che la accompagnano contribuiscono a mantenere l’equilibrio del corpo, influenzandone il metabolismo, l’umore e, persino, il funzionamento del sistema immunitario. Ad esempio, i livelli elevati di estrogeni durante l’ovulazione possono aiutare a migliorare la circolazione sanguigna e a favorire una risposta immunitaria più efficace. Allo stesso tempo, il progesterone, che aumenta nella fase post-ovulatoria, ha effetti calmanti e stabilizzanti, contribuendo a un senso di benessere e a una migliore qualità del sonno. Uno sguardo olistico all’ovulazione Oltre agli aspetti puramente biologici, l’ovulazione ha un impatto significativo anche sulla sfera emotiva e psicologica. Durante questo periodo c’è una palpabile sensazione di “rinnovamento”, come se il corpo e la mente si preparassero a una nuova fase personale. Questa esperienza di rinascita mensile può essere vista come un invito a celebrare la propria persona e la propria femminilità, valorizzando ogni segnale che il corpo può inviare. Non si tratta, quindi, solo di eventualmente “essere fertili”, ma di comprendere come il corpo lavori in armonia per mantenere un personale equilibrio dinamico che comunica attraverso emozioni, energia e benessere quotidiano.LORENZO CIOL
Saperne di piùQuando il tuo dolore non é abbastanza visibile
Se non sei moribonda, allora stai bene: il grande inganno sulle malattie femminili Le malattie croniche femminili hanno un problema di fondo: spesso non si vedono. Nessun arto ingessato, magari no cicatrici evidenti, niente che gridi "sto male". E se non si vedono, per il mondo esterno – e spesso anche per la medicina – è come se non esistessero. Se una donna lavora, viaggia, esce con gli amici a bere, allora significa che sta bene. Giusto? Sbagliato. Radicalmente sbagliato. Questo fraintendimento tossico è uno dei più grandi ostacoli per chi convive con patologie come endometriosi, fibromialgia, sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), sindrome da fatica cronica (CFS/ME) e molte altre. Secondo un report del 2023 dell’European Journal of Pain, le donne con dolore cronico aspettano in media quattro anni in più rispetto agli uomini per ricevere una diagnosi, e il 50% di loro riferisce di non essere creduta dai medici al primo consulto. Non perché il loro dolore non sia reale, ma perché la medicina è ancora abbondantemente permeata da pregiudizi di genere. Il gaslighting delle malattie invisibili: quando il dolore ha bisogno di prove Avere una malattia invisibile significa combattere su due fronti: contro il proprio corpo e contro un mondo che pretende prove tangibili della sofferenza. Se il dolore non è scritto sulla pelle, se non c’è un gesso, una cicatrice evidente, una sedia a rotelle, allora per molti semplicemente non esiste. Il “gaslighting medico” è una realtà documentata. Secondo uno studio del Journal of Women’s Health, il 65% delle donne con malattie croniche si è sentito dire che il proprio dolore fosse solo stress. Tradotto: non è il tuo corpo che sta crollando, sei tu che esageri. Ma la delegittimazione non arriva solo dalla medicina. È radicata nella società, nelle conversazioni quotidiane, nei giudizi non richiesti. “Ma ieri sei uscita, quindi non puoi stare così male.” “Hai lavorato tutto il giorno, allora stai bene.” Frasi apparentemente innocue che, in realtà, obbligano chi soffre a un bivio crudele: ritirarsi dalla vita sociale e professionale per essere creduta, o continuare a vivere come meglio può, accettando di essere vista come un’esagerata. Il messaggio è chiaro: se vuoi che il tuo dolore venga preso sul serio, devi smettere di esistere. I numeri non mentono: il dolore esiste, anche se non lo vedi Le malattie invisibili non si misurano con l’immobilità. Eppure, chi ne soffre si trova spesso a dover dimostrare la propria condizione, come se il dolore fosse reale solo quando inchioda a letto. Ma i dati raccontano un’altra storia: Endometriosi: colpisce tra il 10% e il 15% delle donne in età fertile, ma la diagnosi arriva con 7-10 anni di ritardo. Dieci anni di dolori debilitanti liquidati come normali crampi mestruali (World Health Organization). Fibromialgia: affligge tra il 2% e l’8% della popolazione mondiale, con una prevalenza schiacciante nelle donne. Il 90% di loro, prima di una diagnosi corretta, si è sentito dire che era solo ansia (American College of Rheumatology). Sindrome dell’ovaio policistico (PCOS): il 70% dei casi non viene diagnosticato, nonostante sia una delle principali cause di infertilità femminile. Tradotto: migliaia di donne scoprono troppo tardi di avere un disturbo che impatta ormoni, metabolismo e salute riproduttiva (The Lancet). Ora la vera domanda: se queste malattie non impediscono di lavorare, sorridere o semplicemente esistere, significa forse che non esistono? O è la società a non volerle vedere? La società non vuole vedere il dolore femminile Il dolore delle donne è sempre stato un fastidio da mettere a tacere. Se non era isteria, era stress. Se non era stress, era solo nella loro testa. La medicina lo ha psichiatrizzato, la società lo ha minimizzato. Il messaggio? Soffri in silenzio, sii forte, non lamentarti. E chi chiede aiuto viene trattata come un’esagerata. Ma resistere non significa stare bene. E il fatto che una donna riesca a lavorare, uscire o sorridere non cancella il dolore che si porta addosso ogni giorno. È ora di cambiare prospettiva: il dolore non si misura in produttività o in quanto una persona riesca a funzionare socialmente. Cosa serve? Più formazione medica, perché i corpi femminili non siano più un mistero per la scienza Un cambio culturale, perché il dolore non ha bisogno di essere evidente per essere reale Maggiore supporto sociale e lavorativo, perché nessuna donna debba scegliere tra il prendersi cura di sé e l’essere creduta Smettiamo di chiedere prove. Basta valutare la sofferenza da quanto “normale” appare una vita. Il vero problema non è che le donne con patologie invisibili vivano. È che nessuno voglia vedere cosa stanno realmente attraversando. LUCIA SCARANO
Saperne di piùTUTTO IL BELLO DEL SEXTING
Sex e texting: due delle cose che mi piace di più fare nella vita, e che, casualmente, possono anche unirsi formando una pratica divertente, eccitante e in cui la creatività la può fare da padrona. Ma che cos’è il sexting? Nell’anno domini 2025, ormai, lo sanno praticamente anche i miei boomer, ma facciamo chiarezza per chi ha vissuto in una caverna negli ultimi 10 anni (un po’ come Jared Leto quando è stata dichiarata emergenza nazionale a causa del Covid). La parola sexting sta a significare uno scambio a sfondo sessuale telematico (quanto mi piace utilizzare parole inusuali), tramite messaggi, vocali, foto, video e chi più ne ha più ne metta. Praticamente: fare sesso a distanza. Un tempo, quando i nostri genitori erano giovani, lo si faceva in chiamata al telefono, ma con questi maledettissimi smartphone di oggi la modalità si è ampliata in maniera incredibile. Il sexting è stato protagonista di numerosi e casi di cronaca purtroppo molto tristi e che, ancora oggi, ci fanno incazzare: la condivisione non consensuale di materiale intimo (detta anche, erroneamente, revenge porn) purtroppo è una pratica violenta ancora molto diffusa e, per questo, è importante tutelarsi quando si vogliono inviare contenuti di natura privata e/o sessuale a qualcun*. Ma in questo contesto voglio parlare delle gioie e delle potenzialità di un’esperienza che può essere moooolto appagante. Una delle cose che più passano gli anni e più mi piace, è il senso di soddisfazione ed empowerment che traggo dal praticare sexting. Poter prendermi del tempo per capire cosa scrivere, come farmi delle foto o dei video, vedere che riesco a far impazzire un partner anche a distanza, senza essere lì in presenza e toccarl*, baciarl* o sfiorarl* è una cosa eccitante e diversa. Le prime volte che mi scattavo foto o video hot mi sentivo un po’ timida, in imbarazzo, avevo paura di sembrare ridicola. Ma col tempo ho preso confidenza con la fotocamera del mio iPhone ed è diventata una delle mie migliori amiche: vedermi in queste (s)vesti differenti, sexy, nuda o seminuda, mi ha aiutata ad innamorarmi di me stessa, apprezzarmi di più, riscoprire il mio potere seduttivo. Pian piano è diventato un gioco in cui mi divertivo a sperimentare, a variare, cercare pose differenti e modi alternativi per sentirmi sexy. Un’altra delle cose positive sottovalutate del sexting è proprio la creatività intrinseca alla pratica: ogni persona ha modi differenti di pensare, scrivere ed esprimere le fantasie erotiche, la propria idea di cosa è eccitante e cosa invece è un turn off. C’è a chi piace fare la mistress e chi lo slave, a chi piace scrivere poemi super descrittivi e chi invece va subito al sodo con messaggi brevi e ficcanti, chi predilige l’utilizzo di vocali e chi invece utilizza solo le foto senza nemmeno aver bisogno di parole… insomma, c’è un mondo, anzi, un universo che aspetta le persone che vogliono avventurarsi senza paura. Ed ecco alcuni consigli per fare pratica in serenità e al massimo divertimento: goditela: la base del sexting è il consenso e l’essere seren* e tranquill* nel farlo. Se non ti senti a tuo agio, se la persona con cui lo fai/vorresti farlo non ti convince al 100%, se non ti fidi o senti che c’è qualcosa che non va, fermati. Cerca di analizzare e accettare le emozioni che provi e capire da dove provengono. Nessun* ti deve spingere o, peggio, obbligare a fare niente. trova il tuo filone artistico: esatto! Siamo tutt* un po’ regist*, sceneggiator* e videomaker della nostra vita… siamo o no i main character? E allora, ciak, si gira! Prova diversi setting per le tue foto o video, sperimenta con outfit, oggetti, posizioni, mood. E anche nella scrittura: non frenarti! Cerca di seguire il tuo lato più wild e lascia che l’adolescente di Wattpad che è in te si impossessi della tua tastiera. sperimenta fantasie proibite: ultimamente hai qualche nuovo kink che ti piacerebbe sperimentare? Un festish che ti attrae ma che non sei sicur* ti possa eccitare? Il sexting è il campo di prova perfetto per dare spazio alla sperimentazione, quindi non darti limiti! Ricorda: il sexting non è solo un’esperienza piccante, è un modo per scoprire e celebrare te stess*. E adesso che siamo pront*... scalda la tua tastiera e preparati a fare fuoco e fiamme, baby! LINDA CODOGNESI
Saperne di piùMi vesto come mi pare con le mestru
Domande frequenti, sguardi furtivi, sbirciate agli specchi, e sgraditi cambi di outfit imposti dalle circostanze. Eh si, l’atteso, inatteso, desiderato o indesiderato ciclo mestruale non si vive in modo “inosservato” ma condiziona il nostro modo di vederci, vestirci e talvolta muoverci. È una vecchia storia che accomuna tutte le “femmine” di qualsiasi età, etnia e ceto sociale (nel periodo della fertilità). Un nastro rosso che lega condizioni fisiche, psicologiche e addirittura emotive di donne e ragazze sparse sul pianeta. È la traccia che nello spazio e nel tempo ricorda al mondo che va veloce, che il ciclo è una delle funzioni prioritarie del corpo femminile. Dee, amazzoni, guerriere vichinghe e donne in generale hanno e avranno sempre questo momento del mese da considerare. Come faceva Giovanna D’Arco? Come si fa oggi? Esistono svariate forme di assorbenti interni, esterni e coppette (mi raccomando però, il più possibile biodegradabili ed ecosostenibili) ma come evitare sgradevoli macchie sui vestiti? Ti suggerisco qualche rimedio pratico cercando di vivere questi giorni non come una malattia o un evento invalidante, ricordandoti che è una performance del tuo corpo, una parte del ciclo della tua vita, un evento naturale come il plenilunio, le maree o lo sbocciare dei fiori. 1. utilizza indumenti scuri (consigliatissimo) 2. possibilmente indossare mutandine impermeabili o del costume che possano trattenere i liquidi più facilmente 3. cambia sovente gli assorbenti o svuota la coppetta 4. utilizza gli shorts sportivi che mantengono la posizione delle mutande e di conseguenza dell’assorbente, sia di notte che di giorno, in modo da evitare con i movimenti perdite di sangue. Inoltre possono essere utili sotto gonne corte per tenere più caldo in inverno 5. porta con te un capo polifunzionale; un giubbotto di jeans, camicia, felpa o maglione che in caso di necessità puoi annodare in vita. 6. non dimenticare nel beauty le salviette intime (oltre agli assorbenti) STELLA BRUGNETTA
Saperne di piùPost-menopausa: i disturbi più comuni
La menopausa segna un importante cambiamento nella vita di una donna, ma spesso non è la fine del percorso. Dopo la menopausa, infatti, molte donne si trovano ad affrontare una serie di disturbi che possono influenzare il loro benessere quotidiano. Dalla salute ossea alla funzione cognitiva, dalla pelle ai disturbi dell’umore, la post-menopausa porta con sé nuove sfide che è importante conoscere e affrontare con consapevolezza. 1. Disturbi Ormonali e Impatti sul Corpo Dopo la menopausa, i livelli di estrogeni e progesterone diminuiscono drasticamente, il che può avere effetti su diversi aspetti della salute: Vampate di calore e sudorazioni notturne: anche se meno frequenti rispetto alla fase della perimenopausa, possono persistere per diversi anni. Secchezza vaginale e dolore durante i rapporti: la riduzione degli estrogeni influisce sull’elasticità e sulla lubrificazione dei tessuti vaginali. Calo della libido: molte donne riportano una riduzione del desiderio sessuale a causa di cambiamenti ormonali e psicologici. 2. Osteoporosi e Salute delle Ossa Uno degli effetti più noti della post-menopausa è la perdita di densità ossea. La carenza di estrogeni accelera la diminuzione della massa ossea, aumentando il rischio di osteoporosi e fratture. Per prevenire problemi alle ossa, è fondamentale: Seguire una dieta ricca di calcio e vitamina D. Praticare esercizi di resistenza come il sollevamento pesi o lo yoga. Sottoporsi a controlli regolari per valutare la densità ossea. 3. Aumento di Peso e Metabolismo Rallentato Molte donne notano un aumento di peso durante la post-menopausa, specialmente nella zona addominale. Questo è dovuto a un rallentamento del metabolismo e a una diversa distribuzione del grasso corporeo. Per mantenere il peso sotto controllo, è utile: Adottare una dieta equilibrata con poche calorie vuote. Aumentare l’attività fisica, alternando cardio e allenamento di forza. Controllare i livelli di zucchero nel sangue per prevenire problemi metabolici. 4. Problemi Cardiovascolari Il rischio di malattie cardiovascolari aumenta dopo la menopausa, poiché gli estrogeni hanno un ruolo protettivo sul cuore e sui vasi sanguigni. Per mantenere il cuore in salute è importante: Seguire una dieta ricca di fibre, frutta, verdura e grassi sani. Monitorare la pressione arteriosa e i livelli di colesterolo. Evitare il fumo e ridurre il consumo di alcol. 5. Disturbi del Sonno e Affaticamento Molte donne in post-menopausa lamentano difficoltà a dormire. Questo può essere dovuto a vampate di calore notturne, ansia o cambiamenti nei ritmi circadiani. Alcuni consigli per migliorare il sonno includono: Mantenere una routine regolare di sonno. Evitare caffeina e schermi luminosi prima di coricarsi. Creare un ambiente rilassante in camera da letto. 6. Salute Mentale ed Emozioni L’alterazione degli ormoni può influenzare anche l’umore, portando ad ansia, depressione o irritabilità. Per gestire meglio questi cambiamenti, si possono adottare alcune strategie: Praticare tecniche di rilassamento come meditazione e yoga. Mantenere una vita sociale attiva per evitare l’isolamento. Consultare un professionista se i sintomi diventano debilitanti. 7. Il Ruolo del Life Coaching nella Post-Menopausa La post-menopausa non è solo una fase di cambiamenti fisici, ma anche un'opportunità di crescita personale. In questo contesto, affidarsi a una Life Coach al Femminile può essere un grande aiuto per riorganizzare la propria vita e affrontare questa fase con maggiore consapevolezza. Una coach esperta aiuta a: Mettere ordine nei pensieri e nei progetti, dando una direzione chiara alla nuova fase della vita. Comprendere e accettare la ciclicità naturale del corpo, anche in assenza di mestruazioni, grazie all'uso dei cicli lunari come riferimento. Sviluppare la propria creatività e autostima, trovando nuove passioni e obiettivi. Affrontare con serenità il cambiamento, trasformando la post-menopausa in una seconda primavera. Come Affrontare la Post-Menopausa con Serenità Superare la post-menopausa nel migliore dei modi significa prendersi cura del proprio corpo e della propria mente. Alcuni suggerimenti utili sono: Fare check-up regolari per monitorare la salute generale. Valutare con il proprio medico l’uso di terapie ormonali o alternative naturali. Adottare uno stile di vita sano, con una dieta equilibrata e attività fisica regolare. Imparare ad ascoltare il proprio corpo e accettare i cambiamenti con positività. Considerare il supporto di una Life Coach per aiutarti a vivere questa fase come un'opportunità di crescita. La post-menopausa non deve essere vista come un ostacolo, ma come una fase della vita in cui il benessere deve essere messo al primo posto. Con le giuste attenzioni, è possibile vivere questo periodo con energia e vitalità, godendosi ogni momento con serenità e consapevolezza. Stare male non è mai normale e con il giusto supporto si può sempre tornare a stare bene! PAOLA GHILARDINI
Saperne di piùFacciamo chiarezza sull'asessualità: il sesso è l’unica misura dell’intimità?
Ripensare piacere e relazioni attraverso l'asessualità L'asessualità è uno di quei temi che, nonostante la sua rilevanza, continua a essere poco conosciuto o banalizzato. Ma approfondirlo è una vera occasione per mettere in discussione come la società costruisce desideri, relazioni e aspettative. Questo articolo, basato su ricerche scientifiche e sull'esperienza della comunità asessuale, offre spunti per capire cosa possiamo imparare da questa prospettiva. Cos’è davvero l’asessualità? L’asessualità non è semplicemente assenza di attrazione sessuale verso l3 altr3, come spesso si sente dire. È molto di più: è un orientamento che si esprime in modi diversi e che non ha nulla a che vedere con repressione, traumi o scegliere di non fare sesso. Insomma, è un modo autentico e personale di vivere la propria identità. Non è un monolite, ma uno spettro che include esperienze come: Demisessualità: attrazione sessuale che nasce dopo un forte legame emotivo Gray-asessualità: attrazione sessuale rara o che si manifesta solo in determinate situazioni Asessualità aromantica: assenza di attrazione sia sessuale sia romantica Secondo studi (Bogaert, 2012; Chen, 2020), circa l’1% della popolazione mondiale si identifica come asessuale, ma questa cifra potrebbe essere sottostimata. E con una maggiore visibilità, sempre più persone stanno trovando le parole per descrivere ciò che vivono. Piacere oltre la sessualità Parliamoci chiaro: viviamo in una società che ci martella con l’idea che il sesso sia il cuore del piacere, dell’intimità e delle relazioni. Ma per molte persone – asessuali e non – il piacere può assumere forme completamente diverse. Siamo pront3 a uscire da questa narrazione? Le persone asessuali ci mostrano che il piacere può venire da: Legami affettivi intensi: amicizie profonde che riempiono il cuore Creatività e passioni personali: scrivere, dipingere, cantare – tutto ciò che ci connette a noi stess3 Esperienze sensoriali non sessuali: abbracci, carezze o il semplice stare vicin3 a qualcunə senza aspettative Essere asessuali non significa non aver mai fatto sesso o non volerlo fare. Difatti, molte persone asessuali possono scegliere di avere rapporti sessuali per mille ragioni diverse, senza che questo neghi la loro identità. Se consideriamo il piacere anche da una prospettiva analitico bioenergetica, capiamo che non è qualcosa di esclusivamente legato al sesso. Il piacere è un'esperienza totale, che coinvolge il corpo, la mente e le emozioni. Una doverosa e necessaria critica all’allonormatività Questa storia che si debbano vivere le relazioni seguendo per forza il binomio sesso-amore è diventata una specie di mantra sociale. Ma chi ha deciso che è così? L’allonormatività – cioè l’idea che tutt3 provino (e debbano provare) attrazione sessuale e che questa sia indispensabile per una vita piena – è una gabbia. Non solo per chi è asessuale, ma anche per chiunque non si riconosca in modelli standardizzati di relazione. Criticarla e coltivare il dubbio significa aprire gli occhi su quanto le nostre vite siano influenzate da aspettative esterne. E, soprattutto, è un invito a immaginare relazioni più libere, autentiche e vicine ai nostri bisogni reali. Relazioni alternative: queer-platonic e oltre Le persone asessuali spesso costruiscono legami che vanno oltre le convenzioni. Alcuni esempi? Ecco qui: Relazioni queer-platonic: amicizie profonde che non si limitano a ciò che la società definisce "amicizia", ma che non rientrano neanche nei canoni dell’amore romantico Relazioni collaborative: basate su progetti comuni, come condividere la vita o crescere figli, senza bisogno di attrazione sessuale o romantica Questi modelli dimostrano che le relazioni possono essere ricche e soddisfacenti, senza dover rientrare in schemi predefiniti. L’asessualità non è solo un orientamento sessuale: è un modo per ripensare piacere, relazioni e norme sociali. Accoglierla non è solo un atto di inclusività, ma un'opportunità per costruire una società più libera e autentica. Non è forse il momento di liberarci dai vecchi stereotipi? LUCIA SCARANO Riferimenti bibliografici Per chi vuole approfondire, ecco alcune risorse fondamentali: Bogaert, A. F. (2012). Understanding Asexuality. Rowman & Littlefield. Decker, J. (2015). The Invisible Orientation: An Introduction to Asexuality. Skyhorse Publishing. Brotto, L. A., & Yule, M. (2017). Asexuality: Sexual orientation, paraphilia, or mental disorder? Archives of Sexual Behavior, 46(3), 619-627. Przybylo, E. (2019). Asexual Erotics: Intimate Readings of Compulsory Sexuality. Ohio State University Press. Robbins, N. K., Low, K. G., & Query, A. N. (2016). A qualitative exploration of the "coming out" process for asexual individuals. Archives of Sexual Behavior, 45(3), 751-760.
Saperne di piùAddio filtri di Instagram: è il momento di accettarci?
Dal 2010, anno in cui sono stati introdotti i filtri su Instagram, abbiamo assistito a un fenomeno che ha portato diversi vantaggi, ma soprattutto molte criticità La scelta di rimuovere i filtri da Instagram, sebbene sia legato anche a una scelta di Meta di “dare priorità ad altri investimenti”, è stata una mossa che segna la fine (forse) di un’epoca figlia di realtà artefatte e distorte. Prima dell’introduzione dei filtri, scattare una foto era semplicemente un modo per catturare ricordi da condividere con amici e familiari. Dopo, l’introduzione di questa funzione, ha permesso a chiunque di poter esplorare la propria creatività e immaginazione, trasformando le loro foto in opere d’arte. I filtri hanno dato alle persone il potere di alterare la realtà delle loro foto e di creare un proprio brand personale attraverso le immagini condivise. L’immagine online e l’identità personale, così facendo, si sono strettamente intrecciate. Le piattaforme (Instagram, TikTok, Snapchat, etc.) hanno fatto sì che la percezione della propria vita, del proprio ruolo nella società, del proprio senso di sé, fosse modificato, trasformando la realtà e dando delle narrazioni meticolosamente costruite per presentare una determinata immagine ai propri follower. Gli aspetti positivi dei filtri Nonostante gli effetti negativi, è importante riconoscere che Instagram e i filtri abbiano anche aspetti positivi. La piattaforma consente alle persone di esplorare la propria identità, presentare aspetti di sé altrimenti nascosti, connettersi con individui di tutto il mondo e scoprire nuovi interessi (Choi & Sung, 2018; Yau, Marder, & O’Donohoe, 2020). Inoltre, i social media offrono opportunità per piccoli imprenditori e artisti di mostrare il proprio lavoro a un pubblico più ampio, creando nuovi modi per guadagnarsi da vivere attraverso la creazione di contenuti. I filtri sono diventati più di un semplice strumento per migliorare le foto; sono diventati un mezzo di espressione e promozione personale. I filtri: l’ossessione per il perfezionismo Spesso non ci rendiamo conto che queste dinamiche possono avere un impatto negativo sulla nostra salute mentale. La pressione, soprattutto per i giovani, di pubblicare solo le migliori foto e video ha creato un’ossessione moderna per il perfezionismo. Ha portato a sentimenti di ansia, depressione, disturbi alimentari e bassa autostima, specialmente nei giovanissimi che devono ancora costruirsi una propria identità. Questo processo può portare a un’autovalutazione negativa e a un aumento dell’ansia sociale, specie quando si confronta il proprio aspetto reale con quello ritoccato delle immagini condivise online. I filtri più utilizzati, come quelli che schiariscono la pelle, rendono i denti più bianchi o distorcono le dimensioni del corpo (come lo skinny filter su TikTok), contribuiscono a rafforzare un ideale di perfezione che è difficile o impossibile da raggiungere nella vita reale. Un esperimento condotto su 130 donne ha mostrato che il tempo speso a modificare i selfie non solo aumenta l’insoddisfazione verso il proprio aspetto, ma amplifica anche gli stati d’animo negativi. Il fenomeno della selfie dysmorphia La selfie dysmorphia è una condizione in cui si perde la capacità di distinguere la propria immagine reale da quella pubblicata sui social network. Chi ne soffre può abituarsi così tanto alla versione ritoccata e alterata del proprio volto online da non riuscire più a riconoscersi davanti allo specchio. Sempre più persone si rivolgono a chirurgi plastici per essere uguali a come appaiono con i filtri impostati. Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Clinical and Aesthetic Dermatology, che ha coinvolto 175 partecipanti di età superiore ai 18 anni (intervistati tra il 2019 e il 2021) ha evidenziato che l'uso frequente di social media e di app per l'editing fotografico, è associato a un aumento dell'insoddisfazione per l'immagine corporea. Inoltre, seguire celebrità, influencer e account che mostrano i risultati di procedure estetiche online influenza il desiderio degli utenti di sottoporsi a trattamenti estetici. La rincorsa verso standard di bellezza irrealistici, può condurre i giovani a una disconnessione tra il loro aspetto reale e le immagini modificate che condividono. Questo è un tipo specifico di auto-oggettivazione che può portare, nei casi peggiori, al disturbo da dismorfismo corporeo. Secondo il DSM V, il disturbo da dismorfismo corporeo è caratterizzato da preoccupazione per difetti percepiti nell'aspetto fisico che non è evidente o sembra lieve ad altre persone. Come contrastare la dark side dei filtri Per contrastare questi effetti negativi, è importante sviluppare abitudini più sane, attuando le seguenti strategie: - Essere consapevoli di quanto tempo trascorriamo su queste piattaforme: Instagram consente di impostare un limite giornaliero. La piattaforma ti darà un reminder sia quando starai per raggiungerlo che quando sarà raggiunto. Inoltre, puoi accedere al report settimanale sulla sezione Gestione del tempo, dandoti una panoramica del tempo che trascorri sul social. - Costruire e cercare profondità nelle relazioni e nella vita reale, evitando di focalizzarti troppo sulla vita online -Usa i selfie con consapevolezza: osserva quanto tempo dedichi alla modifica delle foto e rifletti su come questo influisce sul tuo umore e il tuo benessere. - Accetta il tuo sé autentico: pratica l’autocompassione (self-compassion) accettando le tue imperfezioni in quanto caratteristiche che ti rendono unico. La meditazione allo specchio, ad esempio, può aiutarti a sviluppare un rapporto positivo con la tua immagine priva di filtri. La rimozione dei filtri probabilmente potrà essere l’inizio della fine di questa tendenza a proporre immagini distorte e ci condurrà verso un’esperienza online sempre più reale e autentica. Purtroppo il viaggio verso l’accettazione di sé è costituto da diversi fattori esterni e interni che ovviamente non si limitano soltanto al nostro modo di interagire con le piattaforme. Un primo passo verso la consapevolezza di sé e della nostra presenza sul web, però, è stato fatto. ANTONELLA PATALANO
Saperne di piùCiclo, benessere e lavoro: è possibile una relazione sana?
Il ciclo mestruale è un processo biologico, che influenza non solo il corpo, ma anche il benessere emotivo e mentale. Nonostante siano una parte fondamentale e caratteristica della fisiologia, le mestruazioni sono spesso sottovalutate, tanto da essere spesso dimenticate e poco prese in considerazione in ambito lavorativo e sociale. I diversi effetti del ciclo sulla vita quotidiana, sul proprio benessere e così anche sull’attività lavorativa, meritano attenzione. Riconoscere ciò promuove una maggiore consapevolezza, riducendo così i tabù che circondano l’argomento, migliorando l'adattamento delle aziende alle esigenze individuali e aumentando così il benessere delle lavoratrici e, di riflesso, anche la loro produttività. Le fasi del ciclo e le oscillazioni ormonali Il ciclo mestruale dura generalmente dai 28 ai 35 giorni, ma può variare a seconda della persona. Si divide in diverse fasi, ognuna caratterizzata da caratteristiche fluttuazioni ormonali che influenzano sia il fisico che la mente. Fase mestruale (giorni 1-5) È la fase che segna l'inizio del ciclo e coincide con l'inizio delle mestruazioni. In questo momento i livelli di estrogeni e progesterone sono calati al minimo e ciò provoca diversi sintomi, sia fisici che psicologici, come crampi addominali, stanchezza, mal di testa, difficoltà di concentrazione e sbalzi di umore. Questi sintomi e la bassa energia possono rendere difficile affrontare lavori fisicamente intensi o mentalmente impegnativi. Pertanto, le attività lavorative che richiedono meno sforzo fisico e mentale, come compiti amministrativi, gestione delle e-mail e compiti ripetitivi, sono più gestibili in questa fase. Fase follicolare (giorni 6-14) In questa fase l’energia ricomincia a crescere grazie all'aumento dei livelli di estrogeno. Ci si sente più energiche, di buon umore e con maggiore chiarezza mentale. Questo aumento, infatti, stimola l'attività cerebrale e migliora la capacità di concentrazione. Le attività che richiedono analisi, attenzione ai dettagli, pianificazione e problem-solving sono più facili da svolgere in questo periodo. È una fase in cui la motivazione e la produttività sono più elevate, rendendo questo periodo ideale per la creatività e la capacità di apprendere nuove informazioni. La fase follicolare rappresenta, dunque, uno dei periodi più fertili per l’ispirazione e la generazione di idee nuove: è ideale per attività artistiche, scrittura e tutto ciò che richiede una visione creativa. Ovulazione (intorno al 14° giorno) Questo è il momento in cui si riscontra il picco dei livelli di estrogeni, i quali raggiungono la massima concentrazione, e nel quale i livelli di progesterone iniziano a salire. Ciò favorisce una sensazione di grande energia, fiducia in sé stesse e propensione all’interazione sociale, sottolineate da maggiori loquacità, intraprendenza e senso di leadership. È il momento ideale per partecipare a riunioni importanti, fare presentazioni o svolgere compiti impegnativi, poiché la combinazione di energia fisica ed emotiva e la fiducia in sé rendono queste attività più fluide e produttive. Nella fase follicolare e durante l’ovulazione, dunque, l’aumento dell’energia e della resistenza fisica rende più agevoli attività che richiedono maggiore forza o resistenza, sia fisica che mentale. Fase luteale (giorni 15-28) Questa è caratterizzata da un aumento del progesterone, che inizialmente favorisce una sensazione di calma e stabilità. Negli ultimi giorni della fase, tuttavia, i livelli di estrogeni e il progesterone iniziano a calare, portando con sé la manifestazione di tipici sintomi premestruali, come irritabilità, stanchezza, gonfiore, ansia e difficoltà a concentrarsi. Questi sintomi possono influenzare negativamente la capacità di concentrazione e la produttività. Durante questa fase, le task meno pressanti, di breve durata e che richiedono minore energia mentale, sono preferibili, in modo da ridurre lo stress e l’affaticamento. Come si rapporta il mondo del lavoro al benessere mestruale? È importante ricordare che viviamo in un mondo costruito da e per gli uomini: quasi tutto ciò con cui abbiamo che fare durante la giornata, infatti, è stato progettato per gli uomini. Anche il posto di lavoro, quindi, è stato creato per gli uomini come principali lavoratori e percettori di reddito in una società patriarcale. Da un lato, associare il ciclo mestruale a una mancanza di produttività potrebbe essere usato come un modo per continuare a discriminare le donne sul posto di lavoro. Dall'altro lato, identificare i modi in cui la produttività delle donne è ostacolata dal ciclo e dalle esperienze mestruali potrebbe aiutare i datori di lavoro a supportarle adeguatamente per garantire in primis il loro benessere e, in secundis, così, che la loro produttività non venga ridotta, contribuendo a un'ulteriore uguaglianza sul posto di lavoro. Quando, infatti, i luoghi di lavoro sono equilibrati dal punto di vista di genere, le aziende migliorano i propri risultati. Per raggiungere la gender equality, però, i datori di lavoro devono implementare cambiamenti sistematici, soprattutto in relazione al benessere mestruale. La scienza che esamina la relazione tra cicli mestruali e lavoro ha, infatti, dimostrato che il lavoro può avere un impatto notevole sui cicli mestruali. Lavorare per molto tempo (più di 41 ore a settimana) o svolgere un lavoro a turni sono stati collegati a cicli imprevedibili, molto corti o lunghi. Anche il modo in cui ci si sente e si viene considerate a lavoro potrebbe avere un impatto sul proprio ciclo. Uno studio ha scoperto che la sensazione di avere poco controllo sul lavoro, di non essere supportate dai colleghi o di non avere sicurezza sul posto di lavoro è collegata a un aumento del dolore mestruale. Negli ultimi anni, molte aziende hanno iniziato, finalmente, a implementare misure per sostenere le dipendenti durante il ciclo mestruale, riconoscendo l’importanza di garantire un ambiente lavorativo che ne rispetti le esigenze. Comunicazione Creare un ambiente lavorativo inclusivo, in cui ci si senta libere di parlare delle necessità legate al ciclo mestruale, può contribuire a ridurre lo stigma e a migliorare il benessere generale. La comunicazione aperta tra datori di lavoro e dipendenti riguardo a esigenze specifiche può favorire la creazione di politiche più inclusive, come orari flessibili, possibilità di prendersi delle pause o permessi per i giorni più difficili del ciclo. Permessi per il ciclo mestruale Alcune aziende hanno introdotto politiche di permesso retribuito per i giorni di maggiore disagio, consentendo alle lavoratrici di riprendersi senza dover prendere giorni di malattia. Attualmente, Spagna, Giappone, Taiwan, Indonesia, Corea del Sud e Zambia offrono già una qualche forma di congedo mestruale. Creazione di un ambiente lavorativo accogliente Creare zone tranquille e riservate in ufficio, dove le dipendenti possano riprendersi durante i giorni più difficili del ciclo, e offrire prodotti gratuiti per il ciclo mestruale aiutano a ridurre lo stress e favoriscono un ambiente di lavoro più inclusivo e rispettoso. Sensibilizzazione e formazione Offrire corsi o workshop per educare i dipendenti e i datori di lavoro sui bisogni legati al ciclo mestruale è un passo fondamentale per creare un ambiente di lavoro più empatico e supportivo. La sensibilizzazione aiuta a ridurre la stigmatizzazione delle donne che affrontano sintomi legati al ciclo mestruale e promuove una cultura del lavoro più sana e produttiva. Gender equality e benessere mestruale nel mondo del lavoro Un'indagine (International Labour Organization. Beyond the glass ceiling: Why businesses need women at the top) ha, difatti, esaminato cosa accade quando la cultura e le politiche del lavoro sono progettate per includere le donne e le relative accortezze rispetto al ciclo mestruale: I profitti sono aumentati del 63%; La produttività è aumentata del 63%; La capacità di attrarre e trattenere i propri dipendenti è aumentata del 60%; Creatività e innovazione sono aumentate del 59%; La reputazione aziendale è aumentata del 58%; La connessione con i consumatori è aumentata del 38%. La realizzazione di un ambiente di lavoro flessibile, empatico e rispettoso delle esigenze mestruali non solo valorizza ogni dipendente, ma contribuisce a un miglioramento generale delle performance aziendali, creando un equilibrio tra vita lavorativa e benessere personale. Con l'implementazione di politiche che supportano il benessere mestruale, le aziende non solo promuovono una cultura inclusiva, ma rafforzano anche la propria reputazione come luoghi di lavoro che si preoccupano davvero della salute e del benessere delle proprie dipendenti. In definitiva, una maggiore consapevolezza e una gestione adeguata del ciclo mestruale possono contribuire a migliorare la qualità della vita lavorativa, aumentare la produttività e promuovere un ambiente lavorativo più umano e attento alle necessità individuali. LORENZO CIOL
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