Periodica Magazine: lo spazio per il dialogo aperto
PERCHÉ FEMMINILITÀ NON È PER FORZA MATERNITÀ
La Festa della Mamma. C’è chi la seconda domenica di maggio la attende con trepidazione, chi con aspettativa, chi con malinconia, chi con tristezza e c’è anche a chi non interessa. Troppo spesso però siamo abituatǝ a credere che una donna senza figli, una non madre, non sfrutti fino in fondo le potenzialità dell’essere donna, che, in qualche modo, le manchi qualcosa. Pensiamo che le parole femminilità e maternità siano profondamente e indissolubilmente legate. A quale bambina non è mai stata regalata una bambola, non le è mai stato chiesto di badare ai cuginetti in spiaggia, non le è mai stato proposto di giocare a “mamma casetta”?E ora, adulta, e magari verso i 30 anni si sente chiedere: “Quand’è che fai un figlio?”. Come se le venisse messo in mano un orologio ticchettante, colmo di aspettative. Come se diventare madre, desiderare di esserlo, fosse il destino già scritto di ogni donna. Come se il valore di una donna fosse legato all’essere madre. Si è donne, a prescindere dal fatto di essere madri o meno. Si è donne a prescindere dal fatto che ci piacciano i bambini oppure no. Siamo liberǝ di scegliere e di non sentirci giudicatǝ per questo. L’idea che una donna non possa essere felice o sentirsi realizzata senza figli, però, è ancora molto radicata nella nostra società. Chi, alla frequente e sopracitata domanda risponde di non poterli avere viene vista con compassione, commiserazione. Alimentando il senso di inadeguatezza e frustrazione. E chi, dall’altro lato, risponde di non volerli avere viene vista come un essere che spregiudicatamente pensa ai suoi interessi prima di quelli di qualcun altro. Si è donne, in una società che ci divide in madri e non madri. Lì, proprio nella divisione, sarebbe bello creare una rete pronta a sostenere senza giudicare le scelte diverse dalla nostra. Una donna che ha figli non è solo madre, così come una donna che non ha figli non è meno madre e, in fondo, non è l’essere madri che ci rende più donne.Essere madri è dare la vita, prendersi cura, ma non solo e non necessariamente di un figlio. Esistono molti modi di essere madre: di figli propri o di figli altrui, di nipoti, di figli acquisiti, di progetti e di idee; si può essere madre dedicando la vita ad aiutare il prossimo, prendendosi cura dell’ambiente che lasceremo alle prossime generazioni, trovando se stesse e la propria realizzazione. E quindi, in questa seconda domenica di maggio, ricordiamo di festeggiare le mamme, le mamme per scelta, le mamme di figli propri o di figli altrui. Festeggiamo tuttǝ coloro che si sentono mamma nell’anima. BEATRICE UGUAGLIATI
Saperne di piùIL LAVORO NOBILITA L'UOMO... E LE DONNE?
Il 1 maggio si celebra la Festa dei Lavoratori, una ricorrenza internazionale nata nel 1866, a seguito della prima manifestazione per la difesa dei diritti dei lavoratori. Da allora ne è passato di tempo e il Diritto del Lavoro è diventato un elemento fondamentale per la nostra società. Ma ciò che non ha subito miglioramenti invece è l’eguaglianza nel diritto del lavoro ed il divario occupazionale di genere. Il 2020 è stato un anno difficile per il mondo del lavoro, e soprattutto per le donne. Solo in Italia, dei 444 mila posti di lavoro andati persi nell’ultimo anno, il 70% ha coinvolto il genere femminile. Una situazione drammatica che ha toccato il fondo nel mese di dicembre, con la perdita di 101 mila posti di lavoro, di cui ben 99 mila riguardavano le donne. Il divario di genere purtroppo, però, non si limita a questo: nell’ultimo periodo, infatti, si parla sempre più spesso di gender pay gap.Citato anche dal Presidente Draghi qualche giorno fa, il divario salariale di genere rappresenta un’altra problematica importante per il ruolo della donna nella società moderna. Secondo le stime, i redditi femminili sono del 42,8% più bassi rispetto a quelli maschili, con un gap a parità di mansioni del 46,7%. Leggendo questi dati vi verrà spontaneo chiedervi quale siano le fonti di tali diseguaglianze e, in realtà, sono varie. Prima tra tutte troviamo la sectoral segregation per cui le donne risultano sovra rappresentate in settori relativamente poco retribuiti; e non parliamo del work-life balance che porta le donne a dedicare la maggior parte del proprio tempo a mansioni legate alla famiglia, ai figli e alla casa, svolgendo a tutti gli effetti un lavoro non retribuito (il New York Times stima che nel 2020 il lavoro non retribuito svolto dalle donne nel mondo superi i 10.9 trilioni di dollari); infine, il glass ceiling, per cui meno del 10% dei CEO nelle Fortune500 è donna. In generale, non si parla più di un problema solamente femminile, ma di un problema sistemico e di efficienza economica: pensate che, se tutte le donne italiane lavorassero, il PIL aumenterebbe del 7%. Purtroppo, proseguendo a questo ritmo, secondo il World Economic Forum, passerà un altro secolo prima di poter raggiungere la parità di genere sul mondo del lavoro. CAMILLA DOMINISSINI
Saperne di piùUN CICLO PER LA SALVAGUARDIA DEL PIANETA
Come la gran parte delle giornate celebrative, anche quella dedicata alla salvaguardia del nostro Pianeta ha un’origine caliginosa che non può che offuscare l’espressione di tutti coloro che hanno a cuore l’ambiente. Il giorno della Terra è legato, infatti, a una vera e propria catastrofe ambientale, avvenuta nel 1969 al largo delle coste di Santa Barbara, in California, dove si rovesciarono ben 100.000 barili di petrolio greggio. Tutti sappiamo quanti episodi simili si siano verificati nel corso del tempo che hanno inquinato risorse che, per essere reintegrate, avrebbero bisogno di milioni di anni. Basta spostarsi con la memoria indietro di poco più di un anno per ricordare, ad esempio, la serie sconvolgente di incendi dolosi che interessò l’amazzonia, per racimolare spazio da destinare ai terreni agricoli. Mentre la Terra, intanto, sta a guardare, mandando chiari segnali: i più evidenti, sotto gli occhi di tutti, sono quelli legati agli eventi metereologici estremi quali tempeste da un lato, e ondate di calore dall’altro. Più che mai è necessario che ciascunə contribuisca, adottando stili di vita sostenibili. Tuttə sappiamo che è difficile rinunciare a una serie di convenzioni che riguardano gli ambiti più svariati della vita, dall’alimentazione, ai trasporti, alle scelte di consumo. L’idea di This Unique è partita da qui: non è accettabile che tuttə coloro che hanno il ciclo mestruale, a lungo, abbiano avuto come soluzione principale quella di usare assorbenti e tamponi farciti di plastiche micro e macro. Secondo alcuni studi, un singolo pacchetto di assorbenti tradizionali (che quasi di sicuro tuttə abbiamo usato per un periodo più o meno lungo della vita) conterrebbe 2,4 g di plastica, equivalenti, per essere chiari, a circa 4 buste della spesa. Per quanti anni mediamente le mestruazioni accompagnano ciascunə di noi? 30. Solo in Italia, quanti milioni di persone hanno le mestruazioni? 21 milioni, per circa 4 giorni al mese. I numeri sono strabilianti, perfino spaventosi se consideriamo che ogni assorbente che contiene plastiche impiega più di 400 anni a decomporsi. Per fortuna, si stanno diffondendo nuovi metodi per vivere il ciclo in maniera green, dagli assorbenti lavabili alle coppette mestruali: ma non tuttə si sentono a proprio agio con questi strumenti ed è necessario che, per vivere un’esperienza ricorrente come le mestruazioni, ciascunə possa scegliere l’accessorio con cui più si sente a suo agio. Non potevamo stare a guardare: questo è uno dei motivi che ci ha convintə a credere nell’avventura di This Unique per proporre un prodotto compostabile come scelta di consumo sostenibile nei confronti, in primis, della Terra. Vediamo la sostenibilità come un percorso e siamo fierə di muovere i nostri passi in quella direzione, con voi.
Saperne di piùZAN ZAN! ODISSEA DI UN DDL
A tutti piace fantasticare, arrovellarsi, smarrirsi tra le proprie allucinazioni fino a trasformarle in incubi, un po’ come il protagonista di Auto da fé, così convinto della morte della moglie che, pur vedendola di fronte a sé in carne e ossa, la credeva un fantasma. Di recente, alcuni hanno affermato, attanagliati appunto da fantasticherie, che il vero obiettivo del ddl Zan sia non tanto lo sradicamento dell’omotransfobia e della misoginia, quanto lo sdoganamento della pratica della maternità surrogata (spesso chiamata, brutalmente, «utero in affitto»). Magari!, ci verrebbe da dire. Il fatto è che questa eventualità è un’allucinazione, appunto, una fantasticheria non prevista, purtroppo, in alcun punto del decreto legge. Ma andiamo con ordine. La discussione generale alla Camera era iniziata il 3 agosto 2020, insomma in tempi non sospetti, e, dopo una serie di ritardi legati all’ostruzionismo di Lega e Fratelli d’Italia, che avevano presentato l’eccezione di costituzionalità, il disegno di legge di Alessandro Zan era stato infine approvato il 4 novembre, con una maggioranza di 265 deputati a favore, contro i 193 contrari – e un astenuto. Tuttavia, la discussione in Senato non è ancora iniziata, e questo perché prima è necessario che si superi l’esame della Commissione Giustizia, che ritarda la calendarizzazione. Andrea Ostellari, presidente della Commissione, ha infatti annullato la riunione dell’Ufficio di presidenza prevista per il 30 marzo, che avrebbe dovuto, appunto, fissare una data. Questione di «merito e regolamento», sostengono alcuni, e non di ostruzionismo: le priorità sono altre, affermano, come la riforma del processo civile, la magistratura onoraria e il disegno di legge contro le violenze sugli animali. Insomma: c’è ben altro di cui occuparci, perché non parliamo di...? Certo, le priorità sono molte, le problematiche ancora di più; ma siamo sicuri che la salvaguardia dell’uomo e della donna dai crimini d’odio sia una questione da accantonare come «non urgente»? Perché è questo il fulcro della legge, il cui titolo recita: «Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità». Se i primi articoli della legge chiariscono e distinguono i concetti di sesso, orientamento sessuale e identità di genere, introducendo tali diciture, insieme alla disabilità, tra le categorie tutelate dal codice penale, il quinto, forse il più importante, modifica la legge Mancino. Ovvero estende ai reati basati sul sesso, sull’identità di genere, sull’orientamento sessuale o sull’abilismo la pena carceraria, già prevista per «chi, in qualsiasi modo, incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi» (art. 1 legge Mancino). Fino a qui tutto bene, viene da dire. I crimini d’odio in Italia sono così tanti – e così aumentati durante la pandemia, come testimoniano l’Osservatorio Vox e l’OSCAD – che una legge che li prevenga e li punisca pare indispensabile. Ma a quanto pare, molti preferiscono tirarsi indietro, pur concordando apparentemente sul rispetto delle persone, indipendentemente dall’orientamento sessuale. Ma? Perché, in questi casi, sembra che ci sia sempre un «ma». L’identità di genere? Che cos’è? Alcuni esponenti delle istituzioni pretendono che il sesso biologico coincida con l’identità di genere. E questa non è l’ennesima violazione? In poche parole sostengono: sì all’omosessualità (a patto che non si adottino figli), no al trans (gender o sex che sia). Sulla pena riguardo alle violenze – è solo di poche settimane fa l’aggressione omofoba nella metro di Roma – tutti d’accordo. Solo non si concepisce il fatto che alcune categorie siano più salvaguardate di altre: «Le vittime vanno tutte tutelate», recitano gli incalliti, una sentenza che suona tanto come l’all lives matter, in risposta al celebre movimento black lives matter. La verità è che alcune categorie, invece, vanno più tutelate perché più colpite, perché discriminate quotidianamente, aggredite, picchiate, insultate e talvolta neanche riconosciute. Il problema è che la legge proposta da Alessandro Zan non dovrebbe essere qualcosa contro cui muovere una crociata, perché non si tratta di politica, ma di buon senso. In Europa tutti gli stati possiedono un decreto analogo, fatta eccezione per la Polonia e l’Ungheria (certo, non una gran sorpresa); crediamo che sia giunto il momento anche per l’Italia, perché si superino certi orrori, perché si intraprenda un processo di crescita sociale equo e indispensabile. Senza allucinazioni o incubi. ENRICO PONZIO
Saperne di più«LIBRES», LA RAPPRESENTAZIONE DELLA DONNA
TRA TABÙ E STEREOTIPI C’è quello che le donne non dicono e poi quello che viene detto sulle donne. Il risultato è semplice: una rappresentazione falsata che ha invaso e invade l’immaginario collettivo. È da poco che ho scoperto una mini-serie tv francese che, mentre mi faceva innamorare, mi faceva riflettere. Il suo titolo è «Libres» e non ringrazieremo mai abbastanza le sue autrici, la regista francese Ovidie e la giornalista Sophie-Marie Larrouy: sono in tutto 10 episodi cortissimi, di circa 4 minuti l’uno – che vi invito a guardare – , ognuno dedicato a un luogo comune, a un canone estetico, sociale e sessuale che investe il ruolo della donna. Il tutto condito da un’ironia pungente che costringe a pensare. Spaziando dalle riflessioni sulle dick-pic alla penetrazione anale, su ciascun tema si stende un consiglio, quello della libertà, il vero filo conduttore della serie, celebrata sin dal titolo. Non sarà il caso di dirvi che un episodio è dedicato alle mestruazioni, riconosciute come uno dei grandi tabù della nostra società, che ancora oggi suscita sgomento in molte persone. La rappresentazione del sangue mestruale, come sappiamo, viene bannata in Francia come in Italia, contribuendo a favorire un sentimento di repressione che ci porta a nascondere, ancora, gli assorbenti e i tamponi. Ma alcuni canoni, ci ricordano le autrici di «Libres», possono essere anche più pericolosi: l’ossessione per l’invecchiamento, ad esempio, o quella per le calorie, derivate da una società che promuove come modelli di riferimento corpi giovani e perfettamente modellati, o che trasmette, martellante, pubblicità di creme antirughe o contro gli inestetismi prodotti dalla cellulite. Il punto è che la gran parte di noi – per non dire tutt* – ha il segno di una smagliatura da qualche parte del corpo, che tutt* siamo destinat* a invecchiare, e a tutt* piace concedersi un dolce, un drink, una pizza. Ma ce ne vergogniamo, ci sentiamo in colpa perché siamo costantemente paragonat* a modelli, è il caso di ammetterlo, sbagliati. Per sbarazzarcene, l’espediente è uno solo: capire quello che è meglio per noi, qui e ora. Mettiamoci a dieta, compriamo creme anti-age, viviamo liber* da stereotipi la nostra sessualità, perfino depiliamoci se è qualcosa che fa stare bene noi, lontan* dai condizionamenti che ci impone la società.
Saperne di piùSkincare nelle fasi del ciclo
Qualche settimana fa, abbiamo parlato di intelligenza ormonale. Ora, tuttə sappiamo quanto, nel corso di questi famosi 28 giorni, cambi la nostra pelle. Che la sindrome premestruale sia leggera o fortemente impattante, tuttə notiamo "inestetismi" di cui, generalmente, cerchiamo di liberarci nel più breve tempo possibile. Ancora una volta possiamo ricondurlo alla conoscenza del nostro corpo, per raggiungere una perfetta sintonia con noi stessə Ad ogni modo, per prendervi cura della vostra pelle, tenete a mente un trucchetto: diversificate i trattamenti! Non è necessario, infatti, applicare gli stessi prodotti durante ogni fase del ciclo mestruale. Chiaramente, tenete presenti le caratteristiche della vostra pelle, ma in generale se inizierete a osservarvi più da vicino, noterete dei cambiamenti ricorrenti. Durante la fase follicolare, complice l’alto livello degli estrogeni, la pelle risulta più idratata e luminosa. Anche se richiede meno cura in questo periodo, consigliamo di usare creme che contengano vitamina C e retinoidi, per far risaltare lo stato naturale del tuo viso. La fase luteale è sicuramente la più complessa per la cute che diventa più grassa: man mano che ci si avvicina alle mestruazioni sorgeranno, quasi di sicuro, dei brufoletti. In questi giorni è necessario utilizzare detergenti efficaci e un esfoliante per mantenere la pelle pulita, controllando l’eccesso di sebo. Durante le mestruazioni, per l’abbassamento dei livelli di progesterone ed estrogeni, la pelle si secca, divenendo di conseguenza più irritabile. È necessario usare prodotti molto delicati per lenire e purificare la pelle. Impostare una adeguata skincare routine, non farà bene solo alla tua pelle: concedersi una pausa, dedicarsi del tempo è fondamentale per abbassare i livelli di stress e per riappropriarsi di un alleato prezioso, il tempo. Quindi due piccioni con una fava, no? Visita il nostro shop nella sezione dedicata allo skincare, per scoprire gli ultimi arrivati: se li proverai, non potrai farne a meno.
Saperne di piùSiamo tutte Sarah Everard
Nelle ultime settimane, l’opinione pubblica è stata scossa da un avvenimento che tocca tutti noi – a qualunque genere sentiamo di appartenere – molto da vicino. Il caso è quello della tragica scomparsa di Sarah Everard: quello che è successo è fin troppo noto, ma merita comunque una breve nota. Trascorsa una serata a casa di amici, Sarah si incammina intorno alle 21 dal quartiere di Clapham, nella zona sud di Londra, verso casa sua che, purtroppo, non raggiungerà mai, ennesima vittima di una violenza fin troppo diffusa. La sua scomparsa ci ha portati a ripensare a un problema tanto silente quanto diffuso: la paura che le donne vivono ogni qualvolta devono tornare a casa da sole di notte. Sono vari gli stratagemmi ai quali ciascuna pensa: stare al telefono con i propri amici, preferire un taxi anche quando si tratta di percorrere una manciata di isolati, accelerare il passo per arrivare quanto prima alla meta, armarsi di spray urticanti etc. Quante volte, poi, abbiamo chiesto a un’amica di scriverci non appena arrivava a casa? Ma il punto è: tutto questo dovrebbe esistere? La risposta non può che essere un sonoro no! Eppure, l’altissimo numero di femminicidi, l’altissimo numero di donne che subisce violenze – di qualunque tipo esse siano, fisiche, verbali, psicologiche – rende la paura saldamente fondata. La tragica vicenda di Sarah, d’altra parte, ci ricorda che neanche prendere le “precauzioni” adatte può portarci a casa sane e salve. Il punto è che deve cambiare qualcosa di più profondo, che si lega a un altro tipo di progetto educativo da veicolare che abbia come punti focali il rispetto di ogni genere e il contenimento dei propri istinti. Quello che molti accusano, infatti, è che il problema della violenza di genere venga gestito dagli Stati in modo emergenziale che praticamente implica una maggiore illuminazione delle strade e uno spiegamento più consistente delle forze di polizia. Non è questo sicuramente il bandolo della matassa: è ora di iniziare a pensarci tutti sullo stesso piano, ad attribuire a ciascuno le proprie responsabilità. Fintanto che continueremo ad insegnare alle donne che devono proteggersi, non cambierà nulla. Quel che serve è educare – e sicuramente si stanno compiendo dei passi in avanti – i ragazzi a rispettare la sensibilità delle donne: che non è necessario fare un indesiderato apprezzamento ad alta voce, che è preferibile cambiare lato della strada se è notte e davanti a loro c’è una ragazza. Non sono che piccoli passi che possono derivare solo da un’educazione familiare e scolastica e da un linguaggio che deve cambiare. Le parole hanno un grande peso: sono il filtro principale attraverso il quale percepiamo il mondo e fin troppo spesso, frequenti espressioni quotidiane dipingono un mondo in cui gli uomini sono superiori alle donne. Invece, insegniamo alle nuove leve che le donne al volante non sono un pericolo costante, che non bisogna focalizzarsi su ciò che indossano, che i posti dirigenziali possono raggiungerli senza essersi concesse a nessuno, che una donna forte non ha le palle: è forte.
Saperne di piùCHE CRAMPI!
Rimedi per gestire i crampi mestruali I crampi mestruali rappresentano un indesiderato appuntamento fisso per la gran parte delle persone con il ciclo. Non siamo tutte uguali e per questo anche i dolori connessi al ciclo possono variare per forma e intensità da persona a persona: comunemente, però, quello che la maggior parte di noi lamenta è un dolore che interessa l’area addominale. Questo è causato dall’eccessiva produzione di prostaglandine, molecole che provocano le contrazioni dell’utero, specie nei primi giorni delle mestruazioni. Insomma, i crampi sono un evento spiacevole che spesso si accompagna anche ad altri disturbi come mal di testa, diarrea e gonfiore. Si tratta di sintomi invalidanti, spesso non opportunamente considerati (ad esempio, la legge italiana non prevede alcuna forma di congedo mestruale!), che ci costringono a trascinarci da un luogo all’altro per rispettare comunque la nostra agenda. Imparare a riconoscersi è fondamentale anche in questo caso perché i dolori mestruali molto acuti (più scientificamente indicati dal termine dismenorrea) possono essere connessi ad alcune malattie. In questo caso si parla di dismenorrea secondaria e analisi più approfondite indicate dal tuo ginecologo possono portare al riconoscimento di disturbi infiammatori, di endometriosi, fibromi o cisti. Tuttavia, più comunemente i crampi mestruali non sono connessi ad alcuna patologia: in questo caso, solitamente, svaniscono nell’arco dei primi due o tre giorni di mestruazioni. Ora che abbiamo un quadro più completo sull’origine dei dolori mestruali, vediamo quali possono essere alcuni rimedi. Cerca di ridurre lo stress. Infatti, la tensione emotiva può aumentare l’intensità dei dolori mestruali! Tieni a mente che il calore è un ottimo alleato per distendere la tensione muscolare. Puoi applicare una borsa dell’acqua calda o concederti un rilassante bagno caldo. Pratica frequentemente uno sport. Se non te la senti, però, prova con una passeggiata oppure opta per un giro in bici. Ora possiamo approfittare anche della bella stagione! Controlla la tua alimentazione: ha un ruolo fondamentale! Evita cibi piccanti, non assumere troppa caffeina o alcol. Prova bevande calde come tisane a base di finocchio (per le sue proprietà antispastiche) o a base di zenzero. In generale, è importante bere molto. Scegli alimenti di facile digeribilità per limitare il senso di gonfiore, ricchi di Omega 3, magnesio e vitamina C che facilita l’assorbimento del ferro. Pratica un massaggio con oli rilassanti all’altezza del ventre: in molti casi attenua velocemente il dolore provocato dai crampi mestruali. Sicuramente col tempo troverai i rimedi più adatti al tuo corpo! Se conosci altri rimedi validi, non esitare a condividerli con noi qui sotto, nella sezione dedicata ai commenti!
Saperne di piùGiornata Internazionale dei Diritti della Donna
L’Italia si prepara a dipingersi di piccoli e delicati fiori gialli: simbolo della ricorrenza legata alla Giornata Internazionale dei Diritti della Donna – almeno alle nostre latitudini –, in questi giorni incontriamo la mimosa agli angoli di tutte le nostre strade. Celebrata in ogni angolo del mondo da poco più di un secolo, le origini di questa festa sono state a lungo controverse. C’è chi ritiene che la festa discenda da un incendio divampato in un’industria tessile di New York che uccise ben 146 donne; altri la riconducono a una presunta manifestazione sindacale sempre di operaie tessili newyorkesi del 1857. In realtà, l’origine dell’8 Marzo ha origine nelle proteste femministe russe del 1911. Più di un milione di donne e uomini hanno partecipato alle varie manifestazioni che sostenevano la campagna per il diritto delle donne di lavorare, votare, essere formate professionalmente, di svolgere funzioni pubbliche ed essere libere dalla discriminazione, rivendicando maggiori diritti in una società di stampo patriarcale. In ogni caso, sarebbe troppo difficile ricostruire precisamente le origini di una ricorrenza che si è pian piano allargata a tutto il mondo. Quello che più ci interessa è celebrare il suo valore, input, in molti casi, per il raggiungimento della vittoria di tante e importanti battaglie, che miravano tutte a un obiettivo: l’uguaglianza politica, economica e sociale tra persone, indistintamente dal loro genere. Diversi sono i traguardi segnati nel corso del tempo: il diritto di istruzione, quello di voto, del divorzio e, per citare il più importante tra gli ultimi, l’istituzione di provvedimenti penali connessi alla violenza di genere. Ebbene, nonostante siano passati più di cento anni, le donne non hanno smesso di combattere: ciascuna conduce le sue grandi e piccole battaglie quotidiane per assottigliare quella disuguaglianza che tuttora persiste. Sebbene si registrino intermittenti segnali di miglioramento, lo scenario epidemiologico ci pone di fronte a nuove sfide: per questo non possiamo non pensare ai rischi che corrono le figure femminili ancora una volta. Se già prima dell’emergenza legata al coronavirus, molte hanno dovuto scegliere tra una vita professionale e una vita familiare, ora diverse ripercussioni, tra cui la chiusura frequente degli istituti scolastici, potrebbero riflettersi sulle donne. Ad esempio, queste, secondo recenti sondaggi, hanno dichiarato di essersi occupate durante il primo lockdown per 62 ore settimanali dei figli alle prese con la didattica a distanza, a fronte delle 36 degli uomini, a discapito del loro lavoro. Insomma, oggi è più che mai ingiusto doverci confrontare con la scelta del lavoro o della famiglia, è ingiusto essere associate alle responsabilità di cura della casa o dei figli, è ingiusto essere retribuite meno e ricoprire ruoli meno prestigiosi perché donne. Come abbiamo visto, basta soffermarsi sul tema perché affiorino decine di problemi irrisolti, di diritti non riconosciuti: per la loro risoluzione, per il loro conseguimento è necessario ancora una volta far sentire la nostra voce, senza rassegnarsi alle condizioni vigenti. Che l’8 marzo, con o senza mimose, sia l’occasione per riflettere sul ruolo che vogliamo rivestire.
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