#PINKYGATE, EPILOGO DI UNO SCANDALO

Se hai il ciclo ti prego di non toccare i miei fiori, non vorrai farli appassire!? Se puoi evita di farti la doccia e per carità, signora mia, la tinta anche no durante quei giorni…
Perfetto, quindi che faccio, mi verrebbe da chiedere? Mi metto seduta e aspetto in solitaria che tra quattro o cinque giorni le mie mestruazioni siano finite?
Tuttə conosciamo le stravaganti leggende che circolano nei dintorni di ciclo-dotatə e, vista la frequenza delle occorrenze e il vasto campionario di miti, ci sorge il dubbione: qualcuno ancora ci crede? Forse sì! Più di una volta mi è successo di abbozzare un sorriso, convinta della battuta, che però lasciava l’interlocutorə sbigottitə, e forse persino infastiditə dei miei apprezzamenti al vaso di peonie di sua proprietà.
Sappiamo, senza entrare nel merito di intricate questioni antropologiche, che tutte queste credenze possano essere ricondotte ad un ancestrale terrore legato al sangue mestruale che affonda le sue radici nel passato. A lungo diverse culture hanno considerato le mestruazioni come un’impurità dal potere di contaminare qualunque cosa o persona ne entrasse in contatto.

 

Il potere di questa eco primordiale, che credevo quantomeno assopita alle nostre latitudini, è venuta a galla circa un mesetto fa, legata a una notizia che ha fatto il giro del mondo. In Germania era stato lanciato un progetto che ha del bizzarro: si tratta di Pinky Gloves, un’idea partorita da due imprenditori tedeschi che pensavano di avere avuto l’idea del secolo. La produzione di guanti usa e getta (ovviamente rosa!) per rimuovere assorbenti e tamponi usati.
Un’idea che, più che risolverli, i problemi li ha creati: intanto informiamo il pubblico che cambiare un assorbente o un tampone che sia non è una scena splatter da film dell’orrore e che, tendenzialmente, anche se una goccia dovesse sporcare un dito, il sangue non è acido muriatico, quindi tutti tranquilli.

Tralasciamo il fatto che i guanti, poi, erano pure usa e getta, andando a impattare sull’ambiente e tralasciamo pure il colore che era stato pensato per loro: il rosa.

Pinky Gloves le aveva proprio tutte e infatti ha avuto una risonanza tale sui social che ne è disceso un vero e proprio scandalo, accompagnato dall’hashtag #pinkygate. La polemica, che accusava gli ideatori del progetto di sessismo, ha determinato la serrata del progetto e le contestuali scuse dei due imprenditori.
Questa volta, almeno, alle principesse in rosa sono caduti i guanti e sono prontə a sporcarsi ancora le mani.

 

ALICE CARBONARA




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