SEX TOYS. Discussione sul piacere

Recentemente, mi è capitato di discutere con un vecchio amico di un argomento tanto maschile quanto delicato: la masturbazione. Fino a qui tutto bene (né d’altronde nulla di nuovo sul fronte occidentale). Ad un tratto, per alimentare un po’ il fuoco della discussione, gli ho domandato se avesse mai fatto uso di giocattoli specifici. Insomma, di sex toys. Mi ha guardato – non so se più stranito o più divertito – e, con un savoir-faire di altri tempi, mi ha chiesto perché mai avrebbe dovuto masturbarsi con un dildo. Obiezione condivisibile, per un etero. «Ma non intendevo con un vibratore!» ho cercato di mettere in chiaro. Senza il bisogno di girarci intorno, mi ha confidato di come non solo non lo avesse mai fatto, ma nemmeno gli fosse venuto in mente e né, tanto meno, avesse l'idea di provare. Ma come – sono salito in cattedra – e perché mai escludere a priori una cosa così potenzialmente piacevole? A quel punto, forse ferito nell'orgoglio, l'amico mi ha incalzato con la dialettica più spietata: «Perché, tu l'hai provato».
Ehm.
Io, io avrei voluto, una volta... non c'è stata occasione... costano anche cari...
Ecco, no. Non ne ho mai provato uno. Ma mica è una colpa, sia chiaro. Però questa inesperienza ci ha portati a riflettere su quello che credo sia un fatto comune: i sex toys maschili vanno poco. Esistono, sono – immagino – molto piacevoli e ben fatti, ma vanno poco. O comunque vanno meno di quelli femminili. Qui, forse, occorre fermarsi un momento e fare una considerazione: l'universo sex toys è probabilmente l'unico campo in cui l'uomo soffre un tabù che la donna ha affrontato e superato. Non del tutto, è chiaro. Inoltre qualcuno potrebbe obiettare che questa conquista femminile, questa libertà di masturbarsi come le pare, derivi soltanto dall'eccitazione che prova l'uomo immaginando o assistendo alla scena. Forse, all'inizio, è stato così. Ma oggi, tra le generazioni più giovani e via via sessualmente consapevoli, l'uso del dildo o di oggetti simili è sempre più sdoganato. C'è sempre meno vergogna ad ammettere di usarlo, per quanto rimanga un argomento personale (e ci mancherebbe).

Per noi maschi, invece, persiste qualche remora. Che sia da attribuirsi a un mero imbarazzo, a una questione di ruoli o a uno stigma sociale poco importa: i s*x toys maschili sono argomento tabù, da censurare.

È un fatto di cui vale la pena discutere, certo, ma questo nuovo puritanesimo non è sicuramente un problema così grave, né inficia di per sé sulla nostra libertà di maschi (la soluzione è abbastanza logica: se ci va di provarli, proviamoli!). Un po' più problematico, invece, è lo stigma che nutrano questo tipo di oggetti quando sono indirizzati a persone disabili. Ne parla Alessia Ferri in un articolo su Vanity Fair, in cui racconta un nuovo progetto canadese incentrato proprio sui sex toys inclusivi. La data relativamente recente dell'articolo, luglio 2021, e del progetto stesso, dice molto sull'esistenza del problema oggi giorno. Il sesso (in tutte le sue sfaccettature) è ancora in gran parte un tabù, per quanto si cerchi di contrastarlo; ma altrettanto lo è la disabilità. (A proposito: qualcuno si ricorda per caso quale fosse l'altra minoranza che l'affossatissimo DDL Zan cercava di tutelare? C'era la comunità LGBTQ+, e poi? Ah, giusto, i disabili, dimenticati tra i dimenticati). Di conseguenza parlare di sessualità tra i disabili significa tirare in ballo un doppio tabù, un tabù al quadrato, che non fa altro che accentuare le tante ipocrisie di cui siamo colpevoli ogni giorno. Sembra che, quando parliamo di disabilità, dimentichiamo tutte le necessità personali che stanno dietro al volto del quale vediamo soltanto la patologia, soltanto le necessità impellenti e che permettono di sopravvivere. Ma il diritto di un disabile è il diritto di vivere, non la mera sopravvivenza, e nella vita una parte importantissima e fondamentale la occupa proprio la sessualità.

Non mi spingo oltre, vorrebbe dire inoltrarsi in un sentiero che non conosco, e ai cui problemi non saprei dare risposta. Ma il problema c'è, e va discusso. Va discussa la libertà personale, il diritto alla vita sessuale di questa comunità che, per via di qualche capriccio politico e qualche pudico imbarazzo, viene dimenticata. Mi sento di fare poco, ma parlarne è il primo passo.
Ah, comunque io e il mio amico abbiamo fatto un patto: proveremo un sex toy per maschi. Questa volta senza censure.

ENRICO PONZIO




Ti è piaciuto l'articolo?
Join the mestrual revolution

Lascia un commento