Bisessualità e dating (con ragazzi)
Come uscire con i ragazzi etero cis dopo essere entrata pienamente in contatto con il mio orientamento sessuale bi+ si riveli ogni giorno più demotivante.
Qualche settimana fa, mentre prendevo un caffè con un’amica, mi ha riportato di un’esperienza che le era capitata qualche giorno prima, con un ragazzo che frequentava da poco. Dopo aver condiviso con lui il suo orientamento bi+, lui, stupito, ha affermato che gli sembrava strano che potesse essere bisessuale, dato che aveva i capelli lunghi e una presentazione ed espressione di genere molto femminile. Un’uscita ingenua, un po’ infelice, che però offre uno spaccato interessante dell’argomento che vorrei toccare in questo articolo, ovvero come la bisessualità sia percepita e riconosciuta, o non riconosciuta, (spesso, non sempre) in una società etero-mononormata.
Prima, qualche precisazione: si intende per bisessuale, o bi+, una persona attratta a livello sessuale, romanico o emotivo, da più di un genere, NON dai due generi uomo/donna solamente (ottica binaria), e non necessariamente contemporaneamente. Si intende per bisessuale una persona che, rientrando in queste caratteristiche, si auto-definisce tale (le persone possono usare altre etichette per esprimere la grande varietà di orientamenti all'interno di questa definizione, o non volerle utilizzare affatto).
Perciò, ritornando alla vicenda, l’esperienza della mia amica mi ha riportato alla mente una situazione analoga in cui mi ero trovata: un amico, una sera davanti a una birra, quando mi ha visto arrivare con un nuovo taglio di capelli molto corto, ha pensato che fosse da alleato esclamare “Pazzesca con questo taglio! Rimorchierai sicuramente un sacco di ragazze ora!”. La premessa da fare sarebbe che non bisogna confondere espressione di genere, orientamento sessuale e identità di genere. Ma, assodato ciò, quello che le due persone in questione penso volessero goffamente comunicare, o hanno involontariamente lasciato trapelare, è che bisogna presentarsi in un modo specifico se si vuole essere percepitə come anche gay, soprattutto se si frequentano anche persone cis etero (nel mio caso e nel caso della mia amica, ragazzi). L’orientamento delle persone bi+ è stabilito dallo sguardo della società, basato sul genere del partner che decidiamo di frequentare. Ecco perciò che le persone bisessuali, intrattenendo relazioni con diversi generi, sono portate a dover validare, e quasi a volte dimostrare, in ogni situazione sociale nuova, la propria bisessualità, innescando un coming out continuo e infinito. E da qui la nostra invisibilità agli occhi della società, che fatica a riconoscere le persone bi+, poiché sfuggono continuamente alla classificazione monosessuale binaria (o etero o gay), e che scambia la nostra fluidità per confusione su cosa ci piace. Invisibilità che viene rinforzata, per l’appunto, quando decidi, da donna, di uscire con un uomo.“Non capisco come la lunghezza dei miei capelli c’entri con chi mi può piacere” ha risposto Sofia.
“Perciò hai avuto relazioni anche con delle ragazze?” incalza il ragazzo, perplesso.
E Sofia, che delle relazioni con delle ragazze ce le ha anche avute, a questo punto è spazientita. Perché non si chiederebbe mai a una persona eterosessuale di provare il proprio orientamento con fatti, per validarlo, ma ci si basa su quello che dice di sentire, o per chi afferma di provare attrazione.
“Scusa, tu prima della tua prima relazione con una ragazza non sapevi che ti piacessero le ragazze?”.
A questo punto il paradosso diventa evidente, e il ragazzo fortunatamente si scusa.
Non succede sempre però. Questo tipo di conversazione l’ho fatta più volte, e più volte dopo aver affermato (a questo punto quasi a malincuore) che sì, mi piacciono anche le ragazze, un sorrisetto malizioso è comparso sul viso dell’interlocutore, descrivendo meravigliosamente il tipo di immagini che nella sua testa si stanno dipingendo.
Perché invisibilità e non-validazione portano ad altri due grandi topic dell’esperienza bi, nel mio caso, da un punto di vista di donna: il primo è la sessualizzazione del rapporto saffico, la seconda è la promiscuità sessuale spesso associata alle persone bi.
In relazione alla sessualizzazione, il discorso si allarga anche alle persone lesbiche: nella nostra società eteropatriarcale le relazioni gay fra donne sono spesso feticizzate da uomini etero, che vedono nel rapporto un contenuto erotico di cui appropriarsi alla necessità, o del tutto rivolto a loro, in un’ottica fallocentrica. Questo finisce per declassare la relazione lesbica a tipo di relazione “di serie b”. Specie dove c’è possibilità di “scelta”, come nel caso delle persone bi+. In relazione alla promiscuità, uno stereotipo forte sulle persone bi è quello che dà per scontato che se si è attrattə da più di un genere, allora si è attrattə da “qualsiasi cosa che si muova”, o addirittura sia dato per assodato che una persona bisessuale sia predisposta alle relazioni o rapporti a tre misti, come se per essere appagata sentimentalmente debba “disporre” di partner di entrambi i generi (di nuovo, ottica binaria) contemporaneamente. Non a caso il manifesto bisessuale del 1990 fu pubblicato a San Francisco dalla rivista Anything that Moves (“Qualsiasi Cosa che si Muova”) che decise, ai tempi, di rivendicare e appropriarsi dell’etichetta che rappresentava il pregiudizio che veniva spesso attribuito alle persone bisessuali.
E, a lungo andare, ammetto, è stancante. È stancante dover essere incasellatə in definizioni in cui non ci identifichiamo, è stancante dover provare il proprio orientamento per essere riconosciutə, è stancante essere sessualizzatə, demonizzatə come promiscuə, infedeli, indecisə, inaffidabili, confusə, etichettatə come “gay non abbastanza coraggiosi” se ragazzi, come “etero in cerca di attenzioni” se ragazze.
Per questo spesso preferiamo rimanere una massa silenziosa, perché a volte si preferisce restare invisibili, se l’alternativa è essere stereotipizzatə, o fraintesə. Ma il problema non è la nostra bisessualità, ma come questa venga ridefinita o negata all’interno della nostra società. E l’invisibilità, a lungo andare, fa male. Se nessuno ti vede, finisci per diventare invisibile anche a te stessə.
Il modo che ho trovato io per non diventare invisibile è condividere la mia esperienza, e crearmi una rete di supporto, fatta di amiche, amici e amicə che mi vedono e supportano. Ma so che non è una possibilità per tuttə, perciò, persona bi+ che termini ora questo articolo: io ti vedo, so che esisti, e che la tua esperienza è valida.
Hanno ispirato l’articolo (e influenzato la mia idea):
Attivistx bi+
https://www.instagram.com/larosalilla/ https://www.instagram.com/bi_tching/
Ted talks:
https://www.youtube.com/watch?v=Oa6AnOCQD50&t=763s https://www.youtube.com/watch?v=XMbfDV55kmc
Bisexual Manifesto 1990:
https://bimanifesto.carrd.co/#manifesto
VALERIA REGIS
1 commento
Mi sono rivista un sacco in questo articolo, grazie per aver messo per scritto i miei pensieri, le mie esperienze, la verità.