La salute mentale è affare di tuttə: come debellare lo stigma e il pregiudizio nei confronti della salute mentale

Si parla sempre più apertamente di salute mentale, sia sui giornali, che sui social network, che sui blog. Molte persone (sia personaggi dello spettacolo che non) condividono le loro esperienze riguardanti la salute mentale attraverso questi mezzi di comunicazione. Tutto questo allo scopo di cercare di abbattere i pregiudizi e lo stigma, facendo sentire meno sole le persone colpite dalla stessa problematica e di sensibilizzare anche chi non ne soffre.

Molto spesso però, coloro che non sono colpiti da alcun disagio di tipo psichico, vedono queste notizie come ben lontane da loro (quando sappiamo che i problemi di salute mentale colpiscono 1 persona su 4). Pensano che a loro non capiterà mai nulla di simile, ma quando accade – che si tratti di loro in prima persona, dei loro familiari o dei loro amici – cambia completamente il loro atteggiamento.

Ricordo ancora quella volta che conobbi una persona a me cara che aveva a che fare con delle problematiche di salute mentale che io avevo studiato solo sui libri universitari. Nonostante la mia conoscenza teorica dell’argomento, venni pervasa ugualmente da mille dubbi e preoccupazioni. Iniziai a domandarmi: "Ma questa persona starà mai bene?”, “Ora dice di star bere, ma sarà sempre così?”, “E se fosse pericolosa per sé e per gli altri?”.
Mentre mi ponevo queste domande mi sentivo terribilmente in colpa e mi vergognavo anche solo a pensare queste cose, perché sapevo razionalmente quanto fossero infondate queste preoccupazioni. Capii che il mio problema era la paura dell’ignoto, di un qualcosa che non avevo ancora sperimentato, e dello stigma che avevo appreso inconsciamente negli anni. Da allora mi sono interessata sempre di più a queste tematiche.

 

Ma cosa si intende per salute mentale?

La salute mentale, viene considerata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) una componente essenziale per il benessere generale. Si definisce come «uno stato di benessere nel quale una persona può realizzarsi, superare le tensioni della vita quotidiana, svolgere un lavoro produttivo e contribuire alla vita della propria comunità».

Dunque, la salute mentale non riguarda soltanto il benessere del singolo individuo, ma anche della società. La salute mentale è ampiamente influenzata dal contesto nel quale si è immersi, ma anche dalle caratteristiche personali (come il patrimonio genetico, ciò che ci hanno trasmesso i nostri genitori, il nostro vissuto, ecc.). Proprio perché la salute mentale è influenzata da tutti questi aspetti, è in continuo cambiamento: essa non è una condizione fissa, ma sono stati che si modificano (in meglio o in peggio) nel corso del tempo.
Proprio alla luce di queste diverse influenze che possono determinare il nostro  stato di salute mentale, possiamo affermare che quest’ultima non è una condizione fissa, bensì si modifica costantemente lungo il corso della vita. Un equilibrio precario che richiede una continua ricerca di stabilità, specialmente a seguito di eventi critici come lutti, malattie, separazioni. Per questi motivi, la salute mentale non conosce età o status di tipo sociale ed economico. Un problema di tipo psicologico o psichiatrico può colpire chiunque, indistintamente.

 

Stigma, pregiudizi e discriminazione sui disagi psichici

La parola stigma, è una parola di origine greca, che sta ad indicare i segni che venivano incisi sul corpo per evidenziare attributi moralmente negativi. Era un modo per etichettare queste persone come inaccettabili, diverse. Tra le persone con disagi psichici, quasi 9 persone su 10, hanno affermato che lo stigma e la discriminazione hanno condizionato in modo negativo le loro esistenze.
Il più delle volte, non è unicamente il disagio psichico a generare la gravità della situazione, bensì anche il grado di accettazione da parte di famiglia, amici, posto di lavoro, della società. Il pregiudizio che deriva da paura e incomprensione fa sì che la persona si senta sempre di più isolata ed emarginata, influenzando così la qualità della sua vita.

Tra i pregiudizi più comuni rispetto alla salute mentale vi sono la concezione della persona con un disagio mentale come una persona potenzialmente pericolosa, inguaribile, unə “mattə” o unə debole, una persona poco produttiva e priva di competenze lavorative, irresponsabile, etichettata come “incapace di intendere e di volere”.

Riconoscere la responsabilità, però, non vuol dire credere a priori che le persone con disturbo mentale siano totalmente libere e responsabili. Vuol dire invece che devono adoperarsi per mantenere la loro individualità, nonostante i condizionamenti cognitivi, emotivi e sociali.

 

Come eliminare definitivamente lo stigma e i pregiudizi?

Affinché vengano scardinati i pregiudizi nei confronti delle persone con problemi di salute mentale è opportuno che si attuino diverse azioni per migliorare la qualità della loro vita.

Innanzitutto, è necessario ricercare delle cure adeguate. Non tutte le persone affette da disturbo mentale decidono di curarsi, perché hanno paura di venire etichettate. Tutto questo però non fa altro che peggiorare la sintomatologia e influenzare negativamente la vita lavorativa e sociale della persona che necessita di aiuto.
È necessario che lo stigma non provochi mancanza di autostima e vergogna, attraverso anche l’incontro con persone nella stessa condizione, affinché non si isolino e non lascino che sia il disagio psichico a definire chi sono. A questo proposito possono tornare utili i gruppi di supporto, sia nazionali che locali.

Un ulteriore passo che andrebbe fatto per eliminare i pregiudizi sulla salute mentale, consisterebbe nel migliorare e ampliare l’assistenza psicologica nelle strutture pubbliche. L’assenza della figura dello psicologo in alcune strutture pubbliche, come ad esempio gli ospedali, può rinforzare la concezione che la salute mentale sia un bisogno di serie B, non strettamente necessario.

Perciò, persone con difficoltà economiche e con problematiche relative alla psiche, devono rivolgersi ad enti privati, riscontrando difficoltà a trovare professionisti che offrano dei servizi a prezzi agevolati. Certamente il Ministero della Salute ha fatto un primo passo in avanti, attraverso l’istituzione del bonus psicologo (che consente di accedere a un bonus basato sull’ISEE, quindi non per tutti), ma non basta. Mi auguro però che questo possa essere un primo segnale di svolta per quanto riguarda la tutela della salute mentale.

 

ANTONELLA PATALANO




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