Giornata Internazionale dei Diritti della Donna

L’Italia si prepara a dipingersi di piccoli e delicati fiori gialli: simbolo della ricorrenza legata alla Giornata Internazionale dei Diritti della Donna – almeno alle nostre latitudini –,  in questi giorni incontriamo la mimosa agli angoli di tutte le nostre strade. 

Celebrata in ogni angolo del mondo da poco più di un secolo, le origini di questa festa sono state a lungo controverse. C’è chi ritiene che la festa discenda da un incendio divampato in un’industria tessile di New York che uccise ben 146 donne; altri la riconducono a una presunta manifestazione sindacale sempre di operaie tessili newyorkesi del 1857. 


In realtà, l’origine dell’8 Marzo ha origine nelle proteste femministe russe del 1911. Più di un milione di donne e uomini hanno partecipato alle varie manifestazioni che sostenevano la campagna per il diritto delle donne di lavorare, votare, essere formate professionalmente, di svolgere funzioni pubbliche ed essere libere dalla discriminazione, rivendicando maggiori diritti in una società di stampo patriarcale.


In ogni caso, sarebbe troppo difficile ricostruire precisamente le origini di una ricorrenza che si è pian piano allargata a tutto il mondo. Quello che più ci interessa è celebrare il suo valore, input, in molti casi, per il raggiungimento della vittoria di tante e importanti battaglie, che miravano tutte a un obiettivo: l’uguaglianza politica, economica e sociale tra persone, indistintamente dal loro genere.

Diversi sono i traguardi segnati nel corso del tempo: il diritto di istruzione, quello di voto, del divorzio e, per citare il più importante tra gli ultimi, l’istituzione di provvedimenti penali connessi alla violenza di genere


Ebbene, nonostante siano passati più di cento anni, le donne non hanno smesso di combattere: ciascuna conduce le sue grandi e piccole battaglie quotidiane per assottigliare quella disuguaglianza che tuttora persiste. Sebbene si registrino intermittenti segnali di miglioramento, lo scenario epidemiologico ci pone di fronte a nuove sfide: per questo non possiamo non pensare ai rischi che corrono le figure femminili ancora una volta. 

Se già prima dell’emergenza legata al coronavirus, molte hanno dovuto scegliere tra una vita professionale e una vita familiare, ora diverse ripercussioni, tra cui la chiusura frequente degli istituti scolastici, potrebbero riflettersi sulle donne. Ad esempio, queste, secondo recenti sondaggi, hanno dichiarato di essersi occupate durante il primo lockdown per 62 ore settimanali dei figli alle prese con la didattica a distanza, a fronte delle 36 degli uomini, a discapito del loro lavoro. 

Insomma, oggi è più che mai ingiusto doverci confrontare con la scelta del lavoro o della famiglia, è ingiusto essere associate alle responsabilità di cura della casa o dei figli, è ingiusto essere retribuite meno e ricoprire ruoli meno prestigiosi perché donne. 

Come abbiamo visto, basta soffermarsi sul tema perché affiorino decine di problemi irrisolti, di diritti non riconosciuti: per la loro risoluzione, per il loro conseguimento è necessario ancora una volta far sentire la nostra voce, senza rassegnarsi alle condizioni vigenti. 

Che l’8 marzo, con o senza mimose, sia l’occasione per riflettere sul ruolo che vogliamo rivestire.




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