GEN Z: IL CONFLITTO TECNOLOGICO DELLA GENERAZIONE DEL PRESENTE

Partiamo con una premessa fondamentale, ovvero: che cosa si intende per Generazione Z?
Con il termine Generazione Z ci si riferisce alle persone nate tra il 1995 e il 2010, i membri della Generazione Z sono figli della Generazione X, nati tra il 1965 e il 1980. La Generazione Z è preceduta dai Millennial o Generazione Y, nati tra il 1981 e il 1995, mentre la generazione successiva è la Generazione Alpha che comprende i nati dal 2010 in poi.

 

La Gen Z è stata definita “nativa digitale” in quanto avvezza all’uso della tecnologia e dei social media, che incidono per una parte significativa sul loro processo di socializzazione. Sono i primi a non aver conosciuto un mondo senza tecnologie e ambienti digitali, cosa che non può non influire su come vivono la quotidianità, i consumi e le aspettative nei confronti del lavoro. Si tratta di una generazione decisamente multiculturale e con idee politiche che non possono prescindere dal supporto ai matrimoni omosessuali, ai diritti LGBTQI+ e alla gender equality.
Nascono all’inizio della grande recessione del 2008. La Gen Z non ha mai conosciuto un mondo privo di conflitti, minacce di terrorismo e ora anche pandemie planetarie. Tutto ciò li ha resi di fatto più responsabili, persino più parsimoniosi della generazione immediatamente precedente.

Sono considerati come inaffidabili, irrequieti e spavaldi, in realtà tutte le ricerche riportano che la Gen Z esprime valori importanti quali:

  • Spiccato impegno sociale e lavoro;
  • Indipendenza e determinazione;
  • Sensibilità ai principi di onestà e lealtà.
Sorpresi? Penso proprio di sì! Purtroppo queste caratteristiche non sono spesso identificative o assegnate a un adolescente. La Gen Z quando si sente etichettare risponde con una classica affermazione: “Noi non siamo chi voi pensate”.
A questo proposito diverse ricerche effettuate a livello globale durante il culmine della pandemia, hanno dimostrato come un quinto dei giovani tra i 18 e i 24 anni ha disattivato i propri account sui social network (ma il dato cresce fino a un quarto in alcuni paesi come l’Italia), mentre un terzo sta limitando l’utilizzo dello smartphone durante la giornata. L’ultimo sondaggio della Digital Society Index rivela come la Generazione Z stia riducendo la quantità delle proprie attività online. Misure che indicano una forte consapevolezza da parte dei GenZers di come e quanto i loro dati possono essere utilizzati e di alcuni degli impatti negativi percepiti della tecnologia sulla società. Più della metà di loro (58%), infatti, non si fida delle aziende tecnologiche a causa delle preoccupazioni sull’utilizzo dei propri dati.
Anche i problemi di salute mentale destano grande preoccupazione.  Quasi la metà dei GenZers ritiene che uno smodato utilizzo personale della tecnologia abbia un impatto negativo sul proprio benessere psico-fisico. La GenZ, una generazione che ha basato le proprie certezze quasi interamente sui social media, non riconosce più il digitale come un “luogo sicuro” nel quale crescere e rifugiarsi. Non è una novità che i social media, in particolare Instagram, permettano alle persone di mostrare al mondo una versione di se stessi idealizzata e studiata a tavolino. Un qualcuno che è sempre alla moda, che sta sempre in vacanza, senza imperfezioni e che fa vita mondana. Non bisogna dimenticare che alcune persone sviluppano delle dipendenze malsane con i social media, mentre altri li utilizzano sporadicamente, senza conseguenze. Forse la relazione di amore-odio che molti hanno sviluppato con queste piattaforme divoranti non è causata dalla tecnologia stessa, ma dal modo in cui la usiamo e ne abusiamo.

Penso che lo sapessimo tutti che questo momento prima o poi sarebbe arrivato. La gratificazione e l’eccitazione che dava postare una foto sui social media sembra scomparire sempre più. Certo, molti di noi scrollano ancora la home dei social media in modalità automatica, mettendo mi piace a foto di piante, paesaggi e status strappalacrime senza provare nulla. Ma, per caso, ci staremo allontanando dai social per schiarirci le idee, per costruire rapporti autentici e per provare emozioni che una vita più reale può darci?

 

SIMONA DANOS 




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