Amore digitale vs amore analogico?
La digitalizzazione delle emozioni è un fenomeno chiaramente manifesto e tangibile: decidiamo di collegarci, connetterci con l’altrə ancora prima di sentirlə. Ci illudiamo che la disponibilità dell‘altrə coincida con il trovarlə online. E la esigiamo! Trascurandone l’entità. Ogni momento pare utile e buono per incontrare l‘altrə. Spoiler: così non è. L‘altrə non è oggetto di consumo prontə all’uso, nè esiste al fin di gratificarci.
Il tema è dunque il seguente: nella società moderna la dimensione del desiderio (connessa con l’attesa ed il fisiologico vissuto di frustrazione nel posticipare la gratificazione) diventa sconosciuta. Piuttosto, è il sistema stesso a creare bisogni che necessitano di un’impellente, urgente e immediata gratificazione (justeat, prime, netflix: ne abbiamo di ogni!).
E lo stesso accade per le relazioni.
Bauman fu uno dei primi a parlarne: la modernità liquida ha a che vedere con una trasformazione globale e trasversale ove il progresso della tecnologia ci spinge ed abitua ad avere sempre di più e sempre più rapidamente. Frustrazione, noia e fatica diventano intollerabili.
Calandoci nella nostra realtà possiamo pensare alle chat: le usiamo quotidianamente per approcciare l’altrə e le ragioni per cui le preferiamo al contatto umano (nonché al corteggiamento umano) sono numerosissime:
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no limiti orari, di luogo o distanza
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maggior disinibizione e coraggio
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possibilità di contattare più persone in contemporanea
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comodità
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senso di protezione ed evitamento del rifiuto
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ridotto investimento emotivo e temporale
Si, tuttə noi le usiamo per questo. E nello specifico delle dating app, assistiamo ad un vero e proprio cambio di paradigma nei copioni relazionali: rispetto al mondo analogico (e dunque al flirt e al corteggiamento vis a vis, con annessa assunzione di rischio), le dating app consentono all’opposto un minor investimento e la duplice possibilita‘ del contatto - sia online che offline.
Ma davvero il tempo digitale corrisponde a quello emotivo?
Alcuni dati alla mano: dal 2000 (e con l’avvento di Tinder nel 2012) assistiamo ad un’impennata del web come mezzo di ricerca dellə partner; le dating app vengono utilizzate per il 76% da uomini ed il 24% da donne con un uso medio di circa 30 minuti al giorno*. Inoltre, il web permane il secondo modo che utilizzano le coppie etero per incontrarsi (30%) mentre per le coppie gay è quasi il primo (65%). **
Mica poco!Quanto al delicato periodo della pandemia e del lockdown, prevedibilmente il tutto ha subito un incremento: +20% conversazioni su Tinder, Bumble e OkCupid e + 28% la lunghezza delle conversazioni su Tinder.
Lo studioso Jannini ha anche messo a punto la più grande ricerca sugli effetti del lockdown sull’attività sessuale (pubblicata sulla rivista The Journal of Sexual Medicine), asserendo che “per molti la libido si è completamente assopita. Le coppie che invece hanno mantenuto un’intimità sono anche quelle in cui si è registrata un’incidenza minore di ansia e depressione. E questo non ci stupisce perché il sesso è da sempre un antidoto allo stress”.I più giovani, costretti all’isolamento e allo spazio limitato dello schermo, hanno fatto regolarmente ricorso alla pornografia online e al sexting, mantenendo così e soddisfando le dimensioni sociali, emotive e sessuali. Alias si fa quel che si può con quel che si ha.
Le nuove relazioni liquide, intrise nel tessuto sociale e culturale di oggi aspirano al senso di aggregazione, appartenenza e alla sicurezza ma sperimentano ansia ed ambivalenza nel creare delle nuove connessioni che richiedono energie, impegno e tensioni spesso intollerabili.
In conclusione: sebbene l’online e le dating app celino rischi, offrono anche opportunità la cui esperienza necessita di esser supportata da un’adeguata formazione digitale e sessuale affettiva (Miur, ci senti?)
Riconoscersi nei propri bisogni, restarvi in contatto e definire uno spazio interno e relazionale è quanto può rendere funzionale ogni tipo di relazione.
“Il piacere digitale può essere raggiunto solo se riusciamo nella grande sfida di integrare lo strumento tecnologico nelle nostre vite, senza rinnegare e sminuire quelli che sono i fattori costituenti delle relazioni” (M. Spaccarotella, 2020).
*studio agenzia Ogury, 2017
** MIT Technology Review, studio di Ortega e Hergovich, 2017
LUCIA SCARANO