Il festival del ciclo mestruale: la prima edizione è alle porte e noi non vediamo l'ora

È alle porte la prima edizione del festival del ciclo mestruale: si tratta di tre giornate intense (17-18-19 giugno, a Milano) fatte di incontri dedicati al ciclo mestruale e a tutte quelle tematiche che gli girano intorno, dalla parità di genere alla salute fisica. Inutile dire che noi siamo emozionantissimə: per questo abbiamo incontrato Valentina, una delle organizzatrici, e le abbiamo fatto qualche domanda.

Se siete o passate per Milano in questi giorni, fate un salto: ne varrà la pena!

 

Che cosa vi ha spintə ad organizzare un festival dedicato al ciclo mestruale?
L’idea del Festival nasce dal lavoro fatto con il podcast Eva in Rosso, il primo in Italia sul ciclo mestruale, disponibile su tutte le piattaforme free. Nasce da: Valentina Lucia Fontana (che sarei io), ideatrice e project manager; Alessandra Giglio, attrice e scrittrice; Sonia Castelli, psicoterapeuta; Ottavio Tonti, producer. Ci siamo accorti che parlare di ciclo mestruale vuol dire parlare di salute, parità di genere, politica, sostenibilità e tanto altro. Con il podcast abbiamo innescato una presa di coscienza che, dal privato, aveva bisogno di uno spazio pubblico per continuare ad abbattere il tabù e lo stigma. Poi, sul nostro percorso abbiamo incontrato Promise e Errante, due associazioni di promozione sociale che, insieme allo Studio di graphic design But Maybe, hanno reso possibile il Festival del ciclo mestruale, il primo al mondo.

 

Quali pensate che siano i principali scogli da abbattere per rendere l'esperienza mestruale socialmente accettata?
Gli eventi Festival affrontano una serie di argomenti tutti legati tra loro: dalla tampon tax all’endometriosi, al disturbo disforico, al menarca e alla consapevolezza ciclica. Organizzandoli, è stato ancora più chiaro che non ci sono “battaglie” a cui dare precedenza. Il ciclo mestruale è un accadimento biologico che riguarda più di metà della popolazione mondiale, ed è naturale che ognuno di noi lo viva in modo diverso, a seconda del genere, della condizione socio-economica e di salute. Inoltre, ci sono persone che, per convenzione e nella praticità della vita quotidiana, sono abituate a gestirlo senza indagare su quello che succede al proprio corpo, tutti i mesi per 40 anni. Il Festival desidera innescare una scintilla di curiosità, così che ognuno possa scegliere da dove iniziare il proprio percorso di consapevolezza mestruale, a seconda del proprio vissuto e della propria sensibilità.

 

Avete incontrato delle difficoltà legate ai pregiudizi nell'organizzazione di questo festival?

Quando abbiamo iniziato ad organizzare il Festival, non ci saremmo mai aspettate la risonanza mediatica che effettivamente ha avuto. Tutte le maggiori testate giornalistiche nazionali hanno parlato della nostra iniziativa descrivendola come necessaria, e questo ci ha riempito di gioia. Ovviamente, non è l'unica reazione che abbiamo suscitato. Spesso abbiamo letto, sotto quei post e quegli articoli di sprono, commenti meno lusinghieri. E abbiamo cercato di capire quale fosse il motivo di quelle reazioni, quale fosse il percepito di tanti lettori e lettrici: il ciclo mestruale viene ancora percepito come un fatto privato, che suscita schifo o vergogna (per dirla in modo elegante)... quindi, sì, abbiamo incontrato diversi pregiudizi, ma proprio il fatto di averli incontrati ci ha dato la conferma della necessità di organizzare il Festival del ciclo mestruale.

 

Noi abbiamo apprezzato tantissimo l'attenzione sociale che avete riservato nel corso dell'organizzazione del festival. Ci parlereste di questa iniziativa?

Il Festival del ciclo mestruale è un evento che punta a fare divulgazione e non è a scopo di lucro. Tuttavia, come tutte le iniziative, ha bisogno di coprire delle spese vive. La raccolta fondi ha seguito diverse strade e quella che ci ha portato risultati più incoraggianti è stata  la campagna crowdfunding lanciata su Produzioni dal basso. Generalmente, le campagne che si basano su donazioni prevedono la possibilità di dare una “ricompensa” a chi sceglie di sostenere il progetto, che di solito è un gadget legato all’iniziativa. Alla luce di quello che stiamo vivendo e consci del privilegio di vivere in un territorio di pace, abbiamo pensato di “ricompensare” i nostri supporter con l’invio di assorbenti al confine con l’Ucraina. Non scegliamo di avere le mestruazioni e per gestirle abbiamo bisogno di presidi che hanno un costo. Questo può metterci in difficoltà in periodi di pace, tanto più in situazioni di conflitto. Il che ci porta dritti ad affrontare un altro tema tra i più urgenti, ovvero il fatto che i diversi dispositivi mestruali non vengono ancora percepiti come beni di prima necessità. Con questo piccolo gesto, il Festival ha voluto accendere i riflettori anche su questo aspetto.

 

Una piccola anteprima: state già pensando a una nuova edizione del festival del ciclo? 

L’idea c’è, non possiamo negarlo… Ma aspettiamo di vedere come questa edizione verrà accolta, e poi ci penseremo! ;)

 

Alice Carbonara

Valentina Fontana




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